Leggerezza o superficialità?
Molte volte ho visto confondere densità e intensità. Ma molte di più ho visto la confusione tra leggerezza e superficialità.
Specialmente nella ricerca, che ad un certo punto diventa una cosa seria.
Essere leggeri non significa essere superficiali. Ricercare se stessi è una cosa seria. Si attraversano momenti, periodi, fasi. Non sempre si può essere leggeri. Nella vita a volte le difficoltà impediscono di essere leggeri.
Ma è quello il momento in cui occorre ricordarsi chi si è, cosa si sta cercando. E, come ha detto un grande uomo, decidere se fermarsi davanti ad un limite che in quel momento non riusciamo a superare, oppure se premere sull’acceleratore. Vanno bene entrambe le soluzioni. Basta che le mettiamo in atto completamente.
La superficialità è nelle cose, è nell’elenco delle traenze, anche molto forti, di questi tempi. Un momento di superficialità è da mettere in conto. La superficialità è figlia dell’inconsapevolezza, della mancanza di presenza.
Ma non si può sempre essere al top, no?
Quello che occorre è che si cerchi sempre la massima intensità. Che non è detto sia sempre la stessa. Non credo esista una tabella con la massima intensità fissata per ogni evento. Ma ognuno di noi sa quando non sta dando il massimo in qualcosa.
Non conta farsi nascere dei sensi di colpa per questo, anzi, è deleterio. Conta accorgersene e poi andare avanti.
Molte volte qualcosa di leggero ci pare superficiale. Molto spesso è un problema di trave nell’occhio, come disse un altro grande uomo. Non è detto che ciò che vediamo sia superficiale. Potrebbe essere solo leggero; una sorta di boccata d’aria per qualcuno che in quel momento ha bisogno di quello.
Ma di certo, se vediamo qualcosa di superficiale e quello ci genera un fastidio… sarà meglio che tiriamo immediatamente i remi in barca e ci mettiamo a guardare al nostro interno, perchè è molto probabile che la superficialità sia nel nostro occhio in quel momento e non in ciò che vediamo.
Allo stesso modo vale il contrario. Se vediamo qualcosa di intenso, o di serio, e questo ci genera pesantezza o chiusura, occorre guardarsi nuovamente all’interno, perchè è molto probabile che stiamo vedendo qualcosa che, generandoci un attrito, forse ci sta facendo da specchio, rivelando un nostro limite.
Ovvio che esistono cose obiettivamente pesanti e altrettante obiettivamente superficiali.
Ma nel momento in cui generano una reazione in noi che va oltre la semplice osservazione, come ad esempio un senso di fastidio, questo deve far scattare un campanello d’allarme.
Significa che qualcosa o qualcuno ci sta dando una “dritta” su noi stessi.
Intensità e pesantezza. Leggerezza e superficialità; quando si confondono tra di loro significa che è arrivato il momento di darsi una bella lavata alla faccia e alzarsi dal letto.
E cominciare una nuova giornata.
Complimenti sinceri Franz.…..molti sognano un mondo fatto da esseri umani illuminati, e in parte anch’io.….ma più spesso penso che basterebbe un mondo di uomino e donne in grado di fermarsi a riflettere sui significati e ad osservare con attenzione se stessi e il mondo circostante per avere un mondo davvero diverso da quello attuale…
.…devo dire che ogni volta che scrivi articoli del genere penso: “cazzo ce la possiamo fare!!”.
Complimenti ancora e grazie…
Grazie a te Andrea. Certo che ce la possiamo fare!
Ciao Franz !
Bellissima disquisizione,oltre a una mente brillante hai un’ottima dialettica ma nel contempo semplice in modo tale che tutti riescano a capire il senso delle tue affermazioni,
Anch’io spesso mi dico ” ce la possiamo fare,tutti insieme ce la possiamo fare !”,ma poi guardo in faccia i miei colleghi di lavoro,sento i loro discorsi,mi viene la depressione e un forte senso di nausea e allora mi dico ” ma con questa gente,dove vogliamo andare!.
Dimenticavo ho letto il tuo libro ! A quando il prossimo?
Ti capisco molto bene, perchè è capitato spesso anche a me. Poi però ho cominciato a guardarmi allo specchio e subito dopo a guardare queste persone negli occhi.
Visti da una certa altezza non solo siamo tutti uguali ma addirittura diventiamo indistinguibili come entità singole.
E visti da ancora più in alto diveniamo invisibili anche come popolazione. E da ancora più su… nemmeno il nostro pianeta è più visibile. E così il nostro sole, e poi la nostra galassia.
Insomma… dopo questo esercizio ho guardato negli occhi chi mi stava accanto. Certo, gli stronzi esistono, gli idioti pure e… i cavernicoli anche, e occorre farsene una ragione.
Però… però alla fine non siamo così diversi gli uni dagli altri.
Nella mia vita ho visto di tutto diventare il contrario esatto.
Un ragazzino goffo e impacciato diventare in quattro anni un vero maestro di aikido e in altri quattro… ritornare nell’ombra.
Un uomo apparentemente vicino alla santità trasformarsi in un demone e viceversa.
Questo mi ha insegnato che, come io non so chi sono, neppure il mio vicino lo sa.
E come io sono lontano mille anni luce dal mostrare ciò che veramente ho all’interno, anche lui potrebbe esserlo.
Nessuno di noi, salvo rare eccezioni, mostra quello che veramente dovrebbe essere.
Perciò, intanto che non co cosa c’à all’interno di qualcuno, lo mando a cagare se si comporta da stronzo, lo ringrazio di una gentilezza, ci lavoro assieme… insomma cerco di comportarmi per quello che c’è, ma senza dimenticarmi che potrebbe esserci molto altro.
Ma soprattutto tiro dritto per la mia strada (ammesso che io ne abbia una, ovviamente).
Per il prossimo libro… mah… spero presto!
Grazie Franz, grazie di cuore; lo stesso modo in cui noi giudichiamo gli altri può essere estrema superficialità, ma dal… basso della nostra arroganza non ci accorgiamo affatto di questo.
Tutti abbiamo paura, e sonnecchiamo allegramente allo stesso modo (chi più chi meno, per fortuna) mentre la vita ci passa davanti come un film al cinema.
Stamattina, dopo aver letto questo post e la tua risposta proprio qui sopra, ho guardato la mia socia negli occhi, e le ho sorriso. Lei ha ricambiato, e ci siamo rimesse a lavorare e parlare tranquillamente.
Grazie perchè mi hai appena dato una lezione di umiltà.
:bye: