Perfezione e dintorni
Fra qualche giorno (finalmente!!!) vado in vacanza ma prima di partire vorrei approfittare ancora una volta della gentilezza di Franz (nel pubblicarmi le follie che scrivo) e della pazienza dei visitatori che mi leggono, per raccontare un episodio che, nella sua semplicità, ha costituito – per me – un importante insegnamento di vita; motivo per cui desidero condividerlo.
Luogo: un muretto in pietra, in montagna, in mezzo agli orti, situato all’ombra di ampie fronde degli alberi.
Una giornata meravigliosa, attorno tanto verde e un cielo azzurro intensissimo da farne quasi sospettare la profondità.
Protagonisti: due settantenni; lui e lei avevano fatto la scuola elementare assieme, non si rivedevano da moltissimo tempo.
Cominciano a parlare fra loro con quella confidenza caratteristica di chi si è conosciuto sui banchi di scuola e che spesso rimane intatta, anche a distanza di tanti anni, come se il tempo non fosse trascorso.
Io sono lì per caso e assisto alla loro conversazione così, semplicemente, col piacere di chi può permettersi di assaporare l’ascolto senza alcun obbligo di partecipare attivamente al dialogo.
Ciascuno di loro racconta un po’ di se’; stanno lì seduti sul muretto in pietra e ogni gesto, anche se involontario, inconsapevole, contiene in se’ qualcosa che sembra fare parte di un rito magico.
Lui racconta il suo divorzio, avvenuto molti anni prima, e l’incapacità della ex moglie di accettare l’ineluttabile invecchiamento. Racconta di come per lei la chirurgia estetica fosse diventata una vera ossessione.
Dice che lei aveva un corpo bellissimo ma del tutto innaturale e lui questa cosa ad un certo punto non riuscì più ad accettarla.
Qui mi inserisco io sostenendo che questa fissazione di “rifarsi” alla fine è qualcosa di non molto diverso da quella forma di sottomissione che nei paesi islamici impone alle donne di coprire il volto. Si tratta di una modalità senz’altro più sottile e raffinata ma nella sostanza altrettanto castrante.
Volevo vedere la reazione dei miei interlocutori, per dire il vero, ma immaginavo che le mie parole avrebbero sortito come unico effetto il solito sguardo vago o interrogativo o anche di sufficienza; invece mi sbagliavo:
lui dice “si, sono d’accordo con te” e guardando ora e per la prima volta negli occhi, la sua ex compagna di classe si rivolge a lei con queste parole:
“vedi, tu per esempio, una volta eri la donna più bella del paese. Oggi gli anni sono passati anche per te, sei un po’ ingrassata e invecchiata, è inevitabile, ma (a questo punto dirige lo sguardo nel vuoto come stesse osservando qualcosa di visibile solo ai suoi occhi) questo è… perfetto. Tu… – e di nuovo la guarda con intensità – sei perfetta così come sei”.
Ha usato proprio la parola “perfetta”. Dicono che l’amore è cieco; forse l’amore lo è; ma l’Amore invece ci vede benissimo!
Non avevo mai assistito ad una dichiarazione d’Amore tanto intensa, tanto discreta, tanto assoluta, tanto priva di dubbi, tanto elegante, tanto sincera quanto questa.
Io credevo che “perfette” fossero solo le gnocche di questo blog.
Ma a giudicare dall’espressione di quell’uomo, dall’intensità del suo sguardo, dal trasporto delle sue parole, per la prima volta ho compreso che forse, finora, qualcosa di fondamentale mi era sfuggito.
Un abbraccio estivo a tutti voi!
Ciao Vale.
Forse, come tutti, in passato non hai colto sfumature d’amore o addirittura contenuti interi: ma questa volta c’eri e hai colto…
:beer: :beer: