La pratica delle 108 “U”
E’ una pratica decisamente particolare. Del suono “U” ho ormai parlato parecchio, e pubblicato diversi esempi. Questo suono, come già detto, attiene direttamente al cuore ma in più, ha una straordinaria caratteristica, se protratto per un tempo sufficiente: quella di portarti in un punto in cui sostanzialmente nessun altro suono (o Mantra) ti può portare.
Trovate il brano e il pulsante per il download in fondo a questo post. Pur trattandosi di MP3, il file è comunque voluminoso, sono circa 60 Mb. Inoltre l’inizio della registrazione è preceduto da circa un minuto di silenzio, quindi non pensate che non stia funzionando. Dopo qualche secondo comincerete a sentire dei suoni della natura a volume lentamente crescente e poi l’inizio della pratica vera e propria.
Per chi non avesse possibilità di scaricare il brano o di ascoltarlo in mp3, in fondo al post trovate anche il filmato di YouTube, che contiene la stessa registrazione. Mal che vada potete usarlo così.
La pratica che vi presento, lo dico subito, non è per principianti. Presuppone una certa dimestichezza innanzitutto con la posizione seduta e, allo stesso tempo, con l’immobilità. Inoltre, presume anche che ci si sia esercitati a lungo con i Pranayama e che si sia quindi raggiunto un buon controllo della respirazione.
Quindi il mio consiglio è quello di non provare ad eseguirla se siete dei principianti o non avete comunque una robusta abitudine alle pratiche appena indicate.
Detto questo, la pratica è in realtà molto semplice.
La posizione è quella classica (siddhasana, loto o mezzo loto) e presuppone l’immobilità per tutta l’esecuzione. Evitate posizioni di Zazen o altre con le ginocchia piegate in modi strani perchè rischiate di farvi del male davvero.
L’inspiro è in Ujjyai, abbastanza rapido, e porta a riempire quasi completamente i polmoni (diciamo a 4/5 più o meno).
Durante l’espiro si produce il suono “U”, con una tecnica vocale che, dopo qualche esecuzione naturale, porta a “ingolare” il suono.
Le labbra invece posizionate come se si stesse dando un bacio sulla guancia a qualcuno oppure, specie nelle fasi avanzate della pratica, sono rilassate in posizione aperta quel tanto che basta per far passare il suono.
Gli aspetti importanti sono fondamentalmente due: il primo è la costanza del suono che, per quanto possibile, deve essere caratterizzato da altezza e volume il più possibili, appunto, costanti all’interno di ogni ripetizione. Il tono in generale tenderà a scendere durante la pratica per cui, molto probabilmente concluderete le esecuzioni a una terza o anche una quinta più in basso delle prime.
Il secondo è la durata: lo stato di coscienza che si può manifestare non viene ad essere se la durata del suono è troppo corta. Durante la pratica quindi, procederemo ad allungare costantemente il suono fino alla sua massima durata possibile, senza produrre tensioni, affanni o irrigidimenti della postura. D’altronde, questa cosa tende ad avvenire da sé, man mano che ci si rilassa e si entra nell’esecuzione. Nella registrazione ad esempio, le prime esecuzioni non arrivano a venti secondi, mentre ad un certo punto arrivano a trenta secondi e mantengono poi questa durata.
E’ importante, per i primi minuti, mantenere l’attenzione alla zona cardiaca mentre nelle fasi successive potremo tendere a trasferirla al centro delle sopracciglia. Un altro suggerimento è di ascoltare costantemente il suono che esce dalle proprie labbra più di quello che sentiamo tramite l’orecchio interno. All’inizio potrà sembrare strano, ma è un ottimo modo per passare in uno stato che potremmo definire di “impersonalità” nell’esecuzione.
Il brano che vi metto in fondo a questo post è la registrazione di una pratica personale. Le ripetizioni sono dunque 108. Qualora voleste cimentarvi in questa pratica sfruttando l’esecuzione registrata, se la durata della vostra “U” è inferiore a quella incisa nel brano, semplicemente prendete tempo e riallineatevi con quella successiva.
Un avvertimento: la registrazione dura circa 55 minuti ma l’inizio della pratica vera e propria è preceduto da circa due minuti tra silenzio e suoni della natura a volume crescente che continueranno in sottofondo fino alla fine. Questo significa che le ripetizioni del suono durano in media 30 secondi. Non è una cosa semplice all’inizio e, soprattutto, può portare a parecchie sollecitazioni, sia dal punto di vista dell’immobilità protratta così a lungo che da quello della respirazione.
Questa pratica è fortemente sconsigliata ai principianti: se volete provarla lo fate a vostro rischio e pericolo. Per tutti gli altri, il consiglio è di cominciare gradatamente. Se usate un Mala, iniziate con un quarto di giro, poi mezzo, poi tre quarti e quindi un giro completo (appunto 108 ripetizioni).
Non pensate di poter affrontare questo tipo di pratica con l’ego: il risultato sarebbe semplicemente nullo!
Se non ce la fate, se andate in affanno o non vi sentite bene, interrompete la pratica e muovetevi oppure rimanete seduti in silenzio. Comunque non forzate la situazione una volta che doveste giungere al vostro limite.
Buon ascolto e, per chi volesse provare, buon lavoro!
Potete ascoltare o scaricare il brano QUI