Etica, morale e democrazie fallite

 

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In un mondo come quello di oggi, spesso e volentieri la gente dimentica che la morale, da cui l’etica che si occupa di definire quali siano i comportamenti più o meno leciti, altro non è che la percezione emotiva del bene e del male.

Premesso che nell’uomo è insito il riconoscimento istintivo ciò che è male, c’è da dire che, ovviamente, la distinzione tra bene e male spesso deriva dall’oggettività con cui viene vista la vita. Un bimbo piccolo, che ancora non sa cosa sia la corrente elettrica, a cui viene impedito di giocare con le prese di corrente, percepirà questo divieto come un sopruso. Ma l’adulto che lo fa, sa che si tratta di evitare che il piccolo muoia folgorato. La differenza, al netto dei condizionamenti, la gioca la conoscenza delle conseguenze di un atto. La conoscenza, appunto, derivante dall’esperienza o quantomeno da un sapere collaudato del tutto o in parte.

A livello istintivo chiunque sa che portare violenza ad un animale se non per difendersi è un atto, delinquenziale e crudele tanto quanto che se fosse esperito nei confronti di un essere umano. Ma spesso si dimentica questo istinto in quanto l’uso, il costume della società in cui si vive non lo considera tale. Ed è così che in Cina si massacrano i cani per il “festival” di Yulin mentre in Occidente questo  sembra quello che è: una barbarie assurda e criminale. A livello istintivo, una madre africana sa perfettamente che l’infibulazione delle bambine è un atto criminale ma finisce per essere d’accordo con esso, un po’ perchè non può opporsi e un po’ perchè vivendo nell’ambito in cui vive, la morale finisce con il sostituirsi a quello che l’istinto dovrebbe dire.

La morale nasce dalla percezione emotiva della differenza tra bene e male ed è un costrutto del tutto artificiale, generato nella psicologia dell’individuo dall’ambiente in cui vive e non va confusa con quella che è la naturale percezione di bene e male. Un bambino nato e cresciuto da solo in mezzo al deserto, non avrà il benché minimo problema verso la nudità, il sesso o altre cose che invece sarebbero soggette a morale nel momento in cui venisse “educato” in una società umana, se non entro i limiti di quelle che sono le sue proprie naturali traenze.

La morale è quindi variabile, da individuo ad individuo, da gruppo a gruppo, da società a società. Ma dato che la morale poi guida le mani e le menti degli uomini che debbono legiferare, ecco che dalla morale si trasferiscono i condizionamenti nell’apparato legale e quindi alla fine è la morale che regola la vita delle persone, propugnando un’etica conseguente che poi porterà ad un apparato legale che formalizzi tali condizionamenti in un corpus di regole da applicare a tutti gli individui di quel gruppo sociale.

Nella società odierna, non solo a livello occidentale ovviamente, questo porta ad un enorme problema: la legge finisce per occuparsi anche di ciò di cui non dovrebbe e a farlo nel peggiore dei modi. Questa è la diretta conseguenza del fatto che, all’interno di qualunque gruppo di esseri umani, il livello di percezione oggettiva cresce con il calare esponenziale del gruppo di individui che la esperiscono. In altre parole, all’interno di qualunque comunità, il numero di individui saggi decresce proporzionalmente all’aumento di detta saggezza. E’ un fatto, non è una questione morale: per andare da un estremo all’altro, avremo 1000 idioti ed un genio (i numeri sono casuali). Ma dato che la democrazia si basa sul concetto di maggioranza, ecco spiegato perchè le leggi, all’interno di una democrazia estesa, tendono sempre ad essere per lo più inique. Non tutte, ovviamente, ce ne saranno sempre alcune derivanti da aspetti così oggettivi da non poter essere negati ma la maggior parte di esse sarà espressione diretta del livello di identificazione di coloro che le ideano, promulgano e rendono operative. E dato che la distribuzione di saggezza, come abbiamo visto prima, è piramidale, sarà ben difficile che questo straordinario bene trovi posto all’interno di un qualunque governo. Come diceva Machiavelli, ogni popolo ha il governo che merita, proprio perchè i suoi componenti vengono votati dalla maggioranza.

Ed è per questo motivo che, benché pochi siano disposti ad ammetterlo, la democrazia non è una forma di governo applicabile ad una popolazione meno che illuminata. Come giustamente sostiene Salvatore Brizzi in uno dei suoi video, se chi vota pensa a votare chi agirà nel suo interesse, non può pretendere che chi viene eletto sia uno che pensa ai vantaggi del paese. Ma chi vota è, a larga maggioranza, espressione di una intelligenza e di una ignoranza medie comuni, non di una saggezza che, come sappiamo, appartiene a pochi e quindi non può essere rappresentata in maggioranza. Pertanto i voti saranno per lo più dati sulla base del proprio vantaggio e non di quello del paese.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la morale, sempre più restrittiva in quanto espressa da un numero di persone sempre meno libere e sempre più ignoranti e superficiali, finisce prima o poi per approdare al governo e le leggi, sempre prima o poi, seguono. I diritti dell’individuo sono sempre meno tutelati a favore di una fantomatica “sicurezza” in nome della quale sempre più persone (sempre più ignoranti e superficiali) sono disposte a rinunciare alla propria libertà.

La libertà va conquistata, difesa e custodita: se nessuno si vuole sforzare di combattere per essa ma delega la sua reggenza ad altri, non potrà che de facto abdicare ad essa, proprio perchè è lui stesso a rinunciarvi per primo in nome del “non mettersi in gioco”.

Se non siamo noi a difendere la nostra libertà ma deleghiamo ad altri questo compito, l’abbiamo già persa. Facciamocene una ragione!

 

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