A quale scopo?
Da bambina desideravo volare ma non su un aereo; cosa che in seguito ho anche fatto, come quasi tutti noi, ma mi sembrò non molto diverso dallo stare in autobus, o meglio sul torpedone di Linus.
Mi sarebbe piaciuto volare in elicottero. Lo desiderai al punto che un giorno ne chiesi un modellino in regalo a mia mamma.
E lei me lo comprò. Io ci giocai fino a doverlo archiviare per usura!
Che cosa mi affascinava tanto? era una questione di geometrie. Certo allora non avrei saputo usare queste parole per dirlo, ma mi piaceva immaginare i paesaggi che ero abituata a vedere da terra da un’altra angolazione e distanza.
Immaginavo il senso di liberazione quando il velivolo si stacca dal suolo; immaginavo il rombo del motore, il movimento delle pale e il polverone che esse avrebbero sollevato, e poi la virata e tutto il mondo con tutti i suoi drammi allontanarsi, la confusione incessante delle città scomparire rapidamente, i rimproveri gratuiti degli adulti divenire suoni privi di significato dispersi nell’etere e, soprattutto, la verifica sul campo della tridimensionalità dello spazio. Non sono geometrie queste?
Cambiare dunque prospettiva in tutti i sensi, non solo sul piano fisico ma anche emotivo e mentale.
Allora adoravo il caleidoscopio, ci giocavo a lungo. Erano incredibili tutte quelle infinite combinazioni geometriche colorate.
Immaginavo che il volo in elicottero potesse offrire uno spettacolo equiparabile.
Il mio era un esercizio di stile ovviamente, poiché su un elicottero vero non ero mai salita in vita mia; potevo dunque solo compiere uno sforzo di immaginazione. Ma credevo che da lassù qualsiasi visione negativa, riduttiva, limitata della vita si dovesse dissolvere.
L’elicottero è un mezzo che definirei di perlustrazione oltre che di trasporto. Può volare a quote sufficientemente basse da ispezionare una città. Ben altra cosa del volo “asettico” a diecimila metri di quota di un aereo intercontinentale.
La mia idea di elicottero contemplava la possibilità di un allontanamento dal dettaglio senza tuttavia perdere la visione di insieme. Questo era il punto di tutto.
Ma una volta diventati adulti, forse si piloterà un elicottero per necessità, per mestiere, o forse anche perché si è coltivato il sogno da bambini così tanto da riuscire un giorno a concretizzarlo, ma… chissà se ci si ricorda ancora per quale ragione la nostra mente, quando era ancora sgombra di pregiudizi, ancora libera, desiderava così tanto staccarsi dal suolo?
Se ne parla spesso di staccare la mente dalle emozioni incontrollate e dal flusso incessante di pensieri, ma bisogna ammettere si è normalmente “immersi in questo mare” ed è quindi logico domandarsi: perché staccarsi da tutto questo? A quale scopo?
È un salto nel buio, in effetti, agli occhi di chi non lo ha mai compiuto nemmeno per pochi istanti in vita sua. È come chiedere ad un pesce rosso di uscire dalla sua boccia di vetro.
“Perché?” – ci domanderebbe se potesse parlare – “morirei”.
E se noi gli dicessimo di no, che non morirà, che gli insegneremo come nutrirsi ugualmente dell’aria di cui necessita, in ogni caso (credesse anche ciecamente alle nostre rassicurazioni; o meglio, se l’aria non fosse il problema), comunque sarebbe certo che un altro modo di sentirsi vivo, oltre a quello che già sperimenta quotidianamente, non può esistere. Penserebbe semplicemente: “tanta fatica per nulla”.
ma alla fine … a parte che i pesci fuori dall’acqua crepano, comunque gliela racconti … ci sei salita o no sull’elicottero???? M.
Ciao M,
il pesce rosso nell’arco della sua breve esistenza in effetti non ha grandi speranze… ma mi pare di ricordare che i mammiferi derivino dai rettili che prima erano anfibi e in origine pesci che hanno abbandonato il mare per stabilirsi ed evolvere sulla terra ferma; certo il tutto è avvenuto in alcune centinaia di milioni di anni, sempre che si creda alle teorie evoluzionistiche ovviamente :smirk:
Per quanto riguarda l’elicottero… macchè nemmeno una volta!
In realtà io conosco un pilota di elicottero ma non gli affiderei la tua vita per nessuna cifra.. :cuss: .
Ciao Fede,
e dire che io conosco ben due piloti di elicottero! Ma uno è andato a lavorare in California, che non è esattamente dietro l’angolo, l’altro è elicotterista militare e quindi non può trasportare civili, che io sappia.
Insomma mi terrò questo sogno nel cassetto ancora per un po’!
Grazie per il fatto di tenere alla mia vita :smirk:
Per un pò di tempo, il “mio” pilota è stato assai vicino ad una mia denuncia alle autorità umane, poiché dal suo naso passava più coca che aria per respirare (…)
Il mio cuore è anche orientato verso il ‘bene comune’ e dacché io ricordi, l’ho sempre avuta e dimostrata con un certo grado di benevolenza costante verso l’altrui…
Goodnight all
Magica mente che di magico non ha niente perchè è la magia stessa che con essa si esprime soavemente.
A quanto pare hai volato su qualcosa di simile all’elicottero…proprio come desideravi.
Caleidoscopica persona le porgo i miei saluti e ringraziamenti
per il bel racconto.
Aerei, elicotteri, racconti … mi vien in mente il caro vecchio
Ricchard Bach…e gli occhi lucidi a ricordar la copertina del gabbiano.
E i cari pesci rossi non si minacciano con lo sguardo felino…
l’unico modo è esser noi stessi pesci e mostrar loro che si
può anche respirar “altrove”
Grazie Ivanos, quanta poesia nelle tue parole! Mi è sceso un brivido lungo la schiena leggendole, malgrado questo caldo afoso :coffee:
credo che questo brivido arriva proprio da ciò che intende una mia amica per “vibrazione” (guarda caso proprio cercandone il significato googglando son capitato poi su questo blog)…presumo che la consapevolezza della magnificenza delle cose e dell’unione delle stesse ne sia espressione diretta…
vado un po’ a naso …
lascio che le mie parole fluiscano dal mio respiro
…io ringrazio te che crei spunti così interessanti proprio perchè esprimi il tuo sentire più intenso e personale
toh che testone dimenticavo…il titolo del blog…e che ci sono completamente immerso nello scopo mentre scrivo :-)…
non lo descrivo…fluisco con esso