Kundun – By Giuseppe
Una storia vera, ancora attuale e irrisolta.
La storia del genocidio di un popolo pacifico antico nobile fiero… e quella di un uomo (o un buddha?): Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama e capo politico e religioso del Tibet.
Ma Kundun è soprattutto una storia di crudeltà, di sopraffazione del forte sul debole. Una storia di infinite menzogne da parte dell’occupante e di indifferenza da parte del resto del mondo.
Iniziata ufficialmente nel 1950, quando l’esercito della Repubblica Popolare Cinese ha invaso il territorio tibetano e occupato la sua capitale, Lhasa, in verità questa storia è iniziata parecchio tempo prima. Infatti nei decenni precedenti vi sono state manovre “sotterranee” da parte dei cinesi per infiltrarsi nella politica tibetana e corroderla dall’interno come un cancro.
Solo quando questa subdola opera fu compiuta (per fare la faccia lavata di fronte al mondo) la Cina passò infine alle maniere forti (mostrando il suo vero volto) invadendo militarmente il Tibet, sterminando senza pietà circa un sesto della popolazione, radendo al suolo interi villaggi e migliaia di templi e, soprattutto, distruggendo l’anima di quel popolo, cioè la sua cultura millenaria e le sue tradizioni.
Nel 1950, in questo scenario di terrore e di mostruosa violenza, il quindicenne Tenzin, nato per guidare la sua gente come già aveva fatto in vite precedenti (i tibetani sanno che è sempre lo stesso Essere a tornare per guidarli spiritualmente), non poté fare altro che scegliere la via dell’esilio e constatare amaramente che la Cina stava togliendo tutto al suo popolo.
Emblematica la frase del giovane Tenzin quando, ascoltando gli slogan cinesi sparati ad alto volume da altoparlanti dislocati in vari punti della capitale, sussurra al suo assistente:
“…ci hanno tolto anche il silenzio”.
Questa può sembrare una frase incomprensibile a noi occidentali assuefatti all’inquinamento acustico ma, per un popolo dedito da molti secoli alla meditazione il silenzio è sacro, quindi togliergli il silenzio equivale ad “inquinare” il suo spazio sacro.
Una storia meravigliosa e terribile.
Riguarderò volentieri questo film, grazie per averlo ricordato 🙂