Perchè la “cancel culture” ha così effetto.
La cosiddetta “cancel culture” oggi sembra essere un fenomeno del tutto iniquo. Eppure ha una sua essenza intrinseca che, osservata da un punto di vista più dilatato, può in realtà trasformarsi in qualcosa di molto positivo.
Per come viene messa in pratica oggi, risdoganata con un nome da passerella di moda, in realtà esiste da decenni: si chiamava censura e, prima ancora, “indice” quando la Chiesa compilava le liste dei libri che i “buoni cristiani” non dovevano leggere, modalità presa sempre a prestito e messa in atto da qualunque dittatura che si rispetti. La cosa che accomuna tutte le forme di censura è sempre stata che a metterle in atto sono, di solito, i governi o le istituzioni religiose o di altra natura. Questa invece prevede la partecipazione diretta delle masse.
Funziona così: si prende il bersaglio, che può essere una persona, un Paese, un’ideologia, una corrente di pensiero o qualsiasi altra cosa e la si mette alla berlina mediaticamente. Poi si prendono degli “influencer” (ma non subito quelli che conosciamo come tali, quelli veri) che cominciano a mettere al bando qualunque cosa rappresenti il bersaglio e si dà copertura mediatica ma soprattutto approvazione morale a questi eventi; la massa sposa immediatamente la nuova tesi e moltiplica gli atti di messa al bando e i blocchi contro il bersaglio.
Nel frattempo si genera una corrente di pensiero (il cosiddetto “pensiero unico” ) per cui chiunque non condanni apertamente, ma soprattutto in modo totale, quindi acritico, quello che fa, ha fatto o farà il bersaglio, allora è d’accordo con esso. Ovvio che non ha senso e in una società che sta faticosamente cercando di venire a capo del concetto di “inclusività”, pur in una ridda di contraddizioni, tutto questo non è altro che… l’opposto e quando in un fenomeno sociale esistono delle dicotomie così marcate, in mezzo succede di tutto, anche che una donna non possa dire di essere felice di essere tale senza venire accusata di non essere abbastanza “inclusiva” nei confronti di coloro che non si sentono felici di essere del sesso che sono.
Il problema è che la “cancel culture” da un lato può avere un sacrosanto senso, dall’altro esattamente il contrario, perchè nasce dal concetto di censura, ovvero impedire all’altro di esprimere qualunque concetto che non sia allineato con quello che viene percepito come il pensiero “giusto” ma che non è altro che il pensiero della maggioranza. Il che potrebbe essere un problema facilmente risolubile se la maggioranza non fosse completamente meccanica, inconsapevole e acritica.
In realtà la “cancel culture” rappresenta l’ottava bassa (molto bassa, devo riconoscere) di quello che è il vero potere in mano alle masse: la possibilità di agire in modo unitario. Se la massa delle persone agisse in modo unitario ma nella consapevolezza, allora nessun governo potrebbe imporre provvedimenti iniqui, perchè verrebbe immediatamente boicottato dalla massa che rifiuterebbe di sottostare a leggi ingiuste, nessuna multinazionale potrebbe imporre prodotti nocivi perchè nessuno li comprerebbe, e così via.
In una visione solo di poco più oggettiva, la “cancel culture” in realtà rappresenta la genesi delle due uniche possibili evoluzioni di essa: la dittatura nella meccanicità oppure la llibertà nella consapevolezza.
Oggi la “cancel culture” è censura di grande efficacia perchè ancora le persone non sono consapevoli di sé ed hanno quindi bisogno di uno specchio per vedersi. Questo specchio è il riconoscimento da parte degli altri della propria esistenza. Ecco perchè oggi la sovraesposizione mediatica è diventata così generatrice di dipendenza: le persone, sempre meno consapevoli di sé, hanno sempre più bisogno del riconoscimento altrui per “sentirsi” (da qui la caccia ai “Like”, alle visualizzazioni etc. etc.). Se togli alle persone quello specchio, le metti di fronte ad una grande sofferenza perchè, non avendo sviluppato un’individualità, non hanno più la possibilità di sentirsi e si trovano costrette a percepire il proprio vuoto.
Immaginate che a un certo punto tutti inizino ad ignorarvi completamente; nessuno vi guarda, vi parla, vi mostra che esistete. Se non siete in possesso di una più che solida e sviluppata individualità, ci mettete poco prima di impazzire!
Ecco perché la “cancel culture” è efficace: perchè la maggior parte delle persone oggi non esistono, se non nel riflesso che colgono negli occhi di chi le guarda. Oggi in questo mondo dominato dalla condivisione malata, dalla sovraesposizione e dalla visibilità, se non ti mettono almeno 1.000 “like” non sei nessuno, quindi se ti “cancellano” dalla rete, ti cancellano anche dal mondo.
