Dio quanto mi girano i coglioni… no, aspetta… respira!

Come dice­va mio non­no, c’è un momen­to per tut­to. C’è il momen­to di incaz­zar­si e di lascia­re anda­re, di indi­gnar­si e di inchi­nar­si, di spa­ven­tar­si e di esse­re corag­gio­si, di fare o di pen­sa­re. Ma il momen­to più comu­ne, quan­to meno nel­la vita di tut­ti i gior­ni, è quel­lo di aspet­ta­re.

Pau­sa. Stop. Respira.

Pen­sa­ci bene. Sei asso­lu­ta­men­te cer­to che il tuo gira­men­to di coglio­ni abbia un fon­da­men­to vali­do, ogget­ti­vo? C’è una mini­ma pos­si­bi­li­tà che le cose sia­no anda­te in un altro modo?

Si? Allo­ra fer­ma­ti. Non è il momen­to di incaz­zar­si.

E’ il momen­to di fer­mar­si, il momen­to di lascia­re spa­zio a un altro momen­to. E poi un altro anco­ra. E poi quel­lo di ragio­na­re. Ragio­na­re se quel­lo che è acca­du­to e che ti ha fat­to incaz­za­re è vera­men­te come l’hai visto.

Per­chè for­se, dico for­se, non stai veden­do le cose come stan­no. E, di soli­to, suc­ce­de pro­prio così. E pen­sa che ti ripen­sa, con la volon­tà di capi­re, alla fine una spie­ga­zio­ne che non pre­ve­de il vor­ti­ce testi­co­la­re, la tro­vi. Plau­si­bi­le e vali­da. E vuoi vede­re che è pro­prio quel­la giusta?

Ecco, ades­so respi­ra anco­ra un po’: è arri­va­to il momen­to di far­si veni­re un dub­bio, quel­lo fon­da­men­ta­le: per­chè mi sono incaz­za­to? Per­chè ho volu­to vede­re per for­za il mar­cio che maga­ri, pro­prio ‘sta­vol­ta, non c’era?

Ed è qui che si impa­ra qual­co­sa. Qual­co­sa di mol­to impor­tan­te: si impa­ra che aspet­ta­re, se non sei in una situa­zio­ne di emer­gen­za che quin­di non ti lascia il tem­po di far­lo, è sem­pre una mos­sa vincente.

La pau­sa. Quel­l’e­le­men­to fon­da­men­ta­le che deter­mi­na lo stop. La sepa­ra­zio­ne che, per quan­to illu­so­ria, se per­va­de pra­ti­ca­men­te tut­to l’u­ni­ver­so una sua fun­zio­ne ce l’a­vrà pure, no? Ad esem­pio la pau­sa tra la fase del­l’in­spi­ro e quel­la del­l’e­spi­ro. Oppu­re all’a­pi­ce di una para­bo­la, quan­do il movi­men­to, sep­pu­re per un infi­ni­te­si­ma­le istan­te, ces­sa. Per­si­no il sole, due vol­te all’an­no, pare fer­mar­si nel cie­lo. Di nuo­vo illu­sio­ne, ma per chi sta su que­sta ter­ra, qual­co­sa di tre­men­da­men­te reale.

E allo­ra ecco che la pau­sa diven­ta l’e­le­men­to essen­zia­le in alcu­ni momen­ti per comprendere.

Met­ter­la in atto volon­ta­ria­men­te signi­fi­ca pra­ti­ca­re uno stop. Uno shock che, inter­rom­pen­do l’a­bi­tua­le svol­ger­si degli even­ti, ti apre uno spa­zio. In que­sto caso quel­lo del dub­bio e del­la con­se­guen­te pos­si­bi­li­tà di vede­re, di osser­va­re che den­tro di te qual­co­sa si è ingar­bu­glia­to. Ovvio, se è suc­ces­so non è det­to che la cau­sa sia al tuo inter­no. Ma di cer­to, que­sto ingar­bu­glia­men­to è diven­ta­to la cau­sa del gira­men­to di coglio­ni come rea­zio­ne a qual­co­sa che, sem­pli­ce­men­te, non esi­ste.

Non è det­to che tu non abbia ragio­ne ad incaz­zar­ti. Ma per quel­lo, c’è sem­pre tem­po.

Per tut­to il resto… c’è mastercard.

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silvana

:cof­fee: