I veri occhi realizzano le vere bugie. Una questione di fiducia.

Sono rimasto colpito da questa foto che ho trovato per caso sulla rete. E’ un gioco di parole in inglese: real eyes (i veri occhi) realize (realizzano) real lies (le vere bugie).

E’ interessante perchè le tre righe si pronunciano praticamente allo stesso modo ed enunciano una fondamentale verità: ci vogliono occhi “reali” per distinguere la realtà.

E questo mi porta a considerare quanto la maggior parte delle persone non solo creda ciecamente a  tutto quello che vede ma, purtroppo, a tutto ciò che altri raccontano loro.

E’ peraltro vero che non si può vivere senza fidarsi di qualcuno ma molti potrebbero sostenere il contrario, ovvero che è proprio fidandosi (delle persone sbagliate) che si campa meno. Il che corrisponde sostanzialmente ad una grande verità.

Il problema della fiducia è reale, palpabile. Ma cosa si intende per fiducia? Fidarsi significa “aver fede in“. Non per nulla l’anello nuziale si chiama proprio così: fede.

La parola viene dal latino “fideo” cha a sua volta sembra avere due possibili radici sanscrite, entrambe in vigore nei comuni significati del termine: una significa “filo” con il significato di “legare”, l’altra significa “osservare“, “conoscere“.

Si dice che si “scioglie” una promessa, un voto, così come si “scioglie” qualcuno da un obbligo nei propri confronti. Interessante il fatto che, nell’accezione comune del termine, la fiducia è qualcosa sempre sottoposta al dubbio ed alla relativa verifica. Qualcosa che è, appunto, “legata” ad una persona dai suoi atti.

D’altronde abbiamo anche l’altro significato, quello di “sapere” che possiamo fidarci di qualcuno, “sapere” che non ci farà del male volontariamente. “Sapere” che sarà sempre dalla nostra parte.

La fiducia è una cosa seria. Ma non come Galbani. Qualcosa di molto più serio della certosa. In realtà la fiducia è un sentire verso un altro essere. Un sentire che molto difficilmente si sperimenta davvero, perchè ha una tale profondità che implica una completa regalìa all’altro di qualcosa del proprio cuore.

Fiducia, fondamentalmente, è qualcosa di molto simile all’amicizia. Qualcosa che ti “lega” (vedete che ritorna il termine?) ad un altro essere ad un livello così intimo che non c’è possibilità di ritorno. La vera fiducia non è semplicemente una mancanza di dubbio, quindi, ma una vera e propria “presa di posizione interiore” nei confronti di un altro essere. Qualcosa che non può essere chiesto ma solo donato. In fin dei conti come l’amore, ad esempio, che molti ritengono di poter conquistare in un’altra persona, ma sappiamo tutti benissimo che un conto è l’innamoramento e un’altro è l’amore.

Qualcosa che non è sostanzialmente possibile ritirare, una volta dato. Ma non per leggi o per obbligo, quanto per la stessa natura che la caratterizza.

Si può smettere di agire in base ad essa, si può voltare lo sguardo da un’altra parte. Ma non si può togliere una volta data.

E’ come sparare: una volta premuto il grilletto non si può fermare la pallottola. E per giunta, le pallottole non sono infinite.

Per questo è molto importante prendere bene la mira!

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fontanafredda

pezzo interessante!

se posso segnalare una cosa, in quella frase il termine “realize” ha il significato di “riconoscere”, “distinguere” o “comprendere”… tradurlo con “realizzare”, che ha l’ aria più simile a “fare”, mi pare poco azzeccato..

no?

un saluto

Franz
Reply to  fontanafredda

Ciao fontanafredda. In parte hai ragione. Ma “realizzare” è qui usato nel senso di “comprendere realizzativamente”. Credo che potremmo parlare in questo caso di una inflessione lessicale del termine.
Ad esempio “ho realizzato improvvisamente di essermi perso”. Però devo dire che, in questo caso, “riconoscere” sarebbe più adatto come termine, essendoci di mezzi gli occhi.
Grazie della precisazione e del commento.
Buona giornata! :bye: