Mimetismo, deterrente, terrorismo e terminazione: il guerriero e l’azione determinata
Un classico del mimetismo: non far vedere la propria forza fino al momento in cui si deve colpire.
Può capitare di incontrare sulla nostra strada persone apparentemente innocue, che poi si rivelano improvvisamente per delle autentiche quanto insospettate iene. Questo accade perchè, nel vedere, siamo momentaneamente cechi. O meglio, la nostra capacità di visione viene “sviata” con un sistema mimetico.
Oggi la nostra società basa quasi tutta l’efficacia della propria politica sul concetto di deterrente. Ovvero sperare di non dover passare ai fatti, usando la minaccia. Il deterrente, in effetti è una cosa che andrebbe usata solo in due casi: quello in cui l’azione porterebbe a conseguenze comunque spiacevoli (ma che si è disposti ad affrontare), oppure quando si vuole davvero concedere una possibilità di uscita dal conflitto all’avversario.
Faccio due esempi.
Primo caso: ci troviamo coinvolti in una rapina. Siamo armati e un ladro ci minaccia: gli puntiamo la pistola intimandogli di andarsene. Sappiamo entrambi che le conseguenze di un eventuale sparo sarebbero pesanti per noi, ma contiamo sul fatto che sarebbero ancora più pesanti per il ladro e speriamo che questi lo capisca e se ne vada.
Secondo caso: siamo armati e ci troviamo di fronte ad un ragazzo che ci minaccia con un coltello. A quel punto vogliamo davvero evitare lo scontro a fuoco e cerchiamo di convincerlo ad andarsene per non dovergli fare del male.
Il punto in comune tra i due precedenti esempi è che, in entrambi i casi, siamo in grado di mettere in pratica le nostre intenzioni e siamo anche disposti a farlo, ma cerchiamo ugualmente il modo per uscirne senza incorrere nei “danni collaterali” della nostra azione eventuale.
Il problema nasce quando non si è in grado di mettere in atto quello che occorre e ci si affida allora al concetto di deterrente, ovvero al “bluff“, sperando che l’avversario ci caschi.
La differenza tra questi due atteggiamenti è che i primi due presumono una difesa, una ragionevolezza e una non volontà di entrare in azione, nonostante questa sia possibile, mentre il secondo non prevede alcuna possibilità di mettere in atto qualcosa.
In tutti e tre i casi, si parla dell’atteggiamento della persona civile o civilizzata, in un certo senso potremmo parlare di atteggiamento del comune uomo della strada.
Quando invece si parla di guerriero, le cose cambiano in modo fondamentale. Il guerriero non usa il deterrente. Anzi, fa di tutto per apparire inoffensivo, per poi mettere in atto la sua azione senza preavviso e con la massima efficacia.
La differenza tra un essere umano di questo tipo e la stragrande maggioranza di noi è evidente: il guerriero ha uno scopo; sconfiggere l’avversario uscendo possibilmente vivo dallo scontro. Chiunque di noi invece avrebbe lo scopo di uscire dal confronto subendo il minor danno possibile.
In altre parole, l’azione del guerriero è determinata e non mediata da pensieri diplomatici o delle possibili conseguenze sul piano legale, umano o altro. Non ha i limiti che hanno quasi tutti gli altri. Inutile dire che un guerriero è tale per definizione indipendentemente dalle motivazioni che lo guidano o dalla fazione per cui combatte.
E’ questo che lo rende incredibilmente efficace: la determinazione assoluta che guida le sue azioni.
Se alla parola “guerriero” sostituiamo “terrorista” allora abbiamo un’ulteriore evoluzione della cosa. Quest’ultimo infatti, oltre alla determinazione, all’assoluta indifferenza per le leggi umane, ed all’assenza di scrupoli, aggiunge al bagaglio della sua formazione psicologica anche la forza di un ideale a cui si è completamente votato e in confronto al quale la sua stessa vita perde qualunque significato.
Nei confronti di un simile essere, qualunque azione deterrente, diplomatica o trattativa, perde completamente qualsiasi efficacia. Solamente un‘altrettanto determinata spietatezza, unita ad una elevata capacità tecnica di combattimento si possono opporre. Qualunque altro fattore è completamente indifferente ed inutile. Anzi, gioca a favore del terrorista.
In altre parole, solo un guerriero può opporsi ad un altro guerriero con la speranza di un contrasto efficace.
E questo è il motivo per cui la società occidentale è del tutto impotente nei confronti del terrorismo. Abbiamo perso qualunque identità guerriera. Ci siamo rammolliti nel crogiolo della democrazia, della demagogia, del moralismo e del buonismo.
Come discuti con un essere umano che non tiene in alcun conto la propria vita e, anzi, la considera un’offerta da immolare nel segno dei propri ideali? Non è possibile applicare alcun deterrente, alcuna minaccia, alcuna azione diplomatica.
C’è un solo modo di fermare un essere di questo genere: terminarlo con estremo pregiudizio.
In tutti gli altri casi, sarà lui a terminare noi.
Con altrettanta, indefettibile, estrema determinazione.
Condivido a pieno, l’ideale è distruggere la radice di tutto questo, cioè qualsiasi forma di estremismo religioso o politico, perchè ricordiamoci che un guerriero ha un codice d’onore, il terrorista no!
Scusa Franz, sono daccordo su molte cose ma un vero Guerriero è cosciente della propria forza e alcune volte la può esercitare anche come deterrente.
Credo che un vero Guerriero non lo riesci neanche a guardare negli occhi ed ha vinto ancora prima di combattere.
Forse parlo di un’ altra cosa, comunque grazie del post perchè trovo molte frasi illuminanti.
Infatti è il secondo caso portato ad esempio. :bye: