Cercate la libertà, non la prigionia

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Liber­tà: il fon­da­men­to di ogni cre­sci­ta. Ma liber­tà non signi­fi­ca per for­za “fare quel­lo che si vuo­le”, come mol­ti cre­do­no e con­fon­do­no. La liber­tà, tan­to per cam­bia­re non è “liber­tà di…” ma “liber­tà pun­to”. Nel­lo stes­so istan­te in cui pro­nun­cia­mo la fra­se “Voglio esse­re libe­ro di…” o “Voglio esse­re libe­ro da…” stia­mo facen­do tre cose, tut­te sen­za sen­so. La pri­ma è sepa­ra­re ciò che pos­sia­mo fare da ciò che non pos­sia­mo, attri­buen­do que­sta dif­fe­ren­za a fat­to­ri ester­ni; la secon­da è rifiu­ta­re (o accet­ta­re) qual­co­sa sul­la base del­le nostre con­vin­zio­ni su ciò che per noi è giu­sto e ciò che non lo è e la ter­za è impli­ci­ta­men­te accet­ta­re l’e­si­sten­za di qual­co­sa su cui non sia­mo libe­ri e quin­di dare adi­to a man­can­za di libertà.

La liber­tà non ha nul­la a che vede­re (quan­to­me­no non in pri­ma bat­tu­ta) con quel­lo che pos­sia­mo “fare”. La liber­tà è una con­di­zio­ne del­l’Es­se­re, di quel­la par­te vera di noi a cui pochis­si­mi, nono­stan­te ciò che cre­dia­mo tut­ti, rie­sco­no ad acce­de­re. Le uni­che cose che non “pos­sia­mo” fare dav­ve­ro sono quel­le per le qua­li le leg­gi del­la natu­ra si oppon­go­no. Non pos­sia­mo vola­re, o vive­re per sem­pre, ad esem­pio: per­chè esi­ste la gra­vi­tà e per­chè il nostro cor­po non è pro­get­ta­to per dura­re in eter­no. Ma la real­tà è che non esi­ste nul­la che non pos­sia­mo fare e non esi­ste nul­la che non pos­sia­mo vive­re: una vol­ta capi­to come fare abbia­mo impa­ra­to a vola­re e se fos­si­mo un po’ meno cie­chi capi­rem­mo che vivia­mo per sem­pre e non solo in sen­so meta­fo­ri­co o reli­gio­so. La dif­fe­ren­za è solo ed esclu­si­va­men­te nel­la nostra men­te e in ciò che ci tie­ne lega­ti a deter­mi­na­te espe­rien­ze, con­dot­te e modi di vivere.

Mi spie­go meglio: noi pos­sia­mo fare quel­lo che voglia­mo, ma il pun­to è pro­prio in quel­la paro­li­na: vole­re! La liber­tà sta tut­ta in uno spa­zio (una “dimen­sio­ne” se voglia­mo) che pone il suo cen­tro e la sua esi­sten­za al di là di qua­lun­que pen­sie­ro, emo­zio­ne o con­ce­zio­ne pos­sia­mo ave­re. Per esse­re libe­ri, quel­lo che ser­ve è pri­ma di tut­to “esse­re” e poi acce­de­re a quel­la dimen­sio­ne nel­la qua­le pos­sia­mo por­re la nostra consapevolezza.

Che cosa ci impe­di­sce di “fare” quel­lo che voglia­mo? Nel­la mag­gior par­te dei casi (non dico che non esi­sta­no ecce­zio­ni) la pau­ra del­le con­se­guen­ze, lad­do­ve con que­sto ter­mi­ne pos­sia­mo sem­pli­ce­men­te con­si­de­ra­re gli effet­ti di un nostro atto.

