Crisi mutui: alleanza palatina e misure urgenti. Il decreto salvabanche

Il testo del decreto legge 115 del 9 ottobre lo trovate qui.

In sintesi in questo decreto:

Se Bankitalia decide che una banca è in crisi, il Ministro del Tesoro è autorizzato a prestarle denaro. La somma prestata può essere ricavata dal bilancio in vigore.

In caso di situazione particolarmente grave, il prestito di liquidità può arrivare direttamente da Bankitalia, ma in questo caso è il ministero del Tesoro a fornire garanzia per la banca destinataria del prestito fino ad un tempo massimo di 36 mesi.

Ora, se Bankitalia vende il denaro che stampa al Ministero del Tesoro, quest’ultimo sulla base di cosa garantisce il prestito diretto da Bankitalia ad un’altra banca? E soprattutto con cosa lo garantisce? Ovviamente con i soldi che Bankitalia gli ha già venduto.

Ma questi soldi sono utilizzati come abbiamo visto per la spesa dello stato. Se la banca destinataria del prestito fallisce, allora  il ministero del Tesoro dovrà rendere a Bankitalia l’importo del prestito erogato a quella banca, pescandolo ovviamente dalle tasse dei contribuenti, perchè lui i soldi non ce li ha, essendoseli già spesi per le normali voci di bilancio.

Nel caso invece in cui il prestito sia stato erogato dal ministero del Tesoro, tagliando sulle spese di bilancio,

allora vale lo stesso, solo che lo stato ci avrà rimesso il doppio: i soldi prestati, e quelli che non ha potuto spendere perchè usati per il prestito.

Alla fine, per far tornare il bilancio li chiederà a chi? A Bankitalia. E quindi a fine anno li dovrà cucchiaiare dai contribuenti.

Ultima  nota. I soci di Bankitalia abbiamo visto che sono altre banche. Quindi qualunque prestito emesso verso una banca che è socia di Bankitalia sarà di fatto un autoprestito, i cui interessi verranno pagati dallo stato, cioè alla fine sempre dai soliti. Noi.

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