Tracce di Profumo: Vuoto – By Valeria
Ecco di nuovo quel senso di vuoto.
Si espande e tutto ciò che mi circonda sembra assottigliarsi. Tutto appare improvvisamente remoto e irraggiungibile.
I suoni, le parole delle persone, i loro volti che ti guardano ma non ti vedono, i loro sguardi perduti in un sogno, la loro forza assorbita dall’immaginazione.
I loro pensieri altrove, già troppo lontani, finiti in luoghi a me inaccessibili, su territori inesplorabili.
Esistere… cosa significa?
Non si tratta forse di una particolare luce negli occhi che si sprigiona? Luce che esprime il desiderio di aderire alla vita? Qui e ora? Di fare delle scelte, a volte sagge, altre forse avventate o stupide?
E invece troppo spesso quella luce si spegne, assorbita nel baratro denso della paura. Paura di un cammino non compreso, della solitudine, della sconfitta, della morte.
Quanta solitudine in quegli sguardi persi nel vuoto, quanto bisogno di affetto e calore, bisogno di percepire la complicità di un amore, speranza di poter essere ascoltati e compresi.
Ma rompere quell’ isolamento sembra davvero un’impresa impossibile, la più ardua, la più ardita.
In un attimo eccoci soli un’altra volta, immersi nella confusione del mondo, assorbiti da tante cose da fare. Tutto pur di sottrarci a quel silenzio che chiede risposte a troppe domande.
Domande inevase, dubbi che non trovano soluzione.
Ma intanto il tempo scorre e noi, inchiodati ai nostri piccoli e grandi drammi interiori, ancora una volta abbiamo perduto il nostro treno…
E sempre soli sulla pensilina della stazione, guardiamo i nostri sogni immaginando di trovarci sul quel treno appena partito, immaginando l’euforia del viaggio, la destinazione d’arrivo, i suoi panorami, la gioia della vita che si sprigiona nell’azione.
Immaginiamo la nostra avventura, e la crediamo ancora possibile.
Ma prima o poi arriva il brusco risveglio: il fischio del capostazione, un cane che abbaia, un mal di testa che ci prende all’improvviso…
E soltanto allora ci accorgiamo di essere ancora lì, su quella pensilina, con tutte le nostre indecisioni, col vuoto nel cuore di una vita non vissuta, con occhi pieni di nostalgia.
Per un istante consapevoli che la nostra esistenza l’abbiamo soltanto immaginata.
Se avessimo cercato la bellezza in ogni gesto, in ogni istante di gioia o di dolore, in ogni angolo del mondo… avessimo cercato la semplicità della bellezza, allora avremmo attivato direttamente il nostro cuore, e da questo avremmo saputo sprigionare la forza della vitalità, della volontà, l’energia della passione che non concede alla mente i suoi capricci, i suoi inutili raggiri, la sua ostinazione, le sue contraddizioni, tutte le sue convinzioni.
Avremmo avvertito un’immensa energia che si sprigiona.
L’onda che si solleva per abbattersi poi sulla battigia. Il grande respiro del mare, l’energia della natura che non ha gabbie spazio-temporali, non ha prigioni mentali.
Esiste semplicemente, offrendosi senza compromessi.
Avremmo trovato la vita tutta qui, racchiusa in questo semplice atto di ascoltare ogni nostro respiro, e ogni respiro più ampio che ci contiene.
La vita contenuta nel semplice gesto di ascoltare il cuore che ride.
Bellissimo Valeria.
Tutto ciò che hai espresso così meravigliosamente proprio ieri sera l’ho “letto” negli occhi di una donna: la paura di essere lì, in quel momento, totale ed aperta. Ma lei era chiusa e, seduta sulla panchina, aspettava il prossimo treno…che forse non arriverà mai.
E se anche il treno arriverà forse lei non se ne accorgerà nemmeno, oppure se ne accorgerà ma inventerà un sacco di scuse per non salirci…
Ciao Giuseppe, grazie del commento :bye: