Perchè praticare con il suono
Qualcosa che cerco sempre di ricordare alle persone che partecipano ai miei corsi e workshop: in principio erat verbum
Quel “verbum” (in latino ha un senso che dervia dal greco “Logos” ma che poi si perde nella traduzione in italiano, “verbo”) sta per il suono. Non un suono qualunque, ma una vibrazione. La vibrazione originaria, quella che anche l’ambiente scientifico mette in relazione con il Big Bang, la cosiddetta “radiazione di fondo”.
Ogni elemento di questo universo è in perenne vibrazione. Non esiste nulla di statico, di fermo. Tutto vibra (oscilla), attorno ad un centro di equilibrio. Nel momento in cui cessa la vibrazione cessa la vita. Qualsiasi tipo di vita, da quella delle stelle a quella di noi esseri umani.
Il suono è la forma di vibrazione a noi più vicina e che ci consente di accordarci a una qualsiasi vibrazione scelta. La voce è il nostro strumento per produrre suoni, uno strumento che è ben conosciuto in ogni tradizione religiosa, esoterica e di ricerca.
Usare il suono della nostra voce nel modo corretto ci permette di vibrare in modo proporzionale ad un principio o ad una legge ed entrare in contatto con essa. La profondità con cui arriviamo a fare questo è proporzionale alla nostra consapevolezza ma è una profondità che può a sua volta essere aumentata dalla nostra pratica.
All’inizio si vede poco di quello che c’è. Si percepisce, si sente un profumo, più che altro. Ma se manteniamo attiva la nostra pratica, ecco che quel profumo inizia a divenire sempre più chiaro. E’ come far esercizio con i pesi: all’inizio siamo in grado di lavorare solo con pochi chili ma l’esercizio costante ci permette di sollevare pesi sempre maggiori.
La pratica con il suono, come tutta la pratica in senso lato, permette di entrare sempre di più in quello spazio vibrazionale che andiamo esplorando, aumentando la nostra consapevolezza di esso, cosa che ci permette di afferrare porzioni sempre più espanse di quello spazio. E’ lo spazio di esperienza a crescere ed a consentire di espandere sempre di più i confini di quello stesso spazio.
La pratica è un processo in divenire, in costante espansione. I suoni che siamo in grado di riprodurre seguono di conseguenza. Saranno sempre più vibranti e sempre più precisamente accordati con lo spazio di esperienza in cui saremo immersi.
Ma ancora di più sarà profonda l’immersione nelle vibrazioni corrispondenti. La nostra percezione spaziotemporale conoscerà nuovi sistemi di coordinate, all’inizio solo intuiti ma che prima o poi, perdurando la nostra pratica, saremo in grado di calibrare con sempre crescente precisione. Lo stesso vale per la conoscenza di noi stessi: seguendo i principi con cui andremo a vibrare in proporzione, arriveremo a toccarli al nostro interno (perchè se possiamo vibrare in assonanza anche solo parziale con qualcosa, questo significa che almeno una parte di quella cosa è già contenuta dentro di noi).
E ciò che tocchiamo dentro di noi sarà uno spazio in più all’interno del quale la nostra consapevolezza avrà la possibilità di espandersi.
Ecco perchè praticare con il suono. Quantomeno uno dei motivi per cui farlo.