Ho un ricordo
Ricordo me stessa bambina seduta sul pavimento di casa, tanti giocattoli sparpagliati e io scelgo il caleidoscopio.
Ci guardavo dentro a lungo, mi piaceva osservare la trasformazione di un’immagine nell’altra.
Sembravano fiori che sbocciano ciascuno dalla corolla del precedente.
Ero troppo piccola per sapere che all’interno sono contenuti degli specchi e che pochi frammenti di plastica colorata, per effetto della riflessione e del movimento, producono immagini geometriche sempre diverse e perfettamente armoniche.
Il suo funzionamento mi era del tutto sconosciuto, ma ricordo che non c’era nulla fra i miei giochi che mi affascinasse tanto quanto quel tubo di plastica rossa dentro il quale potevo osservare il susseguirsi di un movimento dentro l’altro.
Un gioco eterno, senza soluzione di continuità. Un gioco circolare, non c’è inizio non c’è fine, nessuno ha vinto, nessuno ha perso, non si è andati da nessuna parte.
Il vecchio fa spazio al nuovo, nulla si ripete, nessuna figura è identica a un’altra, niente è mai come prima.
Un rappresentazione (ma di questo me ne resi conto molti anni più tardi) del mondo sensibile.
La mente produce immagini e pensieri che nascono uno dall’altro in un ciclo senza fine. Il solo battito d’ali di una farfalla ne può mutare all’improvviso la colorazione prevalente.
Le giornate si succedono, sempre diverse fra loro, sempre nuove, eppure combinazioni degli stessi elementi.
Le stagioni. Inverno, primavera, estate; l’autunno e di nuovo l’inverno.
La neve imbianca i tetti, e i campi, le strade, i rami spogli degli alberi.
E cala il silenzio.
Un lontano ricordo bussa alla porta. Lo si guarda con curiosità, poi con gioia e forse con leggerezza. Lo si lascia entrare, lo si accoglie come un dono prezioso. Un profumo che si credeva per sempre perduto si diffonde nell’aria e scalda il cuore.
Qualche volta lo stesso disegno ritorna due volte, non si sa perché.
Non lo si attendeva; era rimasto sepolto fra montagne di eventi e il tempo ne aveva sbiadito i contrasti, stinto i chiaro scuri che erano stati una volta nitidi e forti.
E i colori nuovamente si saturano.
Ma il caleidoscopio gira ancora e l’immagine ricomincia a mutare.
Allora scende una lacrima silenziosa, ma voleva essere un ululato nella notte.
Bello. Punto.
L’importante e’ che non sia sempre e solo malinconia.
I ricordi possono una fonte di energia incredibile per la vita e per l’equilibrio.
M
E’ raro trovare persone che uniscono sensibilità, capacità di osservazione, di analisi, e padronanza “poetica” nell’esporre le loro considerazioni, mai banali.
Tu sei una di quelle e, senza entrare nel merito di questo post, devo dire che è sempre un piacere leggerti, con il tuo stile essenziale e delicato.
Buon Agosto.
E grazie.
Che dire? Grazie e tutti voi che mi leggete e commentate e stimolate un po’ di vena creativa che ogni tanto fa capolino fra le varie vicissitudini della mia vita. E naturalmente grazie a Franz che mi ospita :beer:
Come ho già detto in un altro post, è difficile rinchiudere nel minuscolo recinto delle parole ciò che l’anima vuol dire.
Ma il tuo bellissimo messaggio libera la voglia di raccogliere qualche pensiero sparso, di quelli che, solitari, vagano nell’iperuranio dell’esistenza quotidiana, incapaci di orientarsi verso la superficie della mente per concedersi, finalmente, alla coscienza…
Oltrettutto, questa, tarda, è l’ora per me congeniale per farlo, perchè è l’ora in cui, lontano dai clamori e dai rumori della vita, vibrano le corde nascoste e si posso ascoltare i sussurri dell’anima…e diventa più facile raccontare, confidarsi.
Le giornate si succedono…
Sono convinto che noi, esseri umani e macchine pensanti, se riuscissimo ad ascoltare il silenzio che c’è dentro, ed a parlare fra noi, probabilmente ci accorgeremmo che facciamo tutti gli stessi pensieri, e forse anche nello stesso momento!
Come se il “software” che gira in ciascuno, fosse lo stesso per tutti, con le uniche e piccole differenze indotte, per così dire, solo dall'”hardware”… quello si, differente per forza.
Che strano, forse siamo stati già clonati e non ce ne siamo mai accorti…
E poi, il caleidoscopio, che gioco meraviglioso è stato anche per me che cercavo, agitandolo convulsamente, di far emergere sempre più nuove figure e che, per renderle più brillanti e godere appieno dell’armonia dei colori, puntavo scioccamente verso il sole…
Le stagioni si succedono…
Questa mattina pensavo a mio padre.
Di fronte ad un impareggiabile mare pugliese, verde ed azzurro e dalla trasparenza cristallina, gentilmente solleticato dal profumo, ora tenue ora intenso, del timo e del rosmarino selvatici, che crescono rigogliosi a ricoprire le dune fossili di questi posti, dove la Natura mediterranea ha conservato (per quanto ancora?) tutta la forza che il tempo ha scatenato per disegnarli… nel silenzio rotto solo dalla voce, rada, di qualche bambino che fa emergere quella spumosa e bianca, frizzante, delle onde… guardando l’orizzonte e perdendomi con lo sguardo laggiù, fino a distinguere la curvatura terrestre…
Pensavo a mio padre, ed al peso dei suoi anni.
Ricordo quando anche a me fu regalato il caleidoscopio, quando mi spiegò come funzionasse e come usarlo…Mi disse:” Trattalo con cura, qui dentro ci puoi vedere i disegni del destino…”
Io naturalmente non capii cosa volesse dire, si riferiva senz’altro alle tantissime combinazioni casuali che potevano generarsi in quel tubo magico.
Chi lo sa…
Adesso è un giovane di 82 anni, sul viale del tramonto, con quello sguardo ancora bambino che nasce da due occhi che hanno conservato il colore di quel mare in cui, innumerevoli volte, mi ha fatto giocare, forte, sicuro e dove io, felice e spensierato, ho imparato ad amarlo.
Quello era il paradiso..
Improvviso, sento emergere, struggente e prepotente dentro di me, il bisogno, di tornare, anche solo per un istante, in quel mondo meraviglioso e di riaffacciarmi alla finestra dei ricordi, per rivedere quel bambino e risentire anche solo gli odori ed i suoni di allora, oramai scomparsi nelle infinite pieghe del tempo…
Invece, alle mie orecchie, giunge la voce di una bambina che stava lì vicino e che chiamava suo padre.
Mi ha fatto ritornare, immediatamente, lì, dov’ero…Solo un attimo per riadattarmi alla realtà, come quando si entra in una stanza dopo essere stati alla luce del sole per un po’…
Ecco, adesso penso a quanto velocemente volano gli anni, ora che ho l’età che aveva lui quando mi faceva giocare ed io lo vedevo grande ed importante ed unico…Ora so cosa e come pensava.
Adesso è lui che ha bisogno della mia forza, adesso è lui che deve essere accudito (“hai preso la pillola?…”), adesso sono io che cerco di distrarlo dai suoi pensieri e ricordi; vorrei riversare su di lui tutto l’amore che mi ha donato…ma non sempre ci riesco.
Che presa per i fondelli, la vita!
Puoi a malapena assaggiare la torta e già sai che devi lasciarla…
Ancora uno sguardo al caleidoscopio, già un’altra immagine si è formata, nell’alternanza dell’esistenza: un altro giro di giostra.
In fondo, come i pezzi di plastica colorata al suo interno vivono in una sequenza di immagini virtuali che può apparire infinita, penso che tutto nasce da pochi elementi primordiali. Che ripetono se stessi…
Il DNA, il software che ci determina e caratterizza nelle infinite sfaccettature biologiche che rappresentiamo, è costituito dalla successione di sole cinque basi azotate, che si ripetono in sequenze infinite, secondo un disegno ben stabilito…
La musica, con le meravigliose melodie ed in tutte le sue vibrazioni, nelle sottili ed armoniose trasparenze, è generata sempre e solo da sette piccole note (alle quali vanno aggiunte cinque alterazioni cromatiche, lo sò…). E solo l’anima e lo spirito di esseri assolutamente superiori sanno organizzare, mescolare, impastare e comporre in infinite combinazioni quelle piccole note, creando così capolavori dell’arte in un ‘caleidoscopio’ di emozioni (penso ad artisti come Chopin, Beethoven, Listz)…
I colori fondamentali sono solo tre, il rosso, il giallo ed il blu…
Ma tutti sappiamo quanti e quali infinite sfumature cromatiche possono avere
tutti gli oggetti del mondo, quanti colori possiamo sperimentare ogni giorno e quante emozioni possono sucitare, per esempio davanti al rosso e arancio infuocato di un bel tramonto, o di fronte alle tinte tenui e delicate di un quadro. E tutto questo partendo da soli tre elementi cromatici primordiali..
