Sovvertire per castrare: la famiglia.
La chiesa cattolica punta tutto sulla famiglia. Tutte le sue insistenze vertono su questo aspetto della società: l’inscindibilità del matrimonio, i rapporti sessuali solo per procreare, il divorzio come peccato mortale, la donna come fattrice senza voce.
Tutti aspetti estremamente negativi e oscuri, come chiunque dotato di un minimo di buon senso dovrebbe notare. Ma c’è qualcos’altro che ritengo sia ancora più dannoso.
In tutta la società occidentale, con particolare riferimento a quella italiana, la famiglia viene spesso indicata come la più piccola e fondamentale unità di organizzazione sociale.
Il che è senz’altro vero; la famiglia, a tutti gli effetti, è una piccola società, una sorta di S.n.c, sotto la quale esiste solo l’individuo.
Eccolo qui il problema: l’individuo è il vero mattone della società. La famiglia non c’entra un cazzo! Senza l’individuo non esiste neppure la famiglia. Ma questo, in questo società che tende a rendere piatta qualunque cosa, che vorrebbe uno stuolo di esseri acerebrati e nullosenzienti, sta sulle croste alla grande.
Ed ecco che si inventa, con l’appoggio della chiesa e delle religioni in genere, la famiglia.
Un uomo senza famiglia, un single, viene sottilmente definito come qualcosa di un po’ meno che a posto. Non proprio “storto” ma, se ci fate caso, il single viene sottilmente ostracizzato da tutte le manifestazioni della società attuale.
La famiglia! Solo a parlarne alla gente si apre il cuore. La frase più comune, quando chiedete alle persone cosa conti per loro, è: “Per me la famiglia è la cosa più importante”.
E non troverete nessuno, ma proprio nessuno, neppure voi che state leggendo queste parole, disposto a mettere in dubbio questa sacrosanta verità.
La famiglia è, o dovrebbe essere, un “luogo” di unità, di reciproco sostegno e di particolare affinità emotiva, sentimentale e caratteriale. Su questo nessuno dice nulla.
Ma la verità è che, attraverso la connotazione attribuita dalla società al concetto di famiglia, al momento attuale la stessa è diventata il fondamentale elemento di separazione della società. Altro che unità!
Oggi una famiglia denota un territorio, un possedimento, qualcosa di chiuso in cui nessuno può entrare. Un sistema chiuso, appunto, che, prima o poi, nella stragrande maggioranza dei casi, cessa di scambiare energia con l’esterno e che, proprio per questo motivo, prima o poi defunge, oppure finisce per autoalimentarsi in un bailamme di luoghi comuni, superficialità, ricatti morali e psicologici da far impallidire lo staff dei sceneggiatori di “Beautiful”.
La famiglia dovrebbe essere l’ambiente protetto in cui i nuovi nati hanno il tempo di crescere e di ricevere gli strumenti culturali, interiori ed operativi per permettere loro di affrontare la vita nelle migliori condizioni. Non un ghetto che ne condizionerà in modo completo la vita sociale, interiore ed emotiva, oltre che culturale.
All’estero, ad esempio, la famiglia non rappresenta un baluardo dietro cui nascondere le proprie meschinità. Le famiglie sono allargate, includono sempre gli amici dei figli, gli amici dei parenti, e anche gli amici e basta. Non c’è una distinzione così netta come in Italia, dove gli amici sono una cosa e la famiglia è un’altra.
In Italia, all’arrivo dei figli, spesso i genitori cessano di essere amanti, cosa che dovrebbero essere in primis, e si trasformano in parenti e basta. I figli diventano i tiranni, i dittatori del tempo e dello spazio di esperienza.
Le donne cercano un padre per i propri figli e molto più raramente un compagno di vita con cui costruire uno spazio di esperienza comune. Tutta la fame di maternità (sapientemente alimentata dall’industria medicale) porterebbe e rapporti molto meno tesi se vissuta in modo più consapevole, sia nei riguardi del vero concetto di figliolanza che di maternità e paternità.
E il concetto di unità, che è la vera matrice della famiglia, non verrebbe pervertito nel suo esatto opposto, ovvero la separazione, se ci fosse una maggiore consapevolezza di ciò che davvero unisce gli esseri umani.
La famiglia può essere considerata come un vero e proprio laboratorio di ricerca interiore per la conoscenza di se stessi.