MIlano, il Dalai Lama, i cinesi e la paura: quanto c’è di non detto…

E’ di pochi giorni fa la notizia per cui il Dalai Lama, a cui era stata promessa la cittadinanza onoraria dal sindaco di Milano, dovrà rinunciarvi. Il motivo ufficiale, per quanto assurdo possa sembrare, è l’opposizione della Cina che, a quanto pare, godrebbe di un notevole potere in quanto uno dei maggiori espositori (e quindi contributori economici) dell’Expo 2015.

Siamo arrivati al punto che uno stato estero, la Cina, notoriamente uno stato che dei diritti umani si fa una proverbiale sega, arriva al punto di influire sulle decisioni di una nazione straniera (come l’Italia) su chi può o non può godere delle cittadinanza di quel paese.

Milano ha ceduto al ricatto, dimostrando un nerbo inferiore a quello di un bruco, e quindi non assegnerà l’onoreficenza al Dalai Lama.

Il tutto subito dopo (guarda che caso strano) alla campagna mediatica di soli pochi giorni prima sulle presunte connivenze dello stesso Dalai Lama in atti deprecabili.

Inutile dire, mi pare, che il puzzo di bruciato sale dritto dritto fino al cielo, fino a far prudere le suole di San Pietro.

Per un Expo, una intera città si piegherebbe così tranquillamente di fronte al diktat neppure troppo silenzioso di un paese che, in teoria, dovrebbe solo tenere chiusa quella fogna di bocca che si ritrova?

Non raccontiamoci balle: qui gli interessi sono sicuramente altri.

Non che debba per forza essere collegato, chiaramente, ma proviamo a fare uno scenario di pura fantascienza/fantapolitica: non più tardi di un anno fa, l’allora ministro Tremonti fece un viaggetto in Cina a cercare soldi per coprire l’immenso buco del debito pubblico italiano.

Sempre recentemente, anche Monti, se non vado errato, ha fatto qualche giretto nel paese di Confucio.

Molto più recentemente lo stesso Monti ha messo in vendita al miglior offerente il patrimonio artistico e naturale italiano.

Ora, a me i dubbi crescono come funghi, e magari esagero ma, onestamente, qualche associazione mentale a me viene spontanea: non è che i cinesi hanno qualche zampa in più nella politica italiana rispetto ad un semplice potere economico?

Non è che per caso, ma dico per caso, gli interessi della Cina e quelli italiani hanno trovato una confluenza che va un pochetto oltre quello che ci dicono?

Solo un dubbio, chiaro, ma dato che questo è il motto del mio blog… mi sorge spontaneo.

Proprio come a Lubrano.

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5 Commenti
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Andrea

Farsi venire un dubbio, oggi, è vitale…io me ne pongo uno in particolare: qualcuno ha davvero pensato, a Milano come in altri luoghi, che bastasse passare da destra a sinistra per avere cambiamenti in meglio????!?!??!? :wow:

silvana

la cina è vicina…lo dicevano in tanti negli anni 70’…adesso ci siamo in pieno…tutto cambia..ma non è questo il punto……nel fango affonda..lo stivale dei maiali.. :nodpig:

FranzII

Il fatto che vengano usate certe questioni deprecabili che riguardano il Dalai Lama in modo strumentale sicuramente e’ sbagliato, ma questo non significa che queste non possano avere credito. Di queste cose se ne parla gia’ dal 2008, ma anche nella biografia ufficiale del Dalai Lama su Wikipedia si fa accenno alla questione del finanziamento da parte della CIA. Detto questo, se cio’ fosse vero, anche il Dalai Lama sembra che non si curi troppo dei diritti umani, sopratutto di una parte della comunita’ tibetana. Non si tratta quindi di semplici “beghe tibetane”.

http://en.wikipedia.org/wiki/Western_Shugden_Society

Ho trovato anche questo articolo che da una visione differente da quella comune, riguardo la questione politica tibetana.

http://www.resistenze.org/sito/te/po/ci/poci3e25.htm

giovanna

Trovo vergognosa la decisione di Milano.Il Primo Cittadino, e chi con Lui, dimostra chiaramente che Uomini e Donne veri non ne esistono più.
I miei nonni,hanno avuto il coraggio di opporsi al duce e uno di essi è finito in galera:erano padri di famiglia,vivevano nella miseria e con un sacco di figli,ma di certo non assomigliavano ai conigli di adesso.
Chiedo scusa ai conigli,per i quali nutro un gran rispetto.