Grande Fratello is back: la rete sotto sorveglianza
Riporto un articolo comparso su Punto Informatico. Si commenta da solo. Okkio!!!
Washington ha attivato il Grande Fratello globale
Da ieri la backdoor di Stato è aperta: tutti gli operatori di rete, qualunque provider di qualsiasi genere, hanno installato strumenti che facilitano le intercettazioni delle attività Internet. E la cosa non riguarda i soli utenti americani.
Tutti gli operatori di rete statunitensi, i fornitori di accesso e di servizi online, i provider di servizi VoIP, le aziende del broad band e quelle del cavo, società satellitari e molte università: da ieri tutti questi soggetti negli Stati Uniti sono tenuti per legge a disporre di tecnologie che consentano alla polizia federale di accedere in qualsiasi momento alle attività online degli utenti Internet.
Lo ha ricordato ieri Wired che parla di Giorno dell’Intercettazione di internet, in uno scenario atteso da tempo e che le nuove leggi rendono reale.
Si tratta, come noto, degli effetti dell’estensione alla rete delle norme sulle intercettazioni, che già da più di dieci anni obbligano i fornitori di servizi voce tradizionali a facilitare il lavoro di monitoraggio delle conversazioni da parte della polizia.
Sebbene questo possa avvenire solo dietro mandato di un giudice, non sono mancati i casi in cui la polizia federale ha utilizzato il sistema per velocizzare indagini ottenendo i permessi a posteriori. Un quadro che ora si ripresenta, preoccupando i molti che già preconizzano l’avvento di nugoli di cybercop dediti all’osservazione delle attività online di utenti ancora non formalmente indagati. Questo è, peraltro, quanto avviene in molti paesi, un malcostume ben noto, dove l’autorizzazione a raccogliere le prove viene rilasciata a prove già acquisite, illegalmente.
Inutile dire che c’è anche chi sottolinea come la semplicità delle intercettazioni sia destinata a fornire ai detentori del diritto d’autore nuove armi per chiedere più ficcanti indagini sulle attività online degli utenti. Basterà loro la compiacenza di un tribunale per ottenere dati ed informazioni che consentano di costruire procedimenti ad hoc basati, anziché su attività investigative, sull’intercettazione pura e semplice delle attività degli utenti.
“Rendere la sorveglianza più veloce e più facile – sottolinea Wired – offre alle forze dell’ordine di ogni genere nuove ragioni per evitare il tradizionale lavoro di indagine e preferire lo spionaggio”. Come già avvenuto per le intercettazioni telefoniche, il numero di operazioni di questo tipo, secondo gli esperti, non potrà che aumentare di anno in anno.
Ciò che preoccupa gli utenti americani dovrebbe però preoccupare anche moltissimi utenti di altri paesi. Una parte consistente del traffico Internet globale, infatti, passa sulle reti americane ed è ora gestito da operatori con la backdoor a stelle e strisce. Per non parlare della quantità di attività Internet mantenuta da utenti di mezzo mondo su server statunitensi, ora soggetti al nuovo sistema di monitoraggio. Ritenere una garanzia il fatto che un tribunale americano debba dare il suo via libera al monitoraggio delle attività web, soprattutto per gli utenti non americani, è dunque del tutto improponibile.”
siamo a posto!!!
Si, ma è anche peggio. Google si è messo in società col governo americano e ha messo in orbita il SUO satellite spia… ti rendi conto? E’ da paura!
ormai il vocabolo privacy è un grosso contenitore pieno di tutto e vuoto delle cose essenziali. Mannaggia, c’è chi – come me – ci credeva davvero alla tutela giuridica ed esistenziale delle persone…
Non credo sia il caso di mollare. Quanto di tenere duro su quello che si sente e si crede. Qualcosa vedrai che cambierà, se saremo abbastanza a fare così. Magari toccherà litigare, ma prima o poi non ho dubbi che qualcosa cambierà.