Pokemon go e realtà aumentata: ma veramente?

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Il fenomeno del momento si chiama Pokemon Go. Una semplice applicazione di “realtà aumentata” tramite la quale si da la caccia a questi piccoli personaggi molto famosi qualche tempo fa e oggi tornati alla ribalta.

Applicazione semplice ma genialità di marketing, dato che chi l’ha realizzata guadagna un botto di soldi in due modi: il primo tramite gli acquisti interni all’applicazione (parliamo di due milioni di dollari al giorno!) e il secondo grazie alla profilazione utenti che l’applicazione consente, dato che raccoglie dati sulla posizione, la direzione e velocità dell’utente in continuazione, per poterlo avvisare quando nei dintorni c’è uno degli animaletti virtuali da catturare (e dulcis in fundo pure quello che vede non mi sento di escludere che venga trasmesso ai server).

La tecnologia è meravigliosa e  sarà sempre più indispensabile allo sviluppo umano, ma se utilizzata sulla base di un pensiero lucido e per scopi evolutivi. La cosiddetta “realtà aumentata” che trova fior di applicazioni utili all’uomo, quando viene utilizzata in questo modo becero per puri scopi commerciali, non ha nulla di evolutivo.

Già la realtà in cui ci troviamo immersi ogni giorno di reale ha ben poco. Se poi, oltre alla sua illusorietà intrinseca, ne aggiungiamo un altro livello che va ad aumentare il grado di “irrealtà”, otteniamo lo stesso che sottrarre qualcosa ad un numero negativo: il risultato non può che diminuire, non aumentare di certo.

In sintesi, non chiamatela realtà aumentata, perchè è solamente un’immensa, emerita cazzata!

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