Un movimento
Come si fa a non venirne continuamente travolti, a trovare un’oasi di pace dove tutto si placa, dove la mente si espande e si calma come un limpido mare?
È tutto così doloroso eppure così bello, infinitamente bello…
Se dal centro di una galassia fosse possibile esistere e stare immobili ad osservare quella miriade di luci, quella infinità di punti luminosi che accende la notte, e seguire con lo sguardo il loro lento muoversi circolarmente, come un fiore che si espande durante un lungo inspiro, un’orchestra di luce e movimento, che illumina miriadi di mondi, che nutre ogni essere, ogni più piccola vita che questi mondi ospitano, quale fortissima traenza produrrebbe tutto questo, quale irresistibile desiderio di venirne travolti, inghiottiti, divorati.
Ed è un momento; l’attenzione si posa lì, all’esterno del nostro essere, e come per effetto di una potente forza centrifuga, si viene immediatamente catturati finendo in periferia di se stessi.
Piacere e sofferenza si mescolano, si alternano, danzano in una sinfonia di note e di colori.
…Ma com’è dolce naufragare in questo mare…
Eppure, dopo un lungo peregrinare durante il quale si è dimenticato il nucleo, il centro, il proprio cuore, riflessi in mille specchi colorati, in uno di essi si potrebbe per un istante, per un puro caso, incontrare la propria immagine e, pur senza riconoscerla, percepire un sapore diverso. Un desiderio nuovo può allora fare breccia, una speranza di trovare la via maestra si fa strada, ma non si sa per dove andare, ne perché, ne esattamente cosa si va cercando.
È come un richiamo, una nostalgia. Ma le forze in gioco di questo immenso ciclone sono potenti e, quando cominciano a ledere, a produrre sofferenza, quando le si sente comprimerci, stringere come una morsa, si cerca di evitarle contraendosi, quasi nella speranza che la contrazione prodotta le allontani un po’ dal nostro involucro. E invece di trovare un momento di tregua, si sta fornendo loro ancora più spazio e minore resistenza.
Il dolore ancor più del piacere può allontanare dal proprio nucleo, dal cuore, sempre più contratto da paura e turbamento prodotti dal trovarsi immersi in un movimento dal quale sembra impossibile emanciparsi.
Allora diventa sempre più urgente fuggire, sottrarsi, disertare ma tanto più si avverte questo bisogno e tanto più potente diventa quella forza attrattiva. Si vorrebbe gridare, respirare ma la paura induce ad un irrigidimento che rende questa giostra se possibile ancora più dolorosa, ancora più feroce e al tempo stesso seducente.
Solo chi ha già attraversato questo immenso mare e ha trovato la strada per uscire dal labirinto può indicarci il cammino.
Può indicarci a dire il vero il modo di osservare, la via per poter scorgere il labirinto dall’alto, da quello spazio normalmente precluso alla vista.
E da lì, da quella diversa angolazione, ciascuno potrà trovare la propria strada, il proprio individuale percorso per giungere lì dove si espande lo spazio interiore, dove un viaggiatore stanco può trovare riposo e conforto, dove troverà sé stesso e potrà liberare ogni tensione in un ampio e luminoso sorriso. Quel luogo che tanto lontano pare, è il più vicino. Eppure esso è il più inaccessibile di tutti i luoghi. Questo luogo così impenetrabile si trova proprio qui, al centro di noi stessi.
Ehi Valery, non finisci di stupirmi.
Si, continui a stupire anche me. Scrivi benissimo, ed il tuo cuore trasuda poesia ed intelligenza.
Ma tuo marito sa che donna ha sposato?
Ilia
Immagino sia convinto di saperlo…
Le nostre certezze sono la nostra ancora, ma anche la nostra catena… :coffee:
Valery, concedimi questo azzardo: le vostre certezze e il vostro amore sono il vento che da poppa gonfia le vostre vele permettendo il Movimento e questo è perfetto, ma mi sovvengono le parole di un grandissimo Maestro, che più o meno dice così: ‘per quanto una barca può essere tecnologicamente avanzata, essa è un effetto del mare e i naviganti non possono che riporre la loro fiducia nel mare…’
Ciao
m
Caro Fede, perché scrivi: Le “vostre” certezze?
Io non ho molte certezze per dire il vero…
Azzardo anch’io: il vento che gonfia le vele non è fatto di certezze ma del senso del mistero, di desiderio di attraversare il grande mare, di concentrazione per condurre la barca al meglio delle proprie possibilità, di attenzione verso l’imprevedibile movimento delle acque, per entrare con queste in risonanza, in sintonia.
Ma tutto questo è solo il mezzo…
Il fine è lo scopo ultimo della nostra ricerca, ma se le nostre convinzioni ci fanno credere di sapere già tutto, allora non rimane nulla che valga la pena di essere ricercato…
O no? :beer:
…nelle profondità oceaniche di sono mondi bellissimi a volte astrusi…
Un chiarimento per Fede: per “nostre” certezze mi riferivo alle sue, non alle mie. Per me ogni Essere è un oceano insondabile…
Cara Vale,
ti rispondo solo adesso poiché prima ho avuto problemi di connessione, poi un amico è venuto a prendermi e mi ha portato sui navigli.
Sinceramente credo che abbiamo tirato in ballo di tutto e di più, concetti importanti come le certezze, il mistero, il coraggio e la vita stessa, quindi forse a noi conviene andar cauti con i giudizi, proprio per il fatto che rischiamo di arenarci e rimanere bloccati e per cosa poi?!: magari perché siamo stanchi e accaldati e allora succede che le parole di cui sopra le percepiamo prive di senso… Io credo che tu abbia ben parafrasato la metafora del Vetusto Maestro…
Nvu
o
Si Fede, certamente… hai ragione, un pochino stanchi e accaldati lo siamo di sicuro :smirk:
Ma è comunque sempre un piacere scambiare opinioni con te.
E questo proprio perchè le nostre sono opinioni, non giudizi… :coffee:
La tua dolcezza traspare, sempre, dalle tue parole: eh si, tuo marito è davvero fortunato…