Stefano Cucchi: l’avvocato smentisce che Stefano avesse chiesto di non vedere i familiari.
Lo leggo qui sul Corriere. Addirittura, secondo l’avvocato di Stefano, i documenti mostrati ai media e quelli in suo possesso sarebbero differenti e quello in suo possesso riporterebbe solo il nome e il cognome di Stefano e nessuna firma.
Secondo l’avvocato Anselmo, Stefano avrebbe chiesto di vedere sia il cognato che altre persone, ma questo gli sarebbe stato negato dal reparto in cui era ricoverato.
Non è il primo caso di questo genere che accade in Italia, come evidenziato dalla stampa in questi giorni, ma sicuramente è quello che, grazie alla famiglia che ha trovato udienza presso i media, è riuscito a venire alla luce.
E’ evidente, come disse il bardo, che “c’è del marcio in Danimarca”.
Ora il problema è se la verità, almeno per una volta riuscirà ad emergere.
Io scommetto su “non riuscirà ad emergere”.
Quando stai male sul serio, anche se ce l’hai con il mondo, non ti viene voglia di vedere la tua famiglia o la tua compagna?
Le eccezioni ci sono, per amor del cielo, ma a me questa associazione (violenza subita e rifiuto di vedere i genitori), in questo caso, mi sembra l’ennesimo tentativo di mettere una pezza sola su più buchi: da qualche parte uno strappo resta aperto e prima o poi qualcuno ci si infila. Mi auguro si faccia luce sul serio, almeno su questo caso.
Ultima notizia (intera su ttp://www.ilgiornale.it/)
“Il supertetsimone c’è e ha raccontato tutto ai magistrati. Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato da almeno due agenti di polizia penitenziaria mentre era nella cella del palazzo di giustizia di Roma, in attesa del suo processo per direttissima. È la testimonianza resa ai magistrati da un immigrato clandestino”
E’ da vedere cosa ne verrà fuori!