Milarepa – By Giuseppe
Ecco un film del quale è difficile parlare.
Qui siamo di fronte ad un tentativo coraggioso di una regista (Liliana Cavani) che ha tentato una trasposizione cinematografica della biografia (Vita di Milarepa) di colui che è considerato il più grande santo, yogi, mistico e poeta del Tibet.
Vissuto nell’XI secolo, in realtà Milarepa è un Bodhisattva, un Buddha realizzato e dedito alla salvezza di tutti gli esseri.
Le sue difficili prove e i lunghi anni vissuti nelle caverne dell’Himalaya a meditare spaventavano addirittura i suoi contemporanei (uomini avvezzi ad ogni sorta di disagio) che dire dei praticanti odierni?
Eppure leggendo la sua biografia o i suoi Canti, così come guardando questo bel film, un po’ del suo coraggio, della sua determinazione nel conseguire la Verità, potrebbe riversarsi nel cuore di un sincero ricercatore.
Certamente non può comprendere questo film chi non sente l’anelito all’Illuminazione, né tantomeno chi non pratica meditazione.
Di certo di Milarepa ci si innamora spontaneamente (se si è destinati a questo).
Quarto di una catena di Grandi Iniziati: Tilopa, Naropa e Marpa, questo Buddha vivente e uomo (la cui storicità e imprese sono comprovate) è stato il fondatore della tradizione Kadjupa.
Liberatosi dall’influenza di ogni dogma, solo grazie alla sua pratica e alla devozione incrollabile verso il suo maestro, Milarepa ha raggiunto le più alte vette spirituali, padroneggiato il Calore vitale, il Corpo illusorio, i Sogni, la Chiara Luce, lo Stato intermedio e il Passaggio da un corpo all’altro.
Tutto questo nel film non viene descritto, e giustamente non può esserlo, ma è comunque ricco di spunti:
“La nozione del nulla genera la pietà.
La pietà abolisce la differenza tra noi e gli altri,
il confondere sé con gli altri realizza la causa altrui”.
E ancora (sono parole del mago nero):
“Siete pieni di potere voi stessi
eppure non lo sapete…”.
Tlopa Naropa Marpa Milarepa: in questa Discendenza non c’è anche Oropa?!