Una visione onirica

Questa notte ho fatto un sogno: mi trovavo in viaggio con un gruppo di amici ma il clima era molto teso.

Non per ragioni oggettive (se così posso dire), ma piuttosto a causa di quel nervosismo generale prodotto dall’insofferenza, dal “male di vivere”…

Avvertendo questo scontento che mi sembrava davvero irragionevole, venni pervasa da una intensa malinconia. Unii gli indici delle mani parallelamente fra loro ma leggermente discosti affinché vi convogliasse la luce del sole e presi ad osservare la striscia luminosa proiettata su una superficie bianca.

Era curiosa perché costituita da un sottile fascio di luce molto intensa interrotto a metà da una piccola zona d’ombra.

Mi domandai: “Che cos’è la vita?“.

Osservando la piccola banda illuminata, mi risposi:

Uno stato della coscienza.

Io osservo questa striscia luminosa e so che la sto osservando, ed è bella così com’è, è un piacere guardarla. Tanto maggiore sarà la complessità di un essere vivente, tanto più esteso potrà essere lo spazio osservato.

Forse la vita per un piccolo insetto è tutta qui: questa lingua di luce sulla superficie. Per un essere evoluto come l’uomo, l’osservazione si può spingere fino allo studio di molecole complesse, di reazioni nucleari o dello stesso comportamento umano“.

Mi sembrava che in quel tratto luminoso fosse contenuto tutto il significato dell’esistenza. Assaporavo integralmente il piacere di quella osservazione.

L’intensità nell’atto di “vedere” attenuava l’inquietudine provocata dal malessere che percepivo nell’ambiente attorno a me, carico di ansia, timore e rabbia.

Mi chiesi allora che cosa ci impedisce di provare questo stato di concentrazione in ogni momento, cosa lo oscura, lo ottenebra.

Cosa lo rende quasi irraggiungibile anche se, probabilmente, da bambini quasi tutti ne abbiamo fatto esperienza, magari osservando il volo di una farfalla o gioendo di una corsa mozzafiato.

Perché proprio noi, esseri più evoluti della Terra, perdiamo quotidianamente questa meravigliosa possibilità di visione sul mondo? L’evoluzione sembra averci dato e tolto questa opportunità.

L’espansione della coscienza ci consente una più raffinata capacità di osservare ed elaborare dati, di estrapolazione e sintesi che ci ha permesso di costruire società sempre più complesse e, da un certo punto di vista, più efficienti.

Il viverci dentro ha tuttavia reso indispensabile potenziare in certa parte degli automatismi mentali di protezione, tali da rendere sempre più meccaniche e veloci molte delle azioni che noi svolgiamo nell’arco delle nostre giornate.

E, in un certo senso, per fortuna perché la quantità di informazioni complesse che noi quotidianamente utilizziamo richiede necessariamente una certa attitudine ad “automatizzare” le azioni: non sarebbe possibile, ad esempio, stare a ragionare davanti a un semaforo rosso prima di mettere il piede sul freno, non potremmo sopravvivere a lungo.

Tuttavia se la meccanicità può essere utile a “proteggerci” in un mondo sempre più veloce e complicato, d’altro canto noi corriamo il rischio di vederci intrappolati in questa sorta di “manuale biologico della sopravvivenza” e infatti siamo sempre più condizionati, più preoccupati, più stressati, più di corsa, sempre proiettati verso il momento che sarà ma ancora non è.

Siamo sempre più catturati nell’ingranaggio delle macchine che noi stessi abbiamo costruito e dalla velocità delle informazioni, delle comunicazioni e dei mezzi di trasporto.

Ma quella non è la nostra velocità; la tecnologia dovrebbe costituire un valido contributo a lasciarci più tempo libero e non a sentirci ancora più oberati. Stiamo insomma “mancando” qualcosa, non siamo mai sul “nostro treno”; con la mente siamo continuamente altrove.

Stiamo sprecando quell’attitudine straordinaria che ha differenziato l’essere umano dalle altre specie, quel “combustibile” della nostra esistenza insito nella capacità di essere completamente presenti a noi stessi e a quel che avviene attorno a noi, consapevoli, coscienti.

Manchiamo appunto quello “stato di coscienza più profondo” che conduce al semplice piacere di esserci ma anche alla capacità intuitiva, al potere “creativo” di reagire ad un imprevisto, all’immergerci in ciò che accade adesso invece di perderlo in ogni istante.

Questo “combustibile” ha costituito per secoli il “motore” dell’umanità, l’ha spinta verso la conoscenza, verso sempre nuove scoperte scientifiche, la realizzazione di opere artistiche e architettoniche straordinarie…

Un’interessante evoluzione quella dell’essere umano ma pericolosamente ad un passo da un preoccupante balzo involutivo.

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4 Commenti
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annaaa

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annaaa

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Valeria
Reply to  annaaa

Cara Annaaa, giornatine intense eh? E infatti condivido, viviamo sempre in apnea… Altro che “stato di coscienza”! Ciao!!! V

capitan baffo

molto bello… grazie