Una risposta da Cicero alla domanda di Franz sulla responsabilità della magistratura
Faccio l’Avvocato penalista (per fortuna e purtroppo).
Per “fortuna”, perché pur non avendo mai avuto la vocazione per questa professione mi sono trovato nella possibilità di usare uno “strumento” che mi ha fatto “entrare” in vicende ove la parte umana non era mai esclusa.
“Purtroppo”, perché ho potuto assistere, con troppa frequenza, a esiti processuali che con la Giustizia nulla avevano a che vedere.
1. L’argomento provocato dall’articolo è sicuramente delicato e presenta molte sfaccettature possibile oggetto di facili strumentalizzazioni.
2. Da tecnico processuale qualcuno potrebbe dire che il sistema Giustizia “ha funzionato” perché alla fine la “giustizia ha trionfato” (ergo è stata accertata la verità).
3. Oggetto di un qualunque processo infatti, e credo non vi sia dubbio sul punto, è l’accertamento della verità, e cioè di ciò che è oggettivamente avvenuto, nonché di quello che viene definito dai tecnici, elemento psicologico, cioè l’effettivo atteggiamento volontario o meno dell’autore del presunto reato.
4. La procedura penale ha lo scopo di dare regole affinché questi accertamenti avvengano nel rispetto di un contraddittorio (attenuato in passato e oggi, si dice, molto più presente).
5. In realtà, il vero problema è che il servizio Giustizia pur imbalsamato e regolamentato da “regole”, è utilizzato da uomini (Magistrati, nelle loro varie funzioni, e Avvocati).
6. La qualità del contraddittorio, cioè ciò che dovrebbe portare all’accertamento della verità (quella reale o quella processuale ?), è il frutto delle capacità dei protagonisti nonché dei loro “poteri”.
7. Ora: che l’uomo possa sbagliare è … umano; ma che l’uomo che utilizza il delicato strumento processuale (delicato per gli effetti, intendo) debba essere preparato è cosa che appare ovvia (ma che ovvia in realtà non è).
8. E’ vero: l’Avvocato può sbagliare e produrre gravi conseguenze, ma non è lui a decidere: Chi decide – alla fine – è sempre un Giudice: e qui stà un (non il solo) problema, ma per me il principale.
9. Quella del Magistrato è una funzione delicatissima e molto difficile (per tante ragioni) e ciò sia per chi deve rappresentare l’accusa (Pubblico Ministero) sia per chi deve giudicare.
10. Ora, pongo l’attenzione solo su questo aspetto che sicuramente non è il solo di rilevanza: chi giudica è soggetto a controlli? Se si, quali?
11. Per esperienza posso dire che se in l’Italia il servizio Giustizia non è già tracollato definitivamente ciò è dovuto sicuramente alla presenza di Magistrati (la maggior parte) che offrono se stessi e le loro capacità per un servizio ad un sistema realmente democratico ove i preconcetti, l’interesse personale (in senso lato), sono messi da parte, ivi compreso quell’interesse che io definisco vera e propria prepotenza che in concreto deriva dal ricoprire un ruolo che nella storia del nostro paese, oggi, è in assoluto il più importante per incisività del “potere” che ne deriva.
12. I Magistrati però sono uomini e a fronte di tanti che onestamente svolgono il loro lavoro altri riflettono, nella loro attività, preconcetti, paura, prepotenza, inettitudine, non conoscenza della vita reale e incapacità di valutare situazioni ove la vita umana è in gioco (… tanto a loro non cambia nulla).
13. Ecco, credo che se vi fosse un accurato sistema di controllo attitudinale sulla idoneità di chi amministra Giustizia molti mali verrebbero meno.
14. E poi: il popolo italiano ha sancito con un referendum il principio della responsabilità civile dei Magistrati: che ne è stato in concreto ?
Chiaro e concreto. Niente politichese. Un sollievo per tutto noi che crediamo che l’Etica prescinda dai ruoli e dal potere. E siamo in tanti.
Solo, non dobbiamo perdere la speranza che sia possibile – con l’impegno di tutti e con la comprensione che l’errore in buona fede fa parte dell’umano – vivere insieme in questo pianeta bellissimo benché sempre più stretto.
Mi associo alla battaglia – ad ogni battaglia umana – perché credo che ce la possiamo fare. Insieme.
E’ Vero: decide il Giudice, ma sia ben inteso decide sulla scorta di quanto gli Avvocati nell’interesse delle parti, in contradittorio hanno provato, e seguendo le regole processuali (almeno si presume).
