L’Energia di Lignaggio

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Mol­ti san­no (anche solo per sen­ti­to dire) che esi­ste una cosa chia­ma­ta “Ini­zia­zio­ne”. Alcu­ne ven­go­no defi­ni­te “mag­gio­ri”, altre “mino­ri” ma, one­sta­men­te, non so quan­to que­sta dif­fe­ren­zia­zio­ne abbia un senso.

Nel caso di que­sto post, par­lia­mo di quel­le ini­zia­zio­ni che dan­no acces­so a tec­ni­che specifiche.

Quan­do qual­cu­no ci tra­smet­te una tec­ni­ca, i casi sono due: o l’ha “inven­ta­ta” lui, oppu­re a sua vol­ta l’ha rice­vu­ta da qualcuno.

Ci sono alcu­ne tec­ni­che come, per fare un esem­pio, il Kriya, che risal­go­no a mol­ti, mol­tis­si­mi anni fa. Nel caso spe­ci­fi­co, le tec­ni­che del Kriya arri­va­no drit­te da Baba­ji, altis­si­mo ini­zia­to, figu­ra intor­no a cui c’è un alo­ne di miste­ro e leg­gen­da incre­di­bil­men­te svi­lup­pa­to. Ora, Baba­ji tra­smi­se il Kriya all’u­ma­ni­tà tra­mi­te Sri Maha­sa­ya che lo tra­smi­se a Sri Yuk­te­swar. Que­st’ul­ti­mo a sua vol­ta lo tra­smi­se a Yoga­nan­da il qua­le lo rese dispo­ni­bi­le all’occidente.

Sri Baba­ji ebbe altri disce­po­li, ma quel­lo che impor­ta ai fini di que­sto post, è la cate­na di tra­smis­sio­ne del­la tec­ni­ca: da Lui (Baba­ji, che a sua vol­ta par­la del­la tec­ni­ca come ori­gi­na­ria­men­te tra­smes­sa da Kish­na ad Arju­na), attra­ver­so “suc­ces­so­ri suc­ces­si­vi”, fino ad arri­va­re a colo­ro che, miglia­ia ogni anno, rice­vo­no que­sta tecnica.

Ora, tra­la­scian­do la que­stio­ne su chi abbia o meno il dirit­to di tra­smet­te­re il Kriya (Baba­ji non l’ha inse­gna­to solo a Maha­sa­ya e discen­den­ti), la que­stio­ne è il cosid­det­to lignaggio.

Con que­sto ter­mi­ne si inten­de la suc­ces­sio­ne di colo­ro che han­no por­ta­to alla tra­smis­sio­ne di una deter­mi­na­ta tec­ni­ca a quel­lo che potrem­mo defi­ni­re con un ter­mi­ne odier­no “l’u­ten­te fina­le”. Mol­ti pen­sa­no che il lignag­gio sia una mera que­stio­ne mora­li­sti­ca o di tra­di­zio­ne, ma non è così!

Il fat­to, più o meno sco­no­sciu­to, è che una tec­ni­ca, quan­do tra­smes­sa, si por­ta die­tro l’e­ner­gia del “capo­sti­pi­te” (quin­di nel caso del Kriya, Baba­ji). Que­sta ener­gia si “col­lo­ca” o si “con­ser­va”, se voglia­mo usa­re ter­mi­ni dav­ve­ro ridut­ti­vi, nel­l’es­sen­za del­la tec­ni­ca stes­sa. Ora, un’al­tra cosa che i più igno­ra­no, è che alcu­ne tec­ni­che sono di fat­to del­le spe­cie di “for­me di vita” auto­no­me, dota­te di pecu­lia­ri par­ti­co­la­ri­tà ma, soprat­tut­to, di una sor­ta di DNA sot­ti­le, imma­te­ria­le, vera­men­te come se fos­se­ro esse­ri viventi.

Il pro­ble­ma del­l’u­ma­ni­tà è che la sua incre­di­bi­le igno­ran­za la por­ta, appun­to, ad “igno­ra­re” come sia fat­to que­sto mera­vi­glio­so uni­ver­so e di qua­le sia la stu­pe­fa­cen­te mol­ti­tu­di­ne di raz­ze e for­me di vita che lo abi­ta­no. Per fare un esem­pio rapi­do, tut­ti pen­sa­no che i Kesa, gli abi­ti tra­di­zio­na­li dei mona­ci bud­d­hi­sti, sia­no sostan­zial­men­te una sor­ta di “uni­for­me”, man­co si trat­tas­se di sol­da­ti di chis­sà qua­le eser­ci­to. Ma la real­tà è che un Kesa è una for­ma di vita semi­sen­zien­te e par­zial­men­te auto­no­ma con carat­te­ri­sti­che del tut­to “alie­ne” rispet­to a quel­le che gli esse­ri uma­ni sono abi­tua­ti a con­si­de­ra­re “for­me di vita”.

Lo stes­so vale per mol­ti ogget­ti sacri. Un Mala può esse­re poco più di una col­la­na o un incre­di­bi­le stru­men­to di pote­re. Allo stes­so modo in cui può esser­lo un Rosa­rio, ma anche una cop­pa, una lan­cia o un’ar­ca (vi dice nien­te que­sto terzetto?).

Ritor­nan­do a pri­ma, quan­do ci vie­ne tra­smes­sa una tec­ni­ca dal­la valen­za ogget­ti­va (e atten­zio­ne che que­sto fa tut­ta la dif­fe­ren­za del mon­do!), quel­la tec­ni­ca è come se fos­se uno sper­ma­to­zoo che vie­ne in qual­che modo a fecon­da­re il suo ovu­lo ber­sa­glio (vale a dire noi); e allo stes­so modo di uno sper­ma­to­zoo che por­ta con sé un cor­re­do gene­ti­co del padre, una tec­ni­ca ogget­ti­va por­ta con sé un DNA sot­ti­le in cui risie­de l’e­ner­gia di quel­l’es­se­re che, per pri­mo, ha dato vita a quel­la spe­ci­fi­ca tecnica.

Nel per­cor­so di discen­den­za e tra­smis­sio­ne del­la tec­ni­ca, i “geni” sot­ti­li del­l’A­vo pri­mor­dia­le, si man­ten­go­no in qual­che modo domi­nan­ti e per que­sto moti­vo, quan­do chi ha rice­vu­to la tec­ni­ca la pra­ti­ca, di fat­to entra in con­tat­to diret­to con il suo (del­la tec­ni­ca) creatore.

Que­sta è quel­la che defi­ni­sco “ener­gia di lignag­gio”, ed è anche il moti­vo per cui cer­te tec­ni­che, quan­do mes­se in atto dal­le per­so­ne sba­glia­te, oppu­re da mil­lan­ta­to­ri (anche se in buo­na fede), sem­pli­ce­men­te non fun­zio­na­no: man­ca loro l’e­ner­gia di lignag­gio che le ren­de vive, effi­ca­ci e reali.

Come sem­pre, occor­re fare una distin­zio­ne tra colo­ro che dico­no di tra­smet­te­re una tec­ni­ca e colo­ro che lo fan­no davvero.

A pre­scin­de­re dal­le buo­ne o cor­rot­te intenzioni.

Ci si vede in giro!

P.S. mi spia­ce per quel­li che non han­no visto il video fino in fon­do ma… c’è una cosa par­ti­co­la­re… l’e­ner­gia di lignag­gio… non fun­zio­na in una sola dire­zio­ne, ma in entram­be, quin­di… si può risalire!

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