Tecnologia interiore: il passaggio al limite non è solo un’operazione matematica

Il passaggio al limite è quella cosa che ti tocca fare in matematica quando occorre passare dal mondo teorico a quello reale.

Senza fare un trattato, per spiegare questa operazione possiamo fare il seguente esempio: abbiamo un piatto rotondo. Vogliamo sapere quant’è grande ma per misurarlo abbiamo a disposizione solo dei quadratini di plastica. Mettendoli uno a fianco all’altro copriamo più o meno la superficie del piatto, lasciando alcuni spazi scoperti e coprendone altri in eccesso.

Così facendo, otteniamo una misura approssimativa. Questa misura può diventare più precisa se diminuiamo la dimensione dei quadratini. Arriveremo quindi a definire la superficie del piatto con ottima approssimazione, ma non sarà mai quella reale. Questo sarà possibile solo nel teorico caso in cui i quadratini avranno superficie nulla. Ma nella realtà in questo modo non otterremmo alcuna misura.

Usando la matematica invece si ottiene proprio… la dimensione esatta, utilizzando uno strumento chiamato “integrale”.

Questo strumento matematico implica un calcolo eseguito ipotizzando che la dimensione del nostro quadratino “tenda” al limite teorico di zero (superficie nulla).

E’ un passaggio matematico che però rappresenta perfettamente una cosa: il passaggio dal mondo delle idee (l’approssimazione successiva dei quadratini) a quello reale (l’effettiva misura della superficie del piatto).

La fisica ha fatto grandissimi progressi dai tempi di Planck e compagni, e oggi, grazie a strumenti matematici e operatori di estrema raffinatezza e complessità, quello che sta accadendo è la stessa cosa; il passaggio al limite che opera il salto tra il mondo della materia (quello delle idee) e quello dell’energia (il mondo reale).

Fino ad Einstein questi due mondi erano distaccati, separati e regolati ognuno da leggi inapplicabili nell’altro. Ma dalla relatività in poi, e soprattutto dalla fisica dei quanti in poi, tutto questo ha iniziato a cambiare.

Oggi noi sappiamo, abbiamo visto il limite della materia nell’infinitamente piccolo, tant’è vero che le più piccole particelle osservate non hanno neppure una massa, ma vengono definite solo in termini di valore energetico.

carbonLa teoria delle stringhe poi, per nominare qualcosa di estremamente recente, ipotizza (fa qualcosa di più che ipotizzare, ovviamente) una  natura “vibratoria” dell’energia come componente della materia.

In alcuni post di qualche tempo fa, avevo parlato proprio di questa natura della materia, quella di energia a vibrazione estremamente lenta.

Il punto di passaggio al limite tra le due dimensioni, quella materiale e quella energetica, non può essere un punto che assuma la qualità di una di esse;  deve essere obbligatoriamente in possesso di entrambe le nature.

Ma questa condizione è intrinseca a tutta la materia, se essa non è altro che energia “solidificata”. Quando si parla di mondo dell’illusione, non si parla di qualcosa di inesistente, ma di qualcosa che non è come lo si vede.

L’energia esiste, è la materia ad essere un aspetto ridotto della natura delle cose.

Ed è per cogliere questo che occorre una tecnologia interiore, una sorta di “integrale interiore”, un operatore che consenta alla percezione di eseguire il passaggio al limite e di varcare così le soglie di un universo percettivo ordinariamente precluso alla consapevolezza, allo stesso modo in cui la superficie reale del piatto lo è alla misurazione con i quadratini di plastica.

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