Comunità ebraica insorge contro Alemanno. Che palle!
Alemanno l’altro ieri profferisce la seguente frase:
“Male assoluto le leggi razziali. Non definisco così il fascismo”
Una frase molto semplice. Il significato chiaro e cristallino: Il fascismo non fu qualcosa di assolutamente malvagio. Lo divenne dal momento in cui cedette al nazismo, con la promulgazione delle leggi razziali. Quello fu il vero male assoluto.
Prima di quel punto non si può certo definire il fascismo come “male assoluto”.
Chiunque abbia studiato un minimo (solo un minimo) di storia può facilmente rendersene conto. Così come può rendersi conto della palese strumentalizzazione politica seguita a questa frase di Alemanno che al più potrei definire “imprudente”, considerato il paese bigotto, bacchettone e falsamente moralista in cui vive.
Così come nella frase di La Russa, che ricorda cha “anche chi combattè sul lato sbagliato della barricata lo fece per la difesa dei propri ideali, e per questo andrebbe rispettato”, è frase normale, e anche intelligente. I soldati che si impegnano in una guerra, da qualunque parte stiano, lo fanno per due motivi: perchè ci credono, o perchè sono costretti. In entrambi i casi, quando si trovano al fronte gli tocca combattere per la propria vita, e per quella di coloro che amano. Se c’è qualcuno da condannare non è chi combatte, ma chi a combattere ce lo manda. Punto.
Ma ovviamente a questo punto la comunità ebraica insorge, sempre pronta a piangere, a cercare l’evidenza del proprio riconoscimento in tutto il mondo, a cercare di ficcare a tutti il senso di colpa per la loro sorte.
E si incazzano e si indignano perchè non ravvisano “una precisa condanna del fascismo” nelle parole del sindaco di Roma. E allora?
Alemanno è un sindaco, ma per prima cosa è un libero cittadino italiano, che ha il sacrosanto diritto umano e costituzionale di pensarla come vuole. Oltretutto in questo caso il suo pensiero non ha nulla a che vedere, nemmeno velatamente con quello che fece il disastro degli ebrei, ovvero il nazismo.
Quindi non vedo perchè ad un’osservazione storica perfettamente corretta, la comunità ebraica debba cogliere come sempre l’occasione per piangersi addosso e con questo tentare di imporre con un fin troppo facile e ormai desueto senso di colpa, la propria identità al resto del mondo.
Forse se cominciassero a identificarsi e farsi conoscere per ciò che sono, anzichè per quello che il nazismo gli ha fatto, sarebbero più simpatici. Forse.
A proposito di Fascismo, Leggi Razziali e connessioni col movimento ambientalista italiano.
Alessandro Ghigi (1875−1970) è considerato il padre dell’ecologismo italiano. Il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi ha definito Ghigi come “l’antesignano di ogni organizzazione della natura nel nostro paese”. Si tratta perciò di un padre dell’ideologia ambientalistica italiana. Pochi sanno però che Alessandro Ghigi è stato anche un razzista caparbio, vicepresidente della Società Italiana di Genetica ed Eugenetica (SIGE), che ha partecipato ai congressi internazionali delle società eugenetiche, che ha scritto libri disprezzando ebrei, neri ed altre etnie, che ha firmato il Manifesto della Razza del fascismo nel 1938 con cui ebbe inizio la discriminazione degli ebrei in Italia. Basta scavare un po’ dietro la facciata rispettabile di Ghigi per trovare notizie inquietanti, talvolta rimosse dalle biografie ufficiali. Nel suo libro “Problemi biologici della razza e del meticciato” (Zanichelli, Bologna, 1939), Ghigi descrive il tema delle degenerazioni causato dall’incrocio con razze nere che sarebbero “evolutivamente inferiori e geneticamente incompatibili”. Nel 1959, dopo alcune esperienze di carattere locale, Ghigi diede vita alla Federazione Nazionale Pro Natura. Nella Carta di Forlì (1973−1981) Pro Natura precisa tutti i fondamenti di quello che negli anni che seguirono è stato il programma di tutte le associazioni ambientalistiche italiane. In pratica vi si sostiene che un aumento dei livelli di vita è da evitare perchè danneggia la natura.
Approfondimenti nel mio blog
Ambientalismo di Razza