Forse farei meglio a pensare che le agognate ferie stanno già per finire, che tra pochi giorni dovrò rimettermi l’abito mentale di sempre ed accantonare queste sensazioni…
Invece no. Voglio continuare!
Mi viene in mente il Mandala tibetano…in fondo la parola vuol dire ‘contenere l’essenza’(dal sanscrito), ma che si può interpretare anche come ‘cerchio o circonferenza’ oppure ancora, allargando il concetto, lo si può intendere come ‘ciclo’…
Ed in fondo parliamo proprio del ciclo della vita, di quanto rapide siano le transizioni e trasformazioni in essa, della sua effimera durata, dell’essere e del divenire, dei dubbi che ci attanagliano e dei ricordi che ci accompagnano…
Hai proprio ragione, viene voglia di ululare…
Accidenti, dove è finito il mio caleidoscopio?
bellissime sensazioni.. e ricordi toccanti.. non rammento di aver
giocato con un caleidoscopio.. ma il resto lo riconosco perfettamente
a voi :beer: :beer:
Ciao Sandro.
Scusami se rispondo solo oggi ma, problemi hardware mi hanno fatto penare non poco…
Sono contento che ti sia piaciuto il commento e ti ringrazio per le belle parole che hai scritto…
Se riconosci quelle sensazioni vuol dire che anche tu, come me, hai avuto la fortuna di avere ottimi genitori ed un’infanzia serena…
Attimi fuggenti della vita…
Ti auguro prosperità e salute.
:beer: :beer: :beer:
È bellissimo il tuo commento e ti ringrazio.
Dov’è finito il caleidoscopio? Non ci crederai ma il mio di allora è ancora “vivo”: sono riuscita a conservarlo!!!
Beata te!
Dei miei giochi di allora mi è rimasta solo la locomotiva di un trenino elettrico della LIMA (splendida riprodizione di una motrice a vapore dei primi del ‘900…).
Evidentemente, il mio destino di viaggi era già segnato…
Grazie per le belle parole.
:beer: :beer: :beer:
Hai detto niente! Io, oltre il caleidoscopio, di allora conservo una bamboletta di nome Mimì e un orsacchiotto.
Il trenino della Lima lo ricordo perfettamente ma non riuscii nemmeno a farmelo regalare… Sigh! :smirk:
Scusa la domanda, Vale, che potrebbe denotare una scarsa conoscenza delle cose della vita… ma il trenino, non era considerato un gioco “per maschietti”?
:oogle:
Era considerato si, ecco appunto per quale motivo non sono riuscita ad averlo!!! Mah…
Certo che, per un genitore, deve essere cosa dura assistere al sovvertimento dei classici canoni di gioco: “femminucce” con le bambole, “maschietti” con i trenini…
Naturalmente scherzo; :stfu:
credo che il bambino, soprattutto il bambino, debba essere lasciato alla sua innata creatività, che lo porterà inevitabilmente a scegliere un gioco piuttosto che un altro, anche se le convenzioni sociali potrebbero classificare tali scelte come “strane”…:noshake:
L’importante è ricordarsi, da adulti, ogni tanto, di prendere per mano ciò che resta del bambino che è in ognuno di noi e fargli fare un giro di giostra…
Sono sicuro che anche la società ne trarrebbe vantaggi enormi.:smirk:
Salutami Mimì e l’orsacchiotto…
Bye.
Si si anche i miei genitori la pensavano come te. Ma in quanto al trenino… niente da fare! Forse avevano paura che prima o poi avrei potuto prendere in primo treno :beer:
Continui a risvegliare ricordi accantonati e relegati in un angolo nascosto del mio essere…
Io, quel treno, l’ho preso un bel po’ di anni fa…
Ho ancora davanti agli occhi la scena, come in un film che non mi apparteneva ed interpretato da altri…
Ricordo il colore porpora di quel pomeriggio avanzato, che nei lampioni e nelle insegne dei bar già diventava sera…
Ciò che restava della serenità, protetta ed ovattata, della mia vita da ragazzo era lì, sulla pensilina sotto di me, coi più classici dei fazzoletti in mano ad asciugare occhi e nasi rossi per il pianto…
Quelle lacrime, silenziose e discrete, ogni tanto bagnano ancora il mio viso…
Che faccio, ululo? :oogle: