Come gestire i pensieri automatici: qualche semplice tecnica
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Uno dei fenomeni a cui più o meno tutti noi assistiamo è quello del proliferare incontrollato dei pensieri. Molte volte accade che addirittura un pensiero si fissi e si riproponga in continuazione, di solito associato con emozioni negative. Sono quelli che Gurdjieff definiva “pensieri neri”.
Dobbiamo assolutamente partire da un presupposto: noi non siamo i nostri pensieri, esattamente allo stesso modo in cui non siamo le nostre azioni. Noi dovremmo davvero comprendere che l’ ”io pensante” non è “noi”, ma il risultato del possedere uno strumento chiamato “mente”.
Arrivare a vedere questo significa porre la propria coscienza di sé in un punto davvero particolare di vista ma il motivo per cui stiamo parlando di questo aspetto è comprendere che i pensieri possono essere gestiti. Non sempre, non completamente, specialmente all’inizio, ma con il procedere del tempo, dell’applicazione di alcuni metodi e con la crescita interiore la possibilità di interagire con essi cresce sempre di più.
Innanzitutto: non è possibile smettere di pensare volontariamente, se non dopo un certo periodo di lavoro su di sé. Il pensiero meccanico si crea in continuazione in modo automatico. Quello che possiamo fare è posizionare ciò di cui siamo consapevoli in un punto in cui esso (il pensiero) non ci raggiunge più. E’ come decidere di uscire da una discoteca: nell’istante in cui la porta del locale si chiude alle nostre spalle, il rumore, la musica… semplicemente non sono più udibili, anche se esistono sempre, all’interno del locale che abbiamo lasciato.
Per proseguire con l’esempio, ad un certo punto il locale, quando non c’è dentro più nessuno, chiude e spegne tutto. La nostra mente fa la stessa cosa, solo che è molto più testarda e, prima di arrendersi al fatto di essere rimasta spopolata, fa di tutto per richiamarci al suo interno, esattamente come se dalla discoteca uscisse il classico “buttadentro” che cerca di convincerci a rientrare, a bere un ultimo bicchierino e così via.
Nel frattempo però esistono diversi modi per zittire o quantomeno acquietare la nostra ciarlonissima mente: l’unica cosa che serve per metterli in atto è… la volontà di farlo (e non crediamo che essa sia così abbondante).
Il primo sistema sembra complicato ma è in realtà molto semplice. Occorre memorizzare la sequenza numerica complessa descritta tra poco e poi, semplicemente, ripeterla mentalmente. Occorre ripeterla un minimo di tre volte senza sbagliare: se la si sbaglia, si ricomincia daccapo, fino ad averla ripetuta appunto tre volte senza sbagliarla.
E’ un metodo estremamente efficace, soprattutto da usare come “emergenza”; dato che l’uso dei numeri è cosa estremamente affine alle strutture della nostra mente, essa ci si butterà a pesce ma, nell’eseguire, assorbirà tutta o quasi la nostra “capacità di calcolo”.
Questo porterà a sospendere la reiterazione di qualunque altro pensiero, spezzando la catena della ripetizione ad oltranza. Usata per il tempo sufficiente, questa tecnica porterà all’esaurimento (per quanto temporaneo) dell’energia a disposizione per il pensiero o i pensieri che si erano messi in loop ed alla loro completa, per quanto temporanea, dissipazione.
C’è da notare, tuttavia, che questo metodo rende praticamente impossibile fare qualunque altra cosa che richieda l’uso della mente ma, come detto prima, è proprio una tecnica a sé stante, e serve come “freno di emergenza”. In realtà, se usata correttamente ha anche molti altri scopi ma eventualmente ne parleremo in altri post.
La sequenza è semplice, e si tratta di una sorta di conto alla rovescia mentale, solo un po’ più complicato.
Si conta da 100 all’indietro (99, 98,97…) fino a 70. A 70 si conta da 1 a 13 e viceversa, riprendendo poi da 69, 68, 67… fino a 50, quando si ripete la sequenza da 1 a 13 e viceversa. Dopo di che si riprende da 49, 48, 47… fino a 20. A 20 si ripetono i primi 3 elementi delle tabelline del 7, 8, 9, in questo modo: 7, 14, 21 – 8,16,24 – 9,18,27. Dopodichè si riprende il conto alla rovescia da 19 fino a 0 e quindi daccapo.
A dirlo sembra un casino, ma non lo è. Per semplificare la cosa, possiamo usare lo schema qui a sinistra che dovrebbe rendere il tutto più chiaro.
Il secondo sistema è molto più semplice: si tratta di riprendere mentalmente il mantra “Om Mani Peme Hum” (così come è scritto), in continuazione. Qui di seguito trovate una piccola registrazione esemplificativa.
In questo caso, se da un lato si ferma il pensiero automatico, dall’altro si hanno anche parecchi altri benefici, soprattutto a livello emotivo, ma lascio a chi vorrà usarlo il piacere della sperimentazione e della scoperta.
Il terzo sistema è ancora più semplice ma richiede una discreta presenza. Si tratta, semplicemente, di porre tutta la nostra attenzione sul respiro. Non dobbiamo cambiarlo, dobbiamo semplicemente osservarlo mentre “avviene”. Cosa davvero particolare, nell’istante in cui osserviamo la nostra respirazione, pensare a livello conscio diventa quasi impossibile, mentre i pensieri automatici cessano all’istante. Il problema, in questo caso, è che dobbiamo usare la nostra volontà per continuare ad applicare l’osservazione in quanto, anche solo dopo pochi secondi, la nostra attenzione tende a sviarsi completamente (è la mente che ci dichiara guerra, in buona sostanza).
Proviamo ad usare i diversi metodi, scoprendo quelli che ci si addicono maggiormente. I risultati saranno immediati.
Come sempre, se serve io sono qui.
Ci si vede in giro!