Noemi Letizia (quella di “Papi”): va bene tutto, ma su Repubblica esagerano!
Sulla home page di Repubblica trovo questo titolo:
Parla il fotografo del book di Noemi “Troppe stranezze su quelle immagini”
Esce allo scoperto il professionista che ha scattato le foto della ragazza che chiama “papi” il premier.
“Situazione sgradevole. Anche la famiglia si è comportata in modo incomprensibile”
Poi leggi l’articolo... nulla di quanto espresso, se non un’intervista con il manager dell’agenzia che ha fatto il book della ragazza tre anni fa. La fotografa che l’ha realizzato non lavora più per loro da qualche anno, e il manager di Noemi si ricorda a malapena. Tutto qui. L”unica frase che esprima qualcosa di simile al titolo è:
“Non ne sapevo davvero nulla, eppure abito qui, Noemi era passata da qui. Però né io, né alcuni miei amici esponenti a Napoli del Pdl, lo abbiamo mai sentito nominare il suo papà.
Non parla il fotografo, ma il presidente dalla società. Non si ricorda della ragazza e non è al corrente di nulla. (Siamo a Napoli, dove farsi i fatti propri è un’abitudine sana e consolidata). Non parla dei familiari ne’ di situazioni sgradevoli.
E questa sarebbe informazione?
Il fatto è che “l’omertà” è una pratica ancora largamente usata in Italia (forse soprattutto al Sud, e non solo dai mafiosi).
Beh,vorrei dire due paroline sul perché non biasimo gli omertosi. In un Paese in cui chi si difende dalle rapine finisce in galera mentre i rapinatori no, chi denuncia e fa inciriminare i delinquenti vede gli stessi impuniti e deve cambiare identità e vivere sotto scorta, in un Paese dove si scoprono collusioni costanti tra le forze dell’ordine e le associazioni mafiose (per cui in pratica denunci i camorristi ai camorristi), chi può bisimare l’omertà? L’omertà è disprezzabile in quei Paesi in cui chi sbaglia paga davvero, in cui lo Stato è il primo alleato dell’onesto cittadino, in cui la fiducia verso le istituzioni è costantemente supportata dalla loro presenza forte e rassicurante nella vita quotidiana della società civile. Ma se si deve vivere come viviamo noi oggi in Italia l’omertà andrebbe chiamata in un altro modo, in un’accezione meno negativa, forse il termine “istinto di conservazione e di sopravvivenza” sarebbe più adeguato?
Questo interessantissimo commento mi ha confusa. Decisamente.
La faccio breve: l’omertà è la conseguenza di un paese irrimediabilmente corrotto (e quindi i poveri onesti cittadini sopravvivono all’insegna del “si salvi chi può”)? o invece un paese è corrotto perché nella cittadinanza ha prevalso la logica omertosa, mafiosa, opportunista, affarista, furbesca, vile, codarda?
Non vorrei che la mia domanda sembrasse un puro esercizio di logica.
Perché, a seconda della risposta, le idee che ci possiamo fare su quello che è il nostro individuale grado di responsabilità sono molto diverse.
Nel primo caso siamo vittime inermi in balia degli eventi, nel secondo caso siamo, nel nostro piccolo, corresponsabili.
Se Mike Bongiorno deve fare la fila per gli auguri di natale a Berlusconi e il padre di Noemi, un semplice militante, salta la fila, mentre nessuno nei quadri di partito lo conosce … la cosa puzza, e puzza ancora di più se teniamo conto dei suoi trascorsi giudiziari.
Quali, quelli del padre di Noemi?
Si del padre di Noemi, questo stando a quello che è saltato fuori nell’ultima puntata di Anno Zero, la settimana scorsa.
Apperò…