E’ una forma di censura che parte dalle masse ma poi risale la catena causa/effetto verso le aziende che, temendo di venire “cancellate” a loro volta, si adeguano e si accodano alle varie censure; è una risalita che si ferma nell’istante in cui incontra un essere umano che ha sviluppato un’individualità reale e che quindi non dipende dal riconoscimento altrui per sapere che esiste ma per le aziende ovviamente il discorso è diverso, perchè non possono avere o sviluppare un’individualità e possono invece essere colpite da forme di boicottaggio. Ecco quindi che la “cancel culture” funziona perchè parte dal basso, dalle masse.
Ma è qui che si biforca il suo possibile percorso-destino.
Fino a che le masse rimarranno inconsapevoli, meccaniche ed automatiche, oltre che ignoranti e cognitivamente compromesse, si faranno condizionare a metterla in atto verso un bersaglio designato da chi detiene il potere mediatico, a prescindere dalle motivazioni ma, soprattutto, a scapito di qualunque pensiero critico; l’effetto collaterale dell’applicazione della “cancel culture” per come avviene oggi, è l’instaurazione di quel pensiero dominante creato e inculcato a forza nella mente automatica della massa: vietato pensare in modo diverso, altrimenti ti cancello. Continuando su questo sentiero, il risultato non potrà che essere una dittatura.
Ma se le masse diverranno consapevoli, anche solo poco di più, ecco che il pensiero unico non potrà più essere inculcato a forza (sempre meno all’aumentare della consapevolezza dei singoli individui) e quindi gli eventuali boicottaggi verso le aziende o verso le forme politiche deviate potranno prendere origine da un sentire condiviso e comune e non da uno imposto da gruppi di interesse economico o politico. Su questo sentiero quindi, il risultato non può che essere la libertà.
In buona sostanza e per concludere, la “cancel culture” può esistere per come esiste oggi, solo perchè la maggior parte degli esseri umani vive ancora in uno stato di totale meccanicità ed è quindi facile portarli a credere quello che si vuole: basta avere sufficienti mezzi economici e mediatici e la reazione viene innescata rapidamente per poi proseguire in modo meccanico, automatico. Lo hanno fatto in tanti e per tanti anni con la moda, la pubblicità, i messaggi subliminali più o meno occulti, la propaganda etc. etc; le ormai famose “finestre di Overton” ne sono un’ottima spiegazione metodologica.
Tutto questo è quindi molto probabilmente un passaggio evolutivo presumibilmente necessario da un punto di vista karmico planetario. Purtroppo l’essere umano non ha memoria di quanto agito in incarnazioni precedenti e dunque, spesso, non distingue le cause dagli effetti, non riconosce un agente karmico, anzi, mediamente non ha la minima idea di cosa sia un tale agente e non può quindi riconoscere il fenomeno che avviene per quello che è, perchè non ne concepisce lo svolgersi su un arco di tempo superiore a quello dell’ultima vita vissuta (in realtà superiore agli ultimi dieci minuti ma questo è un altro paio di maniche).
I passaggi evolutivi sono spesso latori di appesantimento interiore, di sofferenza, in modo particolare quando la consapevolezza non è sufficientemente sviluppata (e quindi a maggior ragione nel caso di questo Pianeta, dove è sostanzialmente assente) per poter avere una minima contezza di quello che accade.
Lavorare per la propria evoluzione: questo è quello che occorre fare. Ampliare i propri orizzonti, imparare a sviluppare un’individualità a prescindere dall’ego e sottrarsi progressivamente agli effetti ipnotici destinati alle masse, fino a che il numero di individui sarà superiore o comunque significativo in rapporto a quello dei componenti la massa. A quel punto (e solo a quel punto), sarà possibile muoversi contro l’ignoranza.
Ci saranno ancora conflitti? Assolutamente si! L’uomo impiega secoli ad imparare ma soprattutto sarà inevitabile prima o poi lo scontro frontale con l’ignoranza, la presunzione ma soprattutto con la sete di potere e la malvagità di chi oggi se ne sta bellamente in poltrona ad osservare l’umanità che si muove secondo i propri piani.
Quelli che ci aspettano sono giorni molto bui, sempre più oscuri. La libertà verrà sempre più limitata e andremo sempre più verso una dittatura planetaria voluta dalle stesse “persone” che ne saranno al contempo vittime felici e attori consenzienti.
Sta a noi crescere interiormente come individui in numero e interiorità sufficiente a cambiare le cose.
Diversamente… beh, diversamente… non “andrà tutto bene”.
Ci si vede in giro!
Ognuno di noi è responsabile della propria crescita personale, della propria, evoluzione, della propria libertà…più un uomo è evoluto, più esso è libero.