Il pericolo del fanatismo, figlio dell’inconsapevolezza

Di cosa sia la consapevolezza abbiamo già parlato ma, soprattutto, credo che in tutto il mondo se ne sia parlato e scritto in tutte le salse, molto più dotte.

Il fanatismo, in tutte le sue manifestazioni, altro non è che il risultato della mancanza della suddetta, espresso in due modi: endogeno, ovvero figlio di una reazione emotiva e psicologica automatica, oppure indotto dall’esterno, vuoi da una sorta di “forma pensiero” comune, vuoi da forze che lo indirizzano a fini precisi.

Chiariamo il meccanismo innanzitutto: se non sono consapevole delle mie emozioni (ovvero la base, l'”abc” della consapevolezza), le suddette tenderanno a muoversi in modo meccanico, ovvero a seguire binari prestabiliti in risposta a stimoli esterni, dove per “esterni” includo anche la reazione automatica a bisogni più o meno reali.

La caccia del leone che cerca, uccide e poi si mangia la gazzella è un esempio di risposta automatica “di base” ad un bisogno reale, quello di nutrirsi.

Nell’uomo questo specifico tipo di risposta esiste come in tutti gli animali, ma avendo noi quella che ci piace definire “coscienza”, che in realtà è la capacità biochimica di produrre un pensiero cosciente, seppure del tutto automatico, ecco che la risposta diventa mediata dalle proprie convinzioni o condizionamenti morali, mentali, psicologici.

Quindi noi non andiamo a caccia di gazzelle ma ci ammazziamo di pasta al ragù o di costine di maiale.

Quando il leone sente il bisogno di acchiappare la leonessa per darle due colpi, prende la femmina più vicina e se la tromba, consenziente o no. L’uomo ancora una volta espleta il proprio bisogno fisiologico più o meno nello stesso modo, con la differenza che, nei casi normali, prima chiede il permesso.

Il tutto (cibo, sesso ma qualunque risposta a qualunque bisogno, vero o presunto) è condotto in modo del tutto automatico. Un bisogno va soddisfatto, punto. Occorre una bella dose di lavoro su di sé per arrivare a distinguere i veri bisogni da quelli indotti in modo artificiale. Ci vuole ancora più lavoro per modulare la nostra risposta ad essi in modo che diventi “vera” e non artefatta.

Arrivare a cibarsi di ciò di cui davvero abbiamo bisogno e non di ciò che in realtà ci fa piacere mangiare (piacere che a sua volta deriva da tutta una serie di risposte meccaniche a stimoli artefatti interni od esterni), richiede un sacco di lavoro. Ancora di più ne richiede il fare del sesso consapevoli di quello che sta accadendo, della fusione che si realizza tra corpi ed energia nell’atto sessuale, etc. etc.

E’ da questo tipo di automatismo che si genera il fanatismo: da una morale che è stata posta per inconsapevolezza a comando dell’intera macchina uomo. In qualche modo è la faccia perversa della realizzazione dell’unità in sé. Se ogni bisogno, ogni risposta automatica nascono da un io diverso (o da facce diverse della stessa struttura egoica), abbiamo due possibilità di “unificare” queste risposte.

O realizziamo l’unità di quegli “io” ponendo a capo di essi un essere, una coscienza autentica, oppure come nel caso del fanatismo, abdichiamo il potere alla morale. In entrambi i casi, quello che risulta è un costrutto della personalità. Solo che nel caso corretto il costrutto è al servizio di un essere che ne ha il pieno controllo, mentre in quello del fanatismo ad averne il controllo è un altro costrutto, la morale, che ha preso il potere su tutta la macchina.

Ecco perchè il fanatico è così pericoloso: perchè ha a sua disposizione la forza che deriva dall’unità di corpo, mente ed emozioni orientati ad uno scopo, ma gestiti da una morale e non da una coscienza.

Il fanatismo è sempre in agguato, non solo quello religioso. Facciamo qualche esempio.

L’animalista fanatico. Un personaggio che ucciderebbe tranquillamente un altro essere umano per aver maltrattato un animale. Persino tra uomini il maltrattamento di simili viene punito ma di certo non con la morte. Eppure l’animalista fanatico ha perso il lume della ragione e per lui o lei, l’animale vale molto di più di un essere umano.

Il vegano fanatico. Questi mediamente non uccidono ma rendono la propria vita e quella dei loro cari, amici, parenti e congiunti un inferno. Arrivando per esempio, come accaduto recentemente, ad imporre l’alimentazione vegana al proprio figlio neonato, rischiando così di ucciderlo.

Il militare fanatico. Questo è uno dei più pericolosi, perchè per lui il mondo non è altro che un campo di battaglia in cui uccidere o essere uccisi. Più è in alto nella scala gerarchica più è pericoloso perchè può determinare risposte armate non solo a livello individuale ma addirittura di intere nazioni.

Il religioso fanatico. In assoluto il più temibile perchè contro di lui non esiste un deterrente: convinto fino al DNA dei dettami della sua religione, si sente sempre in missione per conto di Dio e a quel punto l’unico modo di fermarlo è l’uso di forza letale con il massimo della determinazione.

Questi però sono esempio macroscopici. Nella realtà il fanatismo lo troviamo sempre nelle reazioni automatiche dell’essere umano. Sia in quelle individuali che di massa. Quando uno mangia sempre e soltanto un tipo di cibo, ad esempio. Oppure quando si ammala per abuso di alcool o droghe. O quando si sfinisce ad un rave. Sono solo esempi ma servono a far capire che il fanatismo è sempre in agguato.

Passare dalla fedeltà assoluta ad un ideale al fanatismo è questione di sfumature. Ed è sempre questione di inconsapevolezza, di pensiero non lucido, di abdicazione della facoltà di giudizio, per quanto incompleta, ad un costrutto mentale o emotivo su cui non abbiamo più nessun controllo.

Noi stessi siamo i primi da sorvegliare per evitare l’instaurarsi di forme di fanatismo. Ma per fare questo occorre soprattutto aver strutturato da un lato la capacità di osservarsi piuttosto bene, dall’altro  una base di aderenza all’istante presente, anche approssimativa, che ci permetta di agire contro i processi meccanici comuni. 

E questo è un altro esempio di quello a cui serve la ricerca interiore: in un mondo di esseri consapevoli, il fanatismo non troverebbe alcuno spazio, in nessuna della sue manifestazioni.

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Aissa

il tuo articolo è assulotamente eccellente! i miei complementi.