Ascoltare lo spazio
Una strada qualsiasi, tra due centri abitati. Non serve un miracolo, basta un po’ di attenzione. Stando in auto o in moto si finisce per abituarsi al rumore, alla radio, alla musica.
Occorre far funzionare gli occhi. Provare ad usarli per “vedere” il silenzio oltre al rumore.
Non è difficile: con un po’ di esercizio ci si riesce. Allora la vista vi segnalerà che siete in un luogo potenzialmente silenzioso. Magari in campagna, o forse in una risaia. Meglio comunque quell’ora al crepuscolo, quando la sparizione del Padre Sole produce qualche minuto di sterminato silenzio.
Allora, nel dubbio o nella certezza, accostare. Spegnere il motore, l’autoradio e il cellulare. Fare qualche passo a distanza dall’asfalto.
Poi, scegliendo un punto lontano, una collina o una macchia di alberi, fissarvi sopra lo sguardo, come se per magia questo potesse… portarci là. Non so spiegare bene questa cosa, se non dicendo che è come voler toccare con la vista ciò che è lontano.
Dopo qualche secondo, il respiro potrebbe farsi più lieve, e quel “noi” che ci accompagna in continuazione, perdersi di colpo. Come se si sciogliesse in ciò che stiamo guardando.
Allora, per qualche secondo, potrebbe accadere di sperimentare uno stato di contatto con lo spazio tra noi e il resto.
Uno spazio che, a quel punto, è possibile ascoltare, come una sorta di sospensione all’interno della quale vige un silenzio meraviglioso.
Un silenzio immobile.
Hai ragione Franz riesci sei riuscito ad esprimere con le parole quello che si sente oltre al’udito e si vede olre lo sguardo… il passaggio dal giorno alla sera,(l’ora del de sio)è un momento molto intimo e magico… :bye:
..e c’è un moto del toccare con lo sguardo…e un altro del colmarsi attraverso gli occhi…o forse sono la stessa cosa…