Satori. Il prequel di Shibumi: il ritorno delle gru. Di Don Winslow
Come dice lo stesso autore il compito era arduo. Ma lui l’ha svolto davvero con maestria.
Tempi, ritmi e coreografie di combattimento non fanno una grinza, anche se Winslow non ha evidentemente l’esperienza marziale di Trevanian (e infatti, molto furbescamente, riduce al minimo le descrizioni tecniche dell’hoda korosu, l’arte del nudo uccidere).
Intendiamoci, non che si parli di un principiante; Don Winslow ha all’attivo una discreta serie di pubblicazioni di successo: tra quelle della serie “Neal Carey Mysteries” e le opere singole arriva al discreto traguardo di 13 romanzi praticamente tutti di successo.
E l’arte si vede nel modo in cui Winslow si destreggia mantenendo un suo stile scorrevolissimo (per quanto possa filtrare dalla traduzione italiana). Stile che, peraltro, mostra un grandissimo rispetto per Trevanian, con una precisione maniacale nella ricostruzione storica, sociale e comportamentale di quelli che potevano essere gli ambienti europei ma soprattutto orientali e asiatici degli anni 50.
Lo stile sorprende piacevolmente, con alcuni capitoli brevissimi nei punti salienti del racconto, con cui il lettore salta letteralmente nei vari teatri di svolgimento dell’azione quasi al medesimo tempo; straordinaria trovata stilistica, se mi è consentito, per raccontare le cose in modo quasi parallelo tramite un mezzo, quello della parola scritta, che non potrebbe prescindere altrimenti dalla propria natura seriale.
Anche il modo di agire, il pensiero paranoico cinese della cina di Mao dei primi tempi, viene rappresentato in modo squisitamente realistico, così come la descrizione degli ambienti e dei rapporti bancari dell’epoca.
La trama, anche se alquanto lineare, confrontata con diversi thriller contemporanei, è sufficientemente robusta e non risparmia colpi di scena notevoli. Assolutamente degna di menzione la profondità con cui viene descritta la consapevolezza del giovane Nikolaj Hel, una profondità che implica anche da parte dell’autore un evidente percorso di ricerca su di sé.
In ultima analisi, chi ha amato “Shibumi” non potrà che godere di questo prequel, mentre chi non lo avesse mai letto potrebbe trovare serie motivazioni per farlo.
Un lavoro davvero incredibile per questo autore poco pubblicizzato in Italia, ma che dimostra una piena maturità espressiva ed una ancor più sviluppata sensibilità verso i propri personaggi.
Da leggere assolutamente!
(E un sentito “grazie di cuore” a chi me ne ha fatto omaggio!)