L’uomo non è libero di scegliere: iniziano i riscontri scientifici
Negli anni ’60 due scienziati tedeschi, Hans Kornhuber e Luder Decke scoprirono un fenomeno chiamato “bereitschaftpotential” che tradotto significa più o meno “Potenziale di preparazione” o “Potenziale di Prontezza”. In pratica scoprirono che l’azione, qualsiasi azione, da parte del corpo, inizia a livello cerebrale molto tempo prima di diventare conscia.
Il potenziale di prontezza è la misurazione di questa attività prodromica. Negli anni ’80 i loro studi vennero confermati da quelli di Benjamin Libet, che misurò il detto potenziale in alcuni casi di azione molto semplice, come muovere semplicemente un dito.
Con sua grande sorpresa, Libet scoprì che il potenziale di prontezza si manifestava circa 0.35 secondi prima che il soggetto dell’esperimento decidesse di effettuare realmente il movimento. Un tempo breve, certamente, ma che in alcuni casi arriva fino a dieci secondi, come osservato in recenti esperimenti condotti tramite la tecnica dell’fMRI (la fMRI è la cosiddetta Risonanza Magnetica Funzionale, ovvero un metodo per osservare le alterazioni cerebrali in tempo reale, vale a dire contestualmente al variare delle condizioni esterne).
Il ritardo cognitivo tra l’insorgere del potenziale di prontezza e l’effettiva coscientizzazione del movimento viene spiegato come dovuto, molto probabilmente, alle operazioni di una rete di aree di controllo cerebrale che si mettono in funzione molto prima dell’ingresso dell’azione nell’area della coscienza.
Altri esperimenti nello stesso ambito hanno dimostrato che era possibile predire il momento dell’azione con una precisione variabile tra l’80 ed il 90 per cento di accuratezza.
Come ormai credo sempre più spesso potrà accadere, il progresso tecnologico ha portato alla realizzazione di strumenti di misura in grado di rilevare cose che prima non era neppure possibile ipotizzare di misurare strumentalmente, ma che nelle diverse culture sono presenti (e dichiarate) da centinaia di anni.
In questo caso in particolare, il fatto che l’uomo non sia libero nelle sue scelte fino a che non raggiunge un determinato grado di libertà ed evoluzioni interiori è letteralmente urlato ai quattro venti dalla maggioranza della letteratura esoterica, con spiegazioni molto coincidenti con le affermazioni degli scienziati che hanno effettuato gli esperimenti di cui sopra.
Le nostre azioni sono frutto nella stragrande maggioranza dei casi di risposte automatiche derivanti da precedenti esperienze o da condizionamenti innati o acquisiti nel corso della vita.
Questo ci dice ad esempio il Sig. Gurdjieff, che ha dedicato tutta la sua vita a cercare di spiegare proprio questo aspetto.
“Conosci te stesso” era l’esortazione scritta sul tempio dell’Oracolo di Delfi, su cui più o meno si basa tutto l’insegnamento di Socrate. Certo, se conoscessimo noi stessi davvero fino in fondo, non ci sarebbe più spazio per reazioni meccaniche inconsapevoli, poiché, appunto, conoscendo noi stessi (non “sapendo” noi stessi), non ci sarebbe più spazio per l’inconsapevolezza che sarebbe spazzata via dalla conoscenza diretta, dalla consapevolezza della nostra essenza reale e pertanto anche dei meccanismi su cui si basa il nostro agire.
Certo, per nessuno è piacevole sentirsi dire che non è libero ma, come dice sempre la mia compagna, “ragazzo… fattene una ragione!”.
E’ proprio qui il nocciolo del problema: fino a che non realizziamo a che livello il nostro comportamento è frutto di rapporti di azione-reazione del tutto automatici, non è possibile cambiare detti meccanismi e, di conseguenza, neppure agire liberamente, neppure in quei casi in cui ci sembra davvero di scegliere.
Come dice il Merovingio:
“La scelta è quell’illusione messa ad arte tra chi ha il potere e chi non ce l’ha”.
Pura verità, fintanto che non siamo in grado di essere veramente liberi. Ed è esattamente per questo motivo che la scelta è e rimarrà un’illusione, allo stesso modo in cui lo è il potere senza libertà.
Per non parlare di quanto possa fare comodo, per l’appunto a qualcuno, che il resto del mondo sia convinto di avere una libertà di scelta che in realtà non possiede affatto.