Debito pubblico al 120 per cento del PIL. Ma la BCE ci loda!
Notizia che sicuramente non verrà particolarmente pubblicizzata dai media, questa.
In soldoni, abbiamo a dicembre 2011 un debito pubblico record: 1.936 miliardi di Euro, pari al 120.1% del PIL, il livello più alto dal 1996.
Ciononostante, sul Corriere Online, direttamente sotto la notizia citata se ne legge un’altra, che se non ci fosse da piangere sarebbe da pisciarsi addosso dalle risate: la BCE, nonostante quanto detto sopra, loda l’Italia. E con questo il cerchio è chiuso: noi stiamo sempre peggio ma la Banca Centrale Europea, per questo, ci dice quanto siamo bravi.
Ma per tornare alla prima notizia, ricordiamoci che il rapporto tra debito pubblico e PIL (prodotto interno lordo), è quel famoso rapporto che dovrebbe stare più basso possibile: vuoi perchè il debito pubblico cala, vuoi perchè l’economia migliora e il prodotto interno sale, vuoi per tutte e due le cose.
Nell’ottica attuale, è invece un rapporto che dice chiaramente quale sia l’effetto dei provvedimenti presi dal governo: aumento del debito e calo della produzione interna.
Non ci voleva un genio per capire che un aumento indiscriminato di tasse e accise senza nessun reale provvedimento per aiutare il mondo del lavoro (a meno che non vogliamo definire reale i conti bancari gratis per i pensionati…) avrebbe portato a questo risultato.
Di certo non serviva un accademico.
Così come non serviva un uomo delle banche, in un paese in cui il credito alle imprese sta subendo una strozzatura senza precedenti (distruggendo progressivamente il mondo delle PMI, da sempre asse portante dell’economia italiana) e in cui il costo dei carburanti sta schizzando alle stelle senza nessun controllo, determinando aumenti disastrosi a breve termine sui prezzi al dettaglio con conseguente contrazione dei consumi.
E invece noi l’accademico ce l’abbiamo ed è pure uomo delle banche.
Cosa vuoi di più… un lucano?
Finalmente qualcuno lo scrive, nero su bianco (ops! bianco su blu!) e con una chiarezza sorprendente. Bravo Franz! Condivido tutto :bye:
Si può essere beoti e prendere per buono quello che i media propinano (problemi e soluzioni), o valutare analiticamente “cause ed effetti”.
Le cause sono sotto gli occhi di tutti, così come gli effetti (invero alquanto nefasti per popoli e Nazioni).
Anche la storia è lì, per chiunque voglia imparare.
Purtroppo scritta dai vincitori, quindi parziale, ma fortunatamente il tempo quasi sempre livella e rende più oggettive le vicende.
Dato che leggi universali stabiliscono che TUTTO si muove circolarmente o ciclicamente (e l’economia non sta fuori da queste leggi), è lampante a tutti, tranne i cervelloni che ci fingono di governare, che NON può esistere una crescita infinita.
Nel passato periodi di benessere ed espansione venivano ridimensionati da guerre, per potersi poi ripresentare di nuovo. Oggi guerre “globali” o sovranazionali sono troppo rischiose, per ovvi motivi, e le migliaia di guerre locali non riescono a sortire l’effetto voluto.
L’opinione che mi sono fatto, e che sarei felice di discutere in questa sede, è che il potere reale, cioè quello economico (15÷20 enti, non di più), sta manovrando su scala globale, per produrre una condizione di povertà globale, simile a quella prodotta dalle guerre del passato, senza correre i rischi di una guerra armata.
Non credo che questo risultato, ammesso che riesca loro, porterebbe ad un nuovo periodo di espansione globale, ma certamente ad una ridistribuzione della ricchezza più vantaggiosa per i pochi che “manovrano”.
Se visti in questa ottica, gli avvenimenti mondiali dall’11 settembre in poi, mi pare che abbiano un senso logico.
Resto in attesa delle vostre considerazioni.