Omeopatia: scommettiamo che in Italia sparirà?

Leg­ge­te­vi bene que­sto arti­co­lo sul Cor­rie­re. Tut­ti colo­ro che fan­no uso di que­sto siste­ma tera­peu­ti­co in teo­ria pos­so­no gioi­re, giu­sto?

E inve­ce non dovreb­be­ro, per­chè qua­si sicu­ra­men­te l’o­meo­pa­tia spa­ri­rà dal­l’I­ta­lia (ter­re­no ormai fer­ti­le per le mul­ti­na­zio­na­li far­ma­ceu­ti­che gra­zia alla mania ipo­con­dria­ca, iper­far­ma­co­lo­gi­ca, divo­ra-aulin degli ita­lia­ni).

Il per­chè è pre­sto det­to: come scrit­to ben chia­ro, solo i pro­dot­ti gene­ri­ci andran­no sot­to­po­sti ad un pur seve­ro test di qua­li­tà, teso a scon­giu­ra­re con­ta­mi­na­zio­ni e infe­zio­ni.

Tut­ti gli altri (ovve­ro quel­li che han­no un’im­por­tan­te fun­zio­ne tera­peu­ti­ca) dovran­no dimo­stra­re la pro­pria effi­ca­cia. Il che non sareb­be per nul­la un male. Anzi. 

Ma… c’è un ma. Anzi due. No… tre.

Il pri­mo: nel­la pro­du­zio­ne del­l’in­du­stria far­ma­ceu­ti­ca il 75% dei pro­dot­ti non ser­ve a un caz­zo (vedi que­sto post) per ammis­sio­ne degli stes­si ammi­ni­stra­to­ri dele­ga­ti del­le sopra­ci­ta­te mul­ti­na­zio­na­li, però li ven­do­no lo stesso.

Il secon­do: chi finan­zie­rà le ricer­che in que­stio­ne? Se saran­no le case pro­dut­tri­ci dei pro­dot­ti omeo­pa­ti­ci tut­ti gri­de­ran­no all’in­ciu­cio. Se saran­no quel­le far­ma­ceu­ti­che tra­di­zio­na­li nes­su­no gri­de­rà all’in­ciu­cio ma stra­na­men­te nes­sun pro­dot­to omeo­pa­ti­co risul­te­rà effi­ca­ce.

Il ter­zo: quan­d’an­che esi­stes­se un orga­ni­smo super par­tes che ese­guis­se le inda­gi­ni, con qua­le meto­do lo farà? 

Già, per­chè l’o­meo­pa­tia non segue il prin­ci­pio di cura­re il sin­to­mo, ma l’uo­mo. E qua­le meto­do scien­ti­fi­co ver­rà appli­ca­to? Quel­lo attua­le basa i suoi risul­ta­ti sul­la spa­ri­zio­ne dei sin­to­mi, non sul­l’e­li­mi­na­zio­ne del­la pato­lo­gia.

Quin­di?

Sem­pli­ce! Fac­cio una pre­vi­sio­ne da Man­dra­ke.

Entro due anni tut­ti colo­ro che voglio­no curar­si con l’o­meo­pa­tia saran­no costret­ti ad emi­gra­re

Il che, visti i tem­pi che cor­ro­no, non è nem­me­no una brut­ta pro­spet­ti­va, a ben vedere.

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