Noi sia­mo per­fet­ta­men­te libe­ri di but­tar­ci dal 24mo pia­no di un palaz­zo ma non lo fac­cia­mo per­chè sap­pia­mo che, qua­si cer­ta­men­te, que­sto por­rà fine alla nostra vita. Ma in real­tà nien­te ci impe­di­sce di apri­re la fine­stra e lan­ciar­ci nel vuo­to. Per quan­to estre­mo, que­sto esem­pio ci spie­ga per­fet­ta­men­te il moti­vo per cui non ci per­met­tia­mo spes­so di vive­re le nostre traen­ze: la pau­ra. Oppu­re la nostra mora­le che, a tor­to o a ragio­ne, ci indi­ca ciò che è giu­sto oppu­re sba­glia­to. E qui casca l’a­si­no come si suol dire; sen­za coscien­za, quel­lo che con­si­de­ria­mo giu­sto o sba­glia­to o quel­lo che temia­mo, non può che esse­re frut­to di influen­ze ester­ne e quin­di risul­ta­re giu­sto per qual­cu­no e inac­cet­ta­bi­le per altri, pos­si­bi­le per alcu­ni e impos­si­bi­le per altri. Sen­za coscien­za la liber­tà diven­ta tota­le man­can­za di con­ce­zio­ne ogget­ti­va del­la natu­ra e anco­ra più tota­le inca­pa­ci­tà di sce­glie­re se com­pie­re un’a­zio­ne oppu­re no. Da qui nasco­no le più gran­di castra­zio­ni ma anche, pur­trop­po per la stes­sa ragio­ne, i più orri­bi­li delitti.

Fino a che non agi­re­mo secon­do veri­tà, non ci potrà mai esse­re liber­tà e nep­pu­re equi­li­brio negli atti di un esse­re uma­no, per­chè non sarà in gra­do di com­pren­de­re la natu­ra di ciò che fa (inci­den­tal­men­te que­sto cre­do sia uno dei più veri signi­fi­ca­ti del pas­so del Van­ge­lo in cui Gesù dice: “Per­do­na­li per­chè non san­no ciò che fan­no”).

Quin­di se qual­cu­no ci impo­ne la pau­ra, oppu­re ci ricat­ta impo­nen­do restri­zio­ni sen­za moti­vo, maga­ri basa­te sul­l’a­vi­di­tà, l’e­goi­smo o dan­ni del­la per­so­na­li­tà.. allo­ra è da lasciar sta­re, da allon­ta­na­re oppu­re da affron­ta­re e ren­de­re con­sa­pe­vo­le di quel­lo che sta facen­do. Ma di cer­to, non pos­sia­mo seguir­lo pas­si­va­men­te per­chè, se pos­si­bi­le, sta andan­do a dimi­nui­re ulte­rior­men­te quel minu­sco­lo gra­do di liber­tà che maga­ri abbia­mo con­qui­sta­to nel­la vita.

La liber­tà non ha a che vede­re con il fare, quin­di, quan­to con l’Es­se­re. Solo chi “è” può “agi­re”. Chi non “è” al mas­si­mo “rea­gi­sce”, maga­ri rac­con­tan­do­si che sta agen­do ma alla fine quel­lo che acca­de è quel­lo che acca­de, suo mal­gra­do. Cosa che, peral­tro e per inci­so, non auto­riz­za nes­su­no ad approfittarsene!

Occor­re cer­ca­re la liber­tà in ogni istan­te, ad ogni pen­sie­ro, ad ogni bat­ti­to del cuo­re. Una liber­tà che solo occa­sio­nal­men­te potre­mo tro­va­re all’e­ster­no ma che sem­pre, instan­ca­bil­men­te, dovre­mo cer­ca­re al nostro inter­no, da quel luo­go in cui, per pren­de­re a pre­sti­to una famo­sa fra­se, pochi han­no osa­to recar­si… il nostro cuo­re, il sanc­ta sanc­to­rum in cui pos­sia­mo dav­ve­ro tro­va­re tut­to ciò che con­ta: ciò che sia­mo davvero.

Poi, potre­mo ini­zia­re ad esse­re libe­ri. Pri­ma, sta­re­mo solo cer­can­do un’al­tra pri­gio­nia.

Ci si vede in giro!

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