Raggiungere il proprio livello di inutilità
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Non è un mistero che, quando ci sentiamo inutili, il più delle volte cadiamo in depressione. Le persone che vanno in pensione molto spesso lo dimostrano e comunque la maggior parte di noi, se non si sente utile, prima o poi finisce per sbarellare.
Prendo spunto per questo post da una frase del mio amico Michele che descrive quanta soddisfazione trova nel “raggiungere il suo livello di inutilità”. Una frase che mi ha fatto proprio pensare a quanto siamo legati al concetto per cui se non siamo utili non esistiamo.
La definizione di “raggiungere il proprio livello di inutilità” dipende dall’identificazione che abbiamo con l’utilità. Solo che a noi non serve essere utili per essere. Tanto è vero che essere non ha nulla a che vedere con l’essere utili.
Qualcosa che attiene in realtà all’essere riconosciuti dagli altri, e qui torniamo a quanto detto in qualche video fa, riferito a quella capacità di stare in piedi da soli che significa rendersi indipendenti dall’accettazione altrui.
Il significato vero di sentirsi utili alla fine è proprio questo: il risultato, tanto per cambiare, della paura di essere esclusi. Perchè noi abbiamo bisogno di sentirci utili in modo direttamente proporzionale a quanto siamo dipendenti dal riconoscimento altrui. Sentirsi utili alla fine non è che un modo di esorcizzare la paura di essere esclusi dal branco.
Per verificare questo, basta fare un semplice esperimento: provare per un paio di giorni ad essere completamente inutili, a provare per un piccolo periodo della nostra vita a non essere utili a nessuno, tanto meno a noi stessi. Questo esperimento, se portato con la sufficiente concentrazione e osservazione, ci porterà ad osservare quanto grande sia la nostra dipendenza dall’approvazione altrui.
Inoltre, ci potrebbe portare ad osservare come il sentirsi utili (e l’agire di conseguenza) sia qualcosa di molto simile al bisogno compulsivo di rumore e suoni, ovvero il tentativo di evitare di venire a contatto con quella sfera di vuoto che, dal nostro interno, ci può mostrare chiaramente quanto poco esistiamo, quanto poco “siamo” al mondo.
Sgradevole? Certamente, ma anche estremamente importante perchè solo nel momento in cui ci rendiamo conto di non esistere parte la ricerca di noi stessi. Un punto fondamentale, prima del quale siamo, a tutti gli effetti, perfettamente inutili.
Ci si vede in giro!