Il danno dell’avidità

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Per­so­nal­men­te riten­go che l’a­vi­di­tà sia uno dei più gran­di fla­gel­li del­l’u­ma­ni­tà. L’a­vi­di­tà è la ver­sio­ne maca­bra, bar­ba­ra e per­ver­sa di quel prin­ci­pio che dovreb­be far ten­de­re l’u­ma­ni­tà a rag­giun­ge­re sem­pre più alte vet­te spi­ri­tua­li, ma che quan­do toc­ca la mate­ria si per­ver­te in quel­la che noi cono­scia­mo anche come “leg­ge del­la doman­da e del­l’of­fer­ta” una del­le più gran­di fre­ga­tu­re che l’u­ma­ni­tà sia mai riu­sci­ta ad inflig­ge­re a se stessa.

Que­sta leg­ge è infat­ti la “per­so­ni­fi­ca­zio­ne” del lato peg­gio­re del­l’a­vi­di­tà, dato che san­ci­sce, in sol­do­ni, che più un bene è richie­sto, più deve costa­re. Il che por­ta come diret­ta con­se­guen­za a quel siste­ma eco­no­mi­co che tut­ti vedia­mo intor­no a noi, basa­to in buo­na sostan­za su un’u­ni­ca diret­ti­va: il con­su­mo che deve aumen­ta­re continuamente.

Ma è chia­ro che il pia­ne­ta su cui vivia­mo non è infi­ni­ta­men­te este­so e con esso sono limi­ta­te pure le mate­rie pri­me, men­tre il nume­ro degli esse­ri uma­ni non lo è. Mi sem­bra evi­den­te che que­sto siste­ma pri­ma o poi por­te­rà all’e­sau­ri­men­to del­le sud­det­te mate­rie pri­me, con le con­se­guen­ze che sono faci­li da imma­gi­na­re per chiun­que dota­to di una dose mini­ma di buon senso.

Quel­lo che occor­re capi­re è che non dob­bia­mo pen­sa­re che la cau­sa di tut­to que­sto sia di “pote­ri for­ti” o di qual­che altra for­ma di pote­re occul­to (anche se di fat­to non è che sareb­be poi così sba­glia­to), quan­to che ognu­no di noi, nel suo pic­co­lo, por­ta la pro­pria avi­di­tà ad ali­men­ta­re con­ti­nua­men­te il gran­de mare del­l’a­vi­di­tà pla­ne­ta­ria. La solu­zio­ne c’è: baste­reb­be che ognu­no di noi, diven­tan­do più con­sa­pe­vo­le del­la distin­zio­ne tra ciò che dav­ve­ro ci ser­ve e ciò che inve­ce ci è super­fluo, si accon­ten­tas­se di gua­da­gna­re quan­to di con­se­guen­za e non di più, rifiu­tan­do­si di sot­to­met­ter­si alle mar­ce­scen­ti logi­che del model­lo eco­no­mi­co attua­le, ritor­nan­do così a dimen­sio­ni più “ridot­te” ma soprat­tut­to più consapevoli.

Nel video tut­to que­sto ed altro è trat­ta­to più a fondo.

Ci si vede in giro!

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