Vibrazione e percezione
Quando si pensa ad una vibrazione, mediamente viene in mente un’oscillazione di qualcosa intorno ad un centro di equilibrio. Questo concetto, per quanto corretto, risulta di fatto restrittivo, anche se d’altro canto non è comunque semplice parlare di questo termine nel contesto di nostro interesse.
Secondo la percezione comune comunque, il verbo “vibrare” implica un concetto di spazio (all’interno del quale, appunto, avviene la vibrazione) da cui occorre liberarsi quanto prima in quanto perfettamente fuorviante. Lo spazio infatti, inteso come distanza, implica automaticamente il concetto di separazione, mentre per quanto attiene la vibrazione dovrà essere sostituito con quello di campo, nel senso di quell’insieme di esperienza in cui la vibrazione accade.
Parliamo cioè di spazio di esperienza, ovvero un campo che delimita i limiti in cui un’esperienza può avere luogo. Questo, applicato al concetto naturale di vibrazione, definisce de facto il campo di esplicazione di una particolare energia. Per fare un esempio chiarificatore, una radiazione luminosa ha un suo spazio di esitenza, che chiamiamo “luce”.
Una vibrazione, attribuita alla luce che, nel senso più semplice, rappresenta la qualità di colore percepita, ovvero la frequenza che non a caso è definita come numero di oscillazioni nell’unità di tempo.
La vibrazione rappresenta a tutti gli effetti contemporaneamente il mezzo in cui si esplica una qualità che… la qualità stessa. A vibrazione più rapida corrisponde sempre un maggior livello di energia e al contempo una qualità più raffinata. Quando le nostre percezioni si affinano, ad esempio attraverso esperienze particolari, oppure tramite la pratica della meditazione, diveniamo consapevoli di vibrazioni più elevate, come se la nostra percezione fosse una ricevente che espande prograssivamente il proprio campo su bande di frequenza maggiore.
Ecco perchè attraverso alcune tecniche si arriva alla percezione di realtà abitualmente non sensibili. Oltre a tutto, per quanto attiene alcune percezioni più sottili, quali quelle realizzabili con l’uso del suono, parliamo di frequenze che non sono neppure nelle bande esplorabili dagli strumenti abitualmente a nostra disposizione.
Per continuare ad usare il paragone della radio, sarebbe come cercare di ricevere una trasmissione TV, utilizzando una comune radio FM; la natura completamente differente del segnale video ne rende impossibile la ricezione e la decodifica da parte di un apparecchio radio, pur trattandosi alla fine sempre di trasmissioni di energia e di relative modulazioni.
Ma noi siamo strutturati per la percezione di bande di frequenza molto più estese di quanto non siamo abitualmente consapevoli. Vibrazioni che pervadono il nostro spazio di esperienza esattamente come il segnale di una rete senza fili e alla cui influenza siamo continuamente sottoposti anche se la maggior parte di noi si limita a subire effetti in modo inconsapevole.
In sostanza, tutto è fatto di energia. La materia, lo spazio, le onde radio, la luce… tutto quanto alla fine è riconducibile a stati diversi di un’energia indifferenziata all’origine, che con l’aumentare del suo livello di complicazione, assume configurazioni, qualità e vibrazioni diverse.
Certo, vi è una differenza fondamentale tra la vibrazione della materia e quella di tutto il resto, allo stesso modo di un’isoterma nell’acqua, che impedisce il passaggio dei suoni tra la parte inferiore e quella superiore, c’è una specie di barriera tra lo stato fisico dell’energia e quello più sottile, una differenza che impedisce la percezione di quest’ultima con strumenti di quella inferiore.
Ma l’uomo ha al proprio interno la possibilità di percepire questa differenza, e quindi di percepire la presenza di qualcos’altro.