C’è una paura che è una scelta…

Rive­de­vo qual­che gior­no fa After Earth, il film con/e di Will Smith, pro­ta­go­ni­sta il figlio Jai­den nel ruo­lo di un cadet­to ran­ger un po’ fifone.

Film bistrat­ta­to dal­la cri­ti­ca e dal pub­bli­co, a parer mio ben fat­to e, anche se non così ben reci­ta­to dal gio­va­ne Jai­den, comun­que un film con una sua digni­tà. La ragio­ne per cui dico que­sto, andan­do con­sa­pe­vol­men­te con­tro cor­ren­te, è che, al di là del­la bel­lez­za di mol­te sce­ne, que­sto film è incen­tra­to su un tema fon­da­men­ta­le nel­la nostra vita: la paura.

E alla fine, il noc­cio­lo del­la tra­ma è uno solo: quan­do Will Smith spie­ga al figlio la natu­ra del­la paura.

Lo fa con un bel­lis­si­mo discor­so, la cui par­te cen­tra­le vi ripe­to qui di seguito.

La pau­ra è uno sta­to risul­tan­te dal nostro modo di pen­sa­re al futu­ro. Noi abbia­mo pau­ra di cose che anco­ra non ci sono, non sono acca­du­te e for­se nep­pu­re acca­dran­no mai.

Inten­dia­mo­ci, il peri­co­lo è rea­le, ma la pau­ra… la pau­ra è una scel­ta”.

Ed è pro­fon­da­men­te vero. La pau­ra ha ori­gi­ne dal­la sepa­ra­zio­ne e come tale tro­va vita solo ed esclu­si­va­men­te nel­la nostra men­te. Più ci distac­chia­mo dal­la men­te e meno la pau­ra ha la pos­si­bi­li­tà di esi­ste­re. E’ la men­te che teme il futu­ro. La nostra con­sa­pe­vo­lez­za, quan­do radi­ca­ta al momen­to pre­sen­te, non può in alcun modo pro­va­re pau­ra. La pau­ra è qual­co­sa che sce­glia­mo di pro­va­re tut­te ele vol­te che ci iden­ti­fi­chia­mo con la nostra men­te che non può che vive­re nel futu­ro, in quel­lo spa­zio pro­ba­bi­le o impro­ba­bi­le, pos­si­bi­le o impos­si­bi­le ma comun­que qua­si mai rea­le che è sta­ta crea­ta per gestire.

Nel pre­sen­te, la pau­ra non può esi­ste­re: una cosa esi­ste, e se è un peri­co­lo lo si affron­ta istan­te per istan­te, ma se non lo è allo­ra il peri­co­lo è solo nel futu­ro. Quin­di, per chi sta nel pre­sen­te, la pau­ra non esi­ste. O meglio esi­ste come pos­si­bi­li­tà ma non come ogget­to del timore.

Allo­ra non ci si “pre” occu­pa ma ci si occu­pa di qual­co­sa. E’ pos­si­bi­le usa­re la men­te per pre­ve­de­re con ragio­ne­vo­le pre­ci­sio­ne gli svi­lup­pi di una situa­zio­ne, ma rimar­rà, appun­to, una pre­vi­sio­ne. Non qual­co­sa di cui aver pau­ra, quel­la pau­ra che ti bloc­ca nel pre­sen­te, quan­do inve­ce dovre­sti muo­ver­ti con la mas­si­ma ener­gia e velocità.

Cer­to, la cosa non è tut­ta lì. La pau­ra è un’e­ner­gia ata­vi­ca, pro­fon­da­men­te intri­den­te la strut­tu­ra stes­sa del DNA del­l’u­ni­ver­so materiale.

Tut­ta­via è pos­si­bi­le liberarsene.

E ini­zia­re final­men­te ad occu­par­si del­le cose che esi­sto­no anzi­ché pre­oc­cu­par­si di quel­le che anco­ra non ci sono.

Una scel­ta, appunto.

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