La comunicazione non è verbo dell’esperienza

Comunicazione… quante persone si riempiono la bocca di questo termine, si dicono esperte di questa… beh si, di questa scienza, per poi dimostrarsi degli ottusi fanfaroni!

Comunicare, da comunione, unione con. Unirsi con l’altro. Fondersi con l’altro. Uccidere il giudizio, quanto meno renderlo estraneo alle proprie azioni. E non presumere di sapere cosa ha dentro, a cosa pensa e perchè si comporta in un certo modo.

Avere l’onestà di riconoscere che non capiamo un beato cazzo degli altri, questo si che potrebbe essere un buon modo per iniziare a comunicare.

E chi se ne frega dell’esperienza, di quello che abbiamo vissuto e che sembra spuntare in continuazione a volerci insegnare che siccome tizio ha alzato il sopracciglio, allora sta pensando al caffè.

Ma vaffanculo all’esperienza!

L’esperienza senza sensibilità diventa puro giudizio immotivato e illetterato. Si, la fisiognomica è senz’altro una scienza ma proprio per questo si adatta solo a ciò che è meccanico.

L’unica cosa che può far comunicare due esseri è la capacità di ascoltare, al di là dei sensi, al di là dell’esperienza.

Bisogna saper buttare nel cesso in un istante un’intera vita per ascoltare qualcuno.

Sicuramente non un’impresa facile. Altrettanto sicuramente non obbligatoria. Ma almeno rendiamoci conto di questo e piantiamola di confondere comunicazione con parola.

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2 Commenti
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Sandro

Interessante post Franz, spero ne scriverai degli altri. Anche io sono ormai stufo di ascoltare o leggere lezioni sull’argomento fatte
con la carta carbone. Mi sembra che comunicare e vivere siano quasi
sinonimi, quindi se non sappiamo vivere non sappiamo neanche comunicare o viceversa. Ciao