Tecniche energetiche e respiratorie: troppi irresponsabili insegnanti che non ne sanno nulla

Quello che molte persone non sanno, è che la maggior parte delle tecniche di pranayama (ovvero respirazione) hanno degli effetti importanti dal punto di vista sottile, energetico e quindi, in ultima analisi, fisico ed emotivo.

L’insegnante che non tiene conto di questo, per ignoranza o per mala fede, rischia di produrre danni anche seri in coloro cui le insegna senza la necessaria attenzione, precauzione e, soprattutto, preparazione.

Oggi il settore dello Yoga e della Meditazione (cui queste tecniche appartengono), non è regolamentato e, considerata l’immensa ignoranza e presunzione del legislatore su questi argomenti, forse è meglio così.

Tuttavia questo non dovrebbe esimere chi insegna queste tecniche dal raggiungere una preparazione estremamente approfondita relativa ad esse, ed agli effetti cui le stesse possono portare.

Anche una respirazione apparentemente “innocente” come Pranapanagati, se eseguita con alcune particolari visualizzazioni ed associata ad alcuni mantra, anche se ripetuti esclusivamente a livello mentale, può innescare reazioni energetiche forti, produrre contraccolpi emotivi macroscopici e, in buona sostanza, situazioni di grande disagio e problematiche serie nel praticante inesperto.

Oggi chi si affida ad un istruttore di tecniche di questo tipo, non sa che dovrebbe richiedere allo stesso la più grande serietà e la più approfondita preparazione e quindi, molto spesso, esegue le tecniche indicate in modo acritico. Il che, considerato che è lì per imparare, ha un suo senso.

Il problema sta nel manico, ovvero nella superficialità di alcuni personaggi che si permettono di insegnare cose di cui non hanno esperienza, preparazione ma, soprattutto, consapevolezza alcuna.

Non è una questione di copyright, intendiamoci, e neppure di certificazioni. E’ una questione di serietà. Se ho praticato un pranayama per vent’anni, è probabile che sia al corrente di parecchio di quello che può succedere nel praticante principiante, e che sia in grado di guidarlo per evitargli i più comuni errori e quindi che si cacci nei guai.

Eppure ci sono alcune tecniche per cui non basta aver praticato, per quanto seriamente, per due decadi. La differenza sta in chi le trasmette, nelle motivazioni che lo spingono a farlo e nella conoscenza che ha raggiunto nelle stesse, dove per conoscenza, in questo caso, parliamo di realizzazione, ovvero esperienza e “resa reale” dei principi contenuti nella tecnica.

E’ irresponsabile, ad esempio, proporre una tecnica respiratoria semplicemente per averla sentita praticare da qualcuno esperto, se non l’abbiamo noi stessi eseguita per lungo tempo e, soprattutto, se non ne siamo assolutamente padroni da tutti i punti di vista, a partire da quello fisico, ovvero dell’esecuzione, per proseguire con quello emotivo e “interiore”, per finire con quello energetico e sottile.

Per fare un esempio, una tecnica complessa e particolare come il Tumo, se insegnata a qualcuno che non ha raggiunto la sufficiente preparazione fisica e sottile, può portare a serie problematiche di calore interno, sbalzi e picchi pressori, solo per parlare di alcuni effetti. Considerate che un praticante esperto di questa particolare respirazione è in grado di riscaldare lo spazio intorno a sé al punto da far sciogliere la neve; immaginate se questa tecnica viene eseguita in modo scorretto o approssimativo: le conseguenze di un’errata applicazione sul piano energetico possono davvero essere molto gravi e riflettersi in modo altrettanto grave sul piano fisico (come spesso accade).

Allo stesso modo altre tecniche meno spettacolari, ma comunque sempre tremendamente efficaci come il Kriya, non devono essere assolutamente sottovalutate in tutti i loro possibili effetti.

Se ad un allievo fate scattare una reazione energetica importante, o anche solo emotiva, siete poi in grado di gestirla, di riportarla sotto controllo in tempo utile? Pensateci bene prima di proporre anche solo un singolo esercizio, o una visualizzazione. La responsabilità in questi casi non attiene alle leggi umane, sicuramente, se non marginalmente.

Ma ricordiamoci che esistono (fortunatamente), leggi superiori che invece sono molto chiare e, soprattutto, ineludibili, alle quali occorre attenersi.

Condividere ciò che si è appreso è senz’altro cosa lodevole e, in tempi come quelli attuali, quasi sempre una benedizione, ma questo non deve indurre coloro che ignorano come vanno davvero fatte le cose a sentirsi autorizzati a farle lo stesso, sperimentandole sulla pelle di chi si affida a loro con fiducia, speranza e desiderio autentico di crescita.

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2 Commenti
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Valentina Petrova

Grazie!….se proprio non sappiamo a chi fidarsi,non solo in questo caso…consiglio di chiederlo …al nostro canead esempio,anche al gatto…insomma,non sto scherzando,ne ironizzo(in realtà si,un po si,ma certo non l’autore dell’articolo)…quanto ci siamo messi”bene”!!!non basta l’ignoranza,ma anche la presuntuosità!!!che anche i maestri spirituali veri!!! siano a nostra disposizione,diffusissimi come i funghi dopo la pioggia…pronti per insegnarci ..le leggi divine…D’altronde,ci stà bene quando ci ingannano,dovremmo forse rivolgere la nostra attenzione verso questa realtà e si arriva di ringraziare ad ogni imbroglione ,perche si che costui ci ha dato lezione preziosissima..se la vogliamo apprendere!!!In poche parole-insegnante sbagliato non c’è!tale allievo-tale l’insegnante!Buona serata e buon apprendimento a tutti!

Valentina

Buonasera Franz,
probabilmente chi ignora come vanno fatte veramente le cose è del tutto inconsapevole della sua inconsapevolezza.
Molti insegnanti, anche esperti (considerato il numero di anni di pratica che hanno alle spalle) tendono a colpevolizzare gli allievi quando un pranayama porta a effetti indesiderati, oppure tendono a rassicurare garantendo che era tutto previsto e che va bene così.
Cosa ne pensi? Come puo’ un allievo riuscire ad orientarsi in questa intricata giungla dello yoga, disciplina così complessa, compresa da pochi ma proposta ormai da troppi…?