Sofferenza volontaria e sofferenza inutile – 1.

Siamo in zona, quanto meno religiosamente parlando, e di questo argomento credo occorra parlare un po’. Vi è un concetto nella ricerca, detto “sofferenza volontaria”, che non ha un accidenti a che vedere con quello che normalmente questa frase fa venire in mente.
Se mi do’ una martellata su un dito, questa non è sofferenza volontaria. E’ idiozia (oppure sfiga, se non l’ho fatto volontariamente).
Guarda un po’, soffrire viene da sufferire, sub – ferire (latino.. fero fers tuli latum ferre… spiacevoli ricordi, vero?) ovvero portare sotto, sopportare.
Ma si può anche vedere la parola in un altro modo, composta per esempio come s – offrire, se offrire, portare se stessi a qualcuno, a qualcosa.
Il concetto viene dal fatto che la sofferenza, per quanto interna, per quanto lancinante, proviene sempre da una percezione. Pertanto la sofferenza è illusoria. Non che questo la renda meno cruda, ovvio, ma il fatto è che la sofferenza è il legame più diretto che abbiamo con l’illusione.
Andare contro un’abitudine, andare contro ciò che ci fa male, spesso genera sofferenza. Smettere di mangiare i dolci, di fumare… provoca sofferenza, eccome. Astenersi dal fare qualcosa provoca quasi sempre sofferenza. Ma anche fare qualcosa che non ci va di fare.
Per esempio: provate per due giorni a non rimandare nulla di ciò che dovreste fare. Vedrete che inferno diventerà la vostra vita (soprattutto quando si tratta di portare la spazzatura…).
Non sfuggire da un dolore frapponendo barriere tra noi e la sua percezione, ad esempio, è sofferenza volontaria. Anche portare una croce è sofferenza volontaria.
Ma quello che normalmente le religioni cercano sempre di inculcare è il concetto di “siamo nati per soffrire”.
COL CAZZO! SIAMO NATI PER GODERE! Solo che non sempre godiamo delle cose giuste.
Il piacere è il motore che muove questo universo. Eros non inteso solo come “il coso nella cosa” (o nel coso, a seconda dei gusti). E dunque, perchè mai dovremmo soffrire (nel senso di star male)?
Il problema viene proprio da ciò che crediamo ci faccia godere. Dalla percezione di ciò che è il piacere.
Tutti sanno che il dolore può sconfinare nel piacere, come viceversa. Piacere e dolore sono due facce della stessa medaglia.
L’illusione sta nel non cogliere la medaglia. O meglio, nel volerne una diversa.
- Continua
Illusione o no, detta in buon trentino..
“El mal l’è mal”!
Buona Pasqua Franz!
Bacioni
SIAMO NATI PER GODERE!
Bello!
Mi ha fatto tornare in mente una definizione di volontà (non mia) che trovo interessante…e molto utile ai fini di un lavoro su di sé:
“la volontà è la quantità di sofferenza che siamo disposti a spendere per ottenere ciò che vogliamo”
Sofferenza volontaria per sviluppare volonta’.
Sofferenza volontaria per percepire un piu’ grande piacere.
Intendi questo?
ciao auguri a tutti.
Anche, ma non solo.
Per sviluppare autorità in se stessi, per crescere, per essere.
E altro che scriverò nel prossimo articolo…
Tanti auguri a te! :bye: