Sicurezza (morti bianche, autovelox) o no? Comunque sia la scelta è una cazzata!
La sicurezza. Come si nomina questa parola, partono le paranoie. L’uomo vuole essere sicuro. Ma sicuro di cosa? Alla fine di poco: di non morire troppo giovane, di non ammalarsi, di guadagnare uno stipendio, di avere un compagno/compagna fedele, di avere una casa, di poter avere un figlio.
Ho dimenticato qualcosa? Fondamentalmente credo di no, fatti salvi lo scudetto, la pizza e l’aperitivo forse.
Comunque ritengo che il riassunto delle sicurezze cercate dall’uomo sia: di non soffrire. L’uomo rifugge la sofferenza, fisica, psicologica o emotiva, come la peste. E pur di starne lontano, è disposto a qualunque sacrificio cioè ancora a soffrire ma un po’ di meno, ma soprattuto di sua scelta. Di rinunciare alla propria libertà, purchè di sua scelta.
Ricordo una bellissima frase del Merovingio, straordinario personaggio nel film Matrix Reloaded:
“La scelta è una magnifica illusione messa ad arte tra chi ha il potere e chi non ce l’ha”.
Pura saggezza? Forse. Sicuramente acuta osservazione: la scelta come simbolo di libertà è una balla. Se io posso scegliere tra A e B, in realtà non sono affatto libero. Posso solo scegliere tra A o B. Niente C. E se anche ci fosse un C, sarebbe sempre una scelta tra A, B o C. Poter scegliere, non implica affatto essere liberi. Significa solo credere di esserlo. In realtà scegliere significa non essere liberi. Punto.
Ed ecco che chi il potere esercita (che normalmente non è un cretino. Bastardo dentro può darsi, ma sicuramente non cretino), e che questa cosa la sa perfettamente, ma nella stragrande maggioranza dei casi vive pure la paura di perdere il suddetto potere, sulla paura della sofferenza ci costruisce un impero. Un impero di cui lui ha il controllo.
Da mesi ormai i media stano battendo la menata delle “morti bianche”, degli incidenti sul lavoro. Sono andato a guardarmi i dati statistici ufficiali dell’ISPESL (li trovate in questo file zip). Alla fine il risultato è questo: un grafico che mostra l’andamento degli incidenti sul lavoro nel triennio 2003–2005.
Come si vede, il numero di tali incidenti è in calo già da cinque anni. Com’è che proprio adesso questo governo spacca le balle su questo argomento (incalzato dai media)? Non è che hanno visto anche loro questi dati e vogliono poi far vedere quanto sono bravi a occuparsi della nostra sicurezza?
La grande attenzione ai limiti di velocità. Tutor, autovelox, multanova e quant’altro alla voce “proteggiamo la tua sicurezza”. In realtà credo sia chiaro a tutti che non si tratta altro che di una banale scusa per intascare soldi. Per non parlare poi del fatto che ad un neopatentato vengono raddoppiati i punti tolti. Ma dovrebbe essere il contrario. Chi ha appena preso la patente non ha l’esperienza di uno che guida da venti anni. Perchè ad un giovane che fa un errore (cosa normale, anzi giusta e sacrosanta per un giovane) si raddoppia la pena rispetto ad un adulto che invece si suppone abbia la testa sulle spalle? Non è che se la sono studiata proprio per questo motivo, in modo da sfilare i soldini dalle tasche di papà che deve pagare per i corsi di recupero punti?
O vogliamo citare il fatto (lo so, mi sto ripetendo) che per un normale cittadino sia quasi impossibile procurarsi un’arma per difendersi quando invece per un delinquente è facilissimo? Non è che la tanto sbandierata sicurezza garantita dalle forze dell’ordine altro non è che la profonda consapevolezza che un popolo armato non è così facilmente controllabile?
Gli Stati Uniti adesso hanno deciso che se lo desiderano vi possono sequestrare il PC in ingresso negli USA, per vedere se all’interno avete dei testi sospetti (già, come se un terrorista si tenesse nel pc i proclami da volantinare dopo l’attentato). Non è che per caso non gli funziona più Echelon e hanno trovato un nuovo sistema per scovare informazioni?
Il fisco si è preso ufficialmente il diritto (lo faceva anche prima, ma almeno non ce ne accorgevamo) di analizzare i nostri conti bancari, di spulciarli alla ricerca dell’evasione fiscale (e intanto leggere le causali di spesa, ovviamente).
Ma veramente siamo convinti che il limite mensile a 5.000 euro di prelievi in contanti da conto corrente serva da ostacolo all’uso di pagare in nero? Ma secondo questi figuri al governo uno che paga in nero qualcosa lo fa prelevando i soldi dal conto bancario? Non credo che siano così idioti. E’ troppo facile. Non è che per caso lo fanno perchè così si possono tracciare i movimenti di denaro con maggior precisione? E sapere ancora di più cosa fa ognuno di noi?
Potrei farne almeno altri dieci di esempi simili, ma non credo servirebbe. Quello che serve è che la gente cominci a svegliarsi al mattino facendosi delle domande. E magari dandosi delle risposte, dopo aver collegato i neuroni impastati dall’happy hour, dal calcio e dalle veline. Dalla religione e dalla morale. Dal diritto e dal dovere. Dal matrimonio e dalla famiglia. Dal senso di colpa e da quello di giustizia.
E soprattutto chiedendosi con un po’ di sincerità: “Ma io sono veramente libero?”
E’ vero proporre la scelta fra A, B o C non è libertà di scelta, infatti è l’illusione delle alternative, ma in qualche modo nella vita bisogna pur effettuare delle scelte altrimenti ci si disperde nel caos delle alternative se si ha la fortuna di averne molte, mentre per chi ne ha davvero pochissime o solo una la libertà di scelta è limitata a quella che l’ambiente e le proprie possibilità possono offrire, vale a dire se io voglio diventare un pittore, ma non ho gli strumenti, nè la capacità per esserlo, molto probabilmente finirò per diventare un imbianchino sempre che l’ambiente me lo permetta e che io ne sia capace.
Il trucco è proprio qui. O meglio è la fregatura a stare qui. Un conto è scegliere o meglio saper scegliere ciò che DEVE essere scelto. Un altro è soccombere davanti ad una paura, o ad una presunta impossibilità. Per prendere il tuo esempio se tu vuoi diventare un pittore il problema è nel continuare a muoversi in quella direzione. Se non hai gli strumenti te li procuri, se non hai la capacità te la fai crescere. Quello che importa è che durante questo processo di avvicinamento al bersaglio non ci si perda. L’ambiente si può cambiare, se proprio rappresenta un ostacolo, ma quello che conta davvero è la capacità ri rimanere focalizzati su un obiettivo. La materia reagisce lentamente, e non fa nessuno sconto, ma la capacità di rimanere svegli e “puntati” è essenziale. Sul fatto che poi questo non sia possibile per tutti, per centomila motivi diversi, sono perfettamente d’accordo. Ma per esperienza personale posso dire che non siamo quasi mai noi a poter dire “Non sono fatto per questa cosa”.
articolo che tocca molti argometi, e ben argomentati, non c’è dubbio. Resisto solo quando sento parlare di armi e potere, armi e popolo armato, armi e diritto a difendersi. Certo, stando le cose come sono non si può che imparare a sparare e chiedere un bel porto d’armi, magari collettivo, così facciamo prima. però, c’è un però, perché, tanto per invertire la tendenza, non proviamo con un po’ di utopia, per esempio pensare di disarmare i governi in luogo di armare la gente?
Ti ho risposto direttamente negli ultimi due articoli. Ciao