Insomma: al caso concreto il giudice allinea la legge, quella più aderente al caso concreto, dalla quale non può nè deve discostarsi (così obbliga la legge).
Ovviamente è comprensibile a tutti come l’attività del giudicare sia un’attività molto sensibile e delicata, tanto da ritenerla secondo l’accezione civilistica ‘pericolosa’; pericolosa al punto che l’hanno blindata con una legge specifica disciplinante la c.d. responsabilità professionale dei Magstrati.
In concreto: ti dirò…azionare un procedimento per responsabilità contro un magistrato non è un giuoco da poco, insomma non è come una passeggiata…non è come condurre una causa ordinaria…ti investe nell’intimo e coinvolge più l’avvocato che la parte nell’interesse della quale si aziona l’iter di declaratoria di responsabilità del giudicante.
Nel senso che appurato e dato per scontato il concreto, tangibile, effettivo e dannoso operare del Giudice, tale da far presupporre una sua responsabilità oggettiva, bisogna guararsi tutti in viso apertamente e chiedersi quanti hanno il coraggio – tra gli avvocati e le parti offese- di contrastare, ad un livello certamente grave quale può essere un giudizio di responsabilità del giudice, la persona del Magistrato, e di solevare intorno a lui vespai, a lui che volente o nolente per forza di cose alla fin fine ti ritrovi davanti quotidianamente per la cura delle tue cause.
E siccome siamo tutti umani, cosa questa che non va dimenticata, mi pare elementare che un Magistrato che si senta attaccato non te la faccia passare liscia…ma uesto, dciamo così, potrebbe anche essere il problema minore.
Il problema maggiore è come tu hai sollevato: chi giudica in un procedimento da responsabilità di Magistati? Magistrati? beh, allora non aggiungo commenti…
Sinceramente, e non ho pudore a dirlo, mi ritengo un magistrato mancato, lo sai Frà, diversamente da altri amici, compagni di studi che sono riusciti nell’impresa di diventarlo: diciamo che era il mio sogno di partenza, fin da bambina.Poi giovanissima mi sono trovata inconsapevole vincitrice dell’abilitazione forense e la mia strada si è camminata da sola(diciamo così, ma non è proprio così).
Sono sempre cresciuta (forse a causa dell’ambiente in cui sono , terra di stragi mafiose e culla, per questo, della legalità, contrariamente a quanti tant ritengono) con la convinzione che la magistratura nel concreto non deve essere il potere, ossia a livello centralizzato forse lo sarà, ma il modo migliore per garantire l’effettività della Giustizia è che i tentacoli – cioè i singoli magistrati – si comportino più da missionari, al servizio della collettività, tralasciando aspetti (umani) di corruzione intellettuale e sociale,al potere propriamente detto.
Per questa mia visione (ripeto assolutamente giustificata dal contesto in cui vivo e opero, e dalle esperienze personali di vita che mi hanno portato a sentire sulla mia pelle l’opera ed il pensiero di SIGNOR MAGISTRATI, dotati di un’umanità e di una correttezza morale non comune, che hanno reso la mia città e la mia terra, ancora dilaniata, la patria della legalità) IO CONTESTO.
Contesto, ossia ho il coraggio di farlo!Da vvocato quando l’errore è evidente e siano appurati tutti i necessari presupposti, IO CONTESTO perhè in nome di un potere non può ledersi il diritto alla difesa in senso concreto (e non solo processuale) o alla pronuncia di giustizia della parte offesa.
IO CONTESTO, Frà, con i dovuti modi e con gli strumenti della legge.
Il problema è capire però se si ha la forza di andare oltre.
Personalmente, io so andare oltre e mi servo – secondo l’etimo – della legge, di qualunque legge, anche di quella per cui è questione se dovesse essere il caso; senza abusarne, ma perchè non usarla?
Però bisogna essere consapevoli della chiamata alle armi che si fa a se tessi, di essere in pima linea in una guerra che certamente, in quanto tale, lascerà sul campo morti e feriti.
Alla fine, come sempre, è sempre una questione di scelta.
Mi piace il tuo post, Cicero. Come dice Mauro: chiaro e pulito.
D’altronde il tema del “chi controlla i controllori” è da anni inesitato, mi pare. E anche nelle ultime righe del commento di Anna, qui sopra, si trova proprio il punto che ritengo centrale alla questione: la consapevolezza del controllore. O mi sbaglio?
Sì, sì…la consapevolezza del controllore, del controllato e di chi da titanico e ‘irresponsabile’ di turno, si spoglia dell’anonimato e va all’assalto. Ma quanti sono, benedetti ragazzi?