La paura della paura

rawrr086.jpgLeggo i giornali, sento la radio, occhieggio nella Rete; fortunatamente vedo la tv molto di rado, anche perché quel poco che vedo mi fa da lassativo.

Poi, il giorno successivo, ascolto i commenti dell’ Uomo Comune, per strada, al lavoro.

I mercati finanziari crollano, i “timori” condizionano le Borse.

I cittadini hanno paura, si sentono minacciati dalla malavita, dai “diversi” di razza, colore, religione etc.

Hai paura che ti rubino la macchina, ti rubino in casa, ti scopino la donna, e se ti trombi la donna di qualcun’ altro hai paura di prendere le malattie o di essere scoperto.

Hai paura che passeggiando per strada ti aggrediscano, hai paura di essere anche solo toccato, di toccare chiunque.

La comunicazione di massa d’altro canto fa sempre più leva sulla ricerca di sicurezza, di certezze, di “solidità”, a tutti i livelli.
Solidità economica, stabilità sociale, una posizione sicura, fino alla più profonda, potente e  condizionante delle schiavitù, e cioè la necessità di conquistare la RASSICURAZIONE TOTALE nell’ambito sentimental – emotivo.

Il bisogno di raggiungere la sicurezza negli affetti, la rassicurazione di essere amato, stimato, considerato. Sempre, eternamente.

Le Borse temono una situazione oggettivamente prevedibilissima. Invito tutti a leggersi gli articoli sul Signoraggio, ma a non dimenticarsi che l’ utilizzo generalizzato del credito al consumo (che guarda caso parte negli USA, da dove è partita la crisi) può portare ad illudersi di essere ricchi e a scoprire “di colpo” che le nostre tasche sono piene di parole, di carta, di vane promesse, ma non di denaro.

I delinquenti sono sempre esistiti, per il semplice motivo che è più facile rubare che guadagnare, devastare che costruire.
E poi dovremmo guardarci impietosamente dentro e giurare a noi stessi, che ci impalassero sul posto, che avendone l’occasione… non faremmo nulla di disonesto. (risata fuori campo…)

I rapporti non potrebbero iniziare se altri non finissero, le mignotte sono nate storicamente nell’esatto momento in cui un’ uomo ha sentito il desiderio infilarlo, e si è mortificato perché (presumo) già intriso da condizionamenti religioso-culturali.
Ma, è cosa di cui aver davvero paura?

Certo, l’uso delle parole che viene fatto nella comunicazione non è casuale, anche perché la paura condiziona, soffoca e rende dipendenti dalle promesse (o meglio illusioni) di essere avvolti da un caldo batuffolo che filtri tutte le brutture del mondo, i problemi, gli imprevisti; un immenso grembo materno che si occupi di noi, facendoci sentire cullati e, finalmente liberi da paure.

Dovremmo avere paura solo di una cosa: di avere paura.

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