Morale: ce ne serve una nuova!
Decisamente. Altrimenti questo mondo non potrà fare a meno di arrivare dove sta andando: a puttane.
Dal dizionario etimologico: morale (moris) è la scienza dei costumi, quell’insieme di regole che dirigono l’attività libera dell’uomo.
Persino nella definizione la morale è una stronzata; una regola per dirigere l’attività libera? Ma se la regoli come cazzo fa ad essere libera?
Senza morale si vive benissimo: basta la consapevolezza di ciò che è bene e ciò che è male. Già, hai detto niente… E’ proprio qui che nasce il problema.
Bene e male sono soggettivi, fino ad un certo punto. Poi diventano oggettivi, ma già siamo ad un traguardo cui l’intera umanità deve ancora arrivare. Più in là ancora queste due qualità cessano di esistere, per dare spazio alla vita, ma questo è, decisamente, un altro paio di maniche.
Restiamo con i piedi per terra: il bene e il male, dove viviamo noi, esistono. La percezione di questi due opposti cambia così tanto da un uomo all’altro che è quasi impossibile metterne d’accordo due. Figurati sei miliardi.
Il problema di sapere ciò che è bene per ciascuno di noi è che la visione da cui deriva questa distinzione è del tutto illusoria.
Ad esempio: c’è un villaggio in un paese lontano. Nel villaggio vive un ragazzino, il figlio del capo, bellissimo. Tutti nel paese sono soggiogati dalla sua bellezza, per cui il ragazzino è viziato all’estremo. Crescendo, diventa strafottente e superbo. Un giorno passa di lì un uomo illuminato, con un suo allievo. L’uomo è cieco e, al suo arrivo con l’allievo, viene accolto dalla gente del villaggio con gentilezza e premura per la sua condizione. Tutti lo trattano con rispetto, tranne il figlio del capo che, con grande superbia, gli si para davanti con fare sprezzante.
Il cieco non fa una piega e gli ficca un manrovescio fenomenale in piena faccia, spezzandogli il nasino tanto delicato.
L’allievo, scandalizzato, lo prende da parte e gli inveisce contro, mentre tutto il resto del villaggio sembra invece contento.
“Ma cosa hai fatto?” dice l’allievo all’illuminato “era un ragazzo bellissimo e ora con il naso rotto non lo sarà più“.
L’illuminato, con un sospiro, afferra un frutto che una delle donne gli porge con un gran sorriso e, mentre lo addenta risponde al giovane allievo:
“Quel ragazzino è il figlio del capo. Grazie alla sua bellezza era idolatrato da tutto il villaggio, cosa che lo ha portato ad essere troppo superbo e sicuro di se’. A lungo andare questo avrebbe portato la disgrazia su questa gente. Invece, ora che la sua bellezza si è un po’ ridotta, il ragazzo crescerà normalmente e quando sarà un capo non correrà il rischio di rovinare l’intero villaggio.”
Credo che questo piccolo episodio, tratto dal film “The Silent Flute”, possa spiegare perfettamente quello che intendo. Non sempre ciò che sembra un male lo è davvero e, soprattutto, viceversa. Fintanto che non saremo illuminati, ci sarà impossibile disinguere le cause dagli effetti e, di conseguenza, il bene dal male (ammesso che tale distinzione abbia davvero un senso).
Di conseguenza la morale, apparentemente una stronzata, ci serve per evitare che il mondo degeneri in un casino totale. Quello che però dobbiamo comprendere è che, appunto, la morale è qualcosa che ci serve in sostituzione temporanea di una visione più oggettiva.
Ergo, la suddetta morale deve cambiare di pari passo con l’andare della consapevolezza. In un mondo ideale, in cui le persone cercano di aumentare costantemente la propria consapevolezza e la propria lucidità, questo non sarebbe un problema.
Nel nostro, in cui invece sembra proprio che la maggior parte degli esseri umani faccia di tutto per rincoglionire ogni giorno di più, questa cognizione non esiste.
Ecco quindi che la morale, come molte altre cose in questo mondo, viene sovvertita, passando da strumento temporaneo di regolamentazione a mezzo perenne di soffocamento di qualunque progresso.
Lo strumento è in mano a gruppi di potere di ogni genere; le religioni in testa, seguite dai cosiddetti “poteri forti” e poi dai governi, giù giù fino al fondo della catena sociale, ovvero la famiglia.
La nostra società è intrisa di morale, perchè è costituita da persone la cui condizione di consapevolezza è per lo più quella di un calorifero. Cosa di cui si approfitta chiunque detenga il potere.
Come disse un giorno una mia amica, in un attimo di disperazione…
“L’inferno è già qui, ma nessuno sembra accorgersene.”
Un Post particolarmente Cristallino … i Miei Complimenti
I post in cui hai ragione di solito sono i peggio, perché son sempre cose brutte…
E’ vero, ed è spaventoso.
E’ vero quello che ha detto la tua amica.
Verissimo tutto!!… :killyou:
…la consapevolezza di un calorifero! mi fai skiattare dal ridere…
Credo sia ‘mos’ la parola latina da cui proviene ‘morale’. Moris ‘è il genitovo del nominativo ‘mos’
Uffa! Si, mos moris va bene? :muah:
ah adesso che ho collegato i due neuroni, ho ricordato il jingle pubblicitario anni ’80:
‘la morale è sempre quella, fai merenda con girella’
A quelli della consapevolezza di un calorifero… nemmeno la morale seguita come pecoroni gli impedisce di fare disastri e creare macerie 🙄
Bel post e bella la storia tratta dal film.
Dovremmo tutti cercare di abbandonare la morale che ci ritroviamo, a vantaggio di un’etica il più possibile oggettiva.
PS: è vero l’Inferno è qui, ma lo è anche il Regno dei Cieli. Una cosa è “il mondo”, altra cosa è la nostra realtà individuale, che ci auto-creiamo giorno dopo giorno.
Concordo!