“Dio ti benedica” mi ha detto quell’uomo…
Me l’ha detto un uomo ieri, mentre uscivo da un bar.
Un uomo strano, dall’età indefinibile ma dagli occhi brillanti. Nato in Russia, ha girato tutto il mondo e parla dieci lingue, tra cui l’italiano.
Mi ha salutato dicendo proprio: “Ciao! E che Dio ti benedica!”
Non gli avevo fatto un favore, o altro. Avevamo solo scambiato poche parole. Ciò non di meno, lui mi ha salutato con questa formula, estremamente antica, che mi ha profondamente colpito.
Che bello salutare qualcuno in questo modo. Eppure era un modo comune, nei tempi andati. Allora ci ho fatto caso, e mi sono reso conto che invocare la benedizione di Dio su qualcuno, è qualcosa che non si fa più.
Eppure all’estero è un’espressione di uso comune: in UK te lo augurano addirittura quando sternutisci (Bless you sta per God Bless You, Dio ti benedica, appunto)
Negli USA è la benedizione di rito del Presidente.
In Italia è qualcosa riservato ai preti. Come se fosse tabù benedire qualcuno. E’ un’usanza persa da tanto tempo. Quante volte vi è capitato di sentirvi salutare così? Scommetto davvero poche!
Eppure è un augurio molto più bello che non “buona giornata” o “Ci sentiamo”.
Il fatto che manchi questo è un segno piuttosto preciso, a parer mio, di una qualità da cui ci stiamo sempre più allontanando.
Non sto parlando della religione, ovviamente, ma della spiritualità. La benedizione, o l’invocazione della stessa, è un atto che va ben oltre qualsiasi religione, qualsiasi credo, qualsiasi ideologia.
Ma nella società odierna, tutto ciò che appartiene all’interiore è ormari superficializzato, ridicolizzato, pervertito. E se qualcuno ci augura di ricevere una benedizione dal Divino… ecco che viene immediatamente classificato come fanatico religioso.
A me ieri questo non è successo; e quando mi sono guardato dentro per capire come mai, ho scoperto che dipendeva da quello che nelle parole di quell’uomo era vibrato.
Ossia una profonda connotazione spirituale (e non religiosa) della sua visione del mondo.
La differenza in quest’uomo era palpabile. Non una religione, non una fanatica aderenza a qualche movimento ideologico o spirituale: no, solo una tranquilla, pacata e dolce consapevolezza di un mondo oltre alla materia.
Ecco perchè la sua benedizione, anche se usata come saluto, mi ha scaldato il cuore.
Perchè proveniva da un essere umano.
Me gusta! Mi ricorda che qualche tempo fa un conoscente, a seguito di un sms in cui lo informavo di un evento mi rispose proprio con “grazie Max, che Dio ti benedica”, ovviamente sconvolgendomi un po’, non mi aspettavo tanto per una sciocchezza come un sms.
Anche nell’affano quotidiano si possono trovare momenti di spiritualità, e questo, proprio perchè immerso nel quotidiano, non ci fa che bene.
Credo anche che una persona che saluti in questo modo si ponga in uno stato, se lo dice col cuore, più vicino all’assoluto di quanto non lo sia di solito, per cui in un qualche modo fa bene sia a chi lo dice che a chi lo riceve.
Come dire, con poco ottenere molto, basta togliere l’attenzione da una parte e posizionarla su un altra…
Bellissimo … e, invero, anche l’azione del Bene-dire e/o del Rendere Grazie è qualcosa che palpabilmente “apre il cuore” …è facile accorgersene quando lo si attua di fronte alla bellezza della Natura, all’atto del nutrirsi, del risvegliarsi …o di fronte ad un essere umano.
Allora a distanza di poche ore “beccatelo” per la seconda volta: “Che Dio ti benedica Franz”, non tanto per quello che fai per noi – che comunque è davvero tanto – ma per quello che sei.
Una piccola curiosità: nel mio paese, in Puglia, quand’ero bambino si usava ancora dire a qualcuno, quando starnutiva, proprio questa bellissima frase e augurio,Che Dio ti benedica. Ora non si usa più, peccato!
Dice San Paolo di lasciare una propria benedizione,non c’ è niente di male.