Ci fu un tempo in cui…

…comin­cia­va con que­sta fra­se Conan il barbaro.

Ci fu un tem­po in cui le cose non anda­va­no così. E non par­lo di tan­to tem­po fa: for­se poco più di cent’anni.

Non c’e­ra­va­mo, ne chi scri­ve ne chi leg­ge, ma alme­no di quei tem­pi abbia­mo mol­te testi­mo­nian­ze scrit­te, e per­si­no qual­che immagine.

Era­no tem­pi peg­gio­ri per alcu­ni ver­si, miglio­ri per altri. Una tem­pe­sta sola­re in quei momen­ti non è sta­ta nep­pu­re nota­ta, ma se avve­nis­se oggi fer­me­reb­be l’in­te­ro pianeta.

Un’in­fluen­za pote­va ucci­de­re con mol­ta più faci­li­tà di oggi e le comu­ni­ca­zio­ni cor­re­va­no ad una len­tez­za per noi insopportabile.

Eppu­re, ci fu un tem­po in cui la “non raf­fi­na­tez­za”, para­dos­sal­men­te, era la garan­zia di una vita mol­to più sana di quan­to non sia pen­sa­bi­le oggi.

Ai nostri tem­pi sof­fria­mo del con­tra­rio: del­l’ec­ces­so, direi.

Guar­dia­mo lo zuc­che­ro: raf­fi­na­to all’in­ve­ro­si­mi­le è diven­ta­to uno dei peg­gio­ri nemi­ci del­l’u­ma­ni­tà. Ma nel 1800 veni­va con­su­ma­to tal­men­te grez­zo da esse­re mol­to meno dan­no­so di oggi.

E il fumo? Oggi nel­le siga­ret­te il tabac­co sta alla sua ori­gi­ne vege­ta­le quan­to una Fer­ra­ri ad una 500. Nel seco­lo scor­so era impen­sa­bi­le svi­lup­pa­re una dipen­den­za dal tabac­co qua­le quel­la che ci toc­ca spe­ri­men­ta­re oggitempo.

Una pipa fuma­ta dopo cena era un momen­to per entra­re nel­la not­te. La chiu­su­ra del­la gior­na­ta e maga­ri un momen­to di inti­mi­tà tra ami­ci. Anche un ritua­le, pres­so alcu­ne cul­tu­re, come quel­la indiana.

Oggi un fuma­to­re scle­ra, se deve aspet­ta­re tut­to il gior­no per far­si una fumatina.

E il tem­po? Tut­to è velo­ce, acce­le­ra­to. Arri­vi pri­ma, cer­to… ma quan­to ti per­di “duran­te”? Tem­po che vai, tem­po che tro­vi. O che per­di, dipen­de dai pun­ti di vista.

Ma quel­lo che vole­vo sot­to­li­nea­re alla fine è solo che mol­to, trop­po oggi vie­ne esa­spe­ra­to, por­ta­to alle sue estre­me con­se­guen­ze in tut­ti i sen­si. Cre­do che recu­pe­ra­re una dimen­sio­ne più “sem­pli­ce” in qual­che sen­so più “grez­za”, potreb­be non esse­re per for­za una cat­ti­va idea, di tan­to in tanto.

Ral­len­ta­re.

Anche fer­mar­si.

Fare un po’ di silenzio…

Così, per esempio.

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Blushaft / wfal

Mi hai evocato…tempi che furono…
Qual­che decen­nio fa pas­sa­vo l’e­sta­te nel­la cam­pa­gna del­l’a­sti­gia­no, seb­be­ne fos­si in cen­tro pae­se nel­la piaz­za del mer­ca­to, era quel­lo che rima­ne­va di una casci­na, per­chè l’ap­pez­za­men­to late­ra­le era sta­to ven­du­to per costrui­re altre case…
si vive­va a rit­mi rego­la­ri, le gior­na­te in bici­clet­ta su e giù per le col­li­ne, o maga­ri a gio­ca­re a pal­lo­ne o a tam­bu­rel­lo pro­prio davan­ti a casa.…lo spa­zio non mancava.….
I miei non­ni era­no con­ta­di­ni, e pro­prio per que­sto al tem­po del­la guer­ra non ave­va­no sof­fer­to la fame, la sof­fri­ro­no poi dopo negli anni 50 quan­do dopo tre sta­gio­ni di gran­di­ne dovet­te­ro tra­sfe­rir­si a Tori­no con tre figli e mio non­no anda­re a lavo­ra­re in fiat come ope­ra­io, ma que­sta è un altra storia.
I sapo­ri gli odo­ri del­la cam­pa­gna era­no mera­vi­glio­si, spes­so dopo peda­la­te furi­bon­de, si sa nel­l’a­sti­gia­no le col­li­ne non scher­za­no un sali­scen­di con­ti­nuo che spez­ze­reb­be anche i più alle­na­ti, ci si fer­ma­va vici­no ad una vigna, maga­ri sot­to degli albe­ri all’om­bra, e spes­so si man­gia­va­no dei frut­ti, fichi, pesche , albi­coc­che, o ver­so set­tem­bre grap­po­li d’u­va, mosca­to, uva fra­go­la, bar­be­ra.…. si respi­ra­va un altra aria…
A pran­zo si magia­va bene, come qua­si tut­te le don­ne di cam­pa­gna che eccel­lo­no in cuci­na, que­sta qua­li­tà aumen­ta­va a dismi­su­ra quan­do tut­to il cibo era auto­pro­dot­to, dal­le ver­du­re alla car­ne alla frut­ta, e l’u­ni­co pro­dot­to che si distin­gue­va da tut­ti era­no le acciu­ghe sot­to sale.…quando nel­la cam­pa­gna pie­mon­te­se si vole­va man­giar pesce spes­so le acciu­ghe sot­to sale era­no l’u­ni­ca spe­cie itti­ca, per poi tra­sfor­mar­si, in aggiu­ghe col bagnet­to ver­de o con la fami­ge­ra­ta bagna caoda.…
Ricor­do che il pae­se dove sta­vo (Mon­te­chia­ro) un saba­to al mese vive­va un vero e pro­prio pel­le­gri­nag­gio al gran­de mer­ca­to di Asti, chi con la mac­chi­na chi con la cor­rie­ra anda­va a 12 km per pas­sa­re qual­che ora in cit­tà e fare com­pe­re in que­sta gran­de fie­ra mer­ca­to tenu­ta nel­la piaz­za del palio.
In cam­pa­gna i rit­mi era­no lenti.…dettati dal­la luce del sole, spes­so ama­vo sta­re sot­to le coper­te duran­te i tem­po­ra­li not­tur­ni , squar­cia­ti da lam­pi e tuo­ni ter­ri­bi­li, ricor­do che mi strin­ge­vo a mia cugi­na nel let­to­ne matri­no­nia­le, per cer­ca­re un po di tepo­re e pro­te­zio­ne, non ave­vo che 7/8 anni.…
Non vi era­no video­gio­chi in casa (non era­no sta­ti anco­ra inven­ta­ti) nè com­pu­ter nè cel­lu­la­ri, gli uni­ci acces­so­ri era il tele­fo­no a cor­net­ta quel­lo gri­gio per inten­der­ci ed una tele­vi­sio­ne in bian­co e nero sen­za telecomando(non esisteva).…tenuta in cuci­na dove c’e­ra anche il pota­gè ( quel­la spe­cie di cuci­na a legna ) un tavo­lo del­le sedie un diva­no e del mobilio.…
Dopo cena spes­so anda­vo a vede­re gio­ca­re a boc­ce mio non­no in pae­se, lui usci­va tut­te le sere da solo, era­no altri tem­pi, tem­pi in cui la don­na che veni­va chia­ma­ta spes­so pro­prio “Don­na ” dal mari­to dove­va fare tut­to, por­ta­re avan­ti la fami­glia, accu­di­re i figli, lava­re sti­ra­re, fare il bagno al mari­to, cura­re l’or­to e fare le puli­zie di casa.….oltre che cuci­na­re ovviamente.…
Io sta­vo bene, la dimen­sio­ne di cam­pa­gna dopo un anno inte­ro pas­sa­to in cit­tà (Tori­no) era rige­ne­ran­te e rilassante …
Ben lun­gi dal com­bat­ti­men­to odierno.….

Lucia

Fan­ta­sti­co! La set­ti­ma­na scor­sa sono tor­na­ta nel pae­si­no del­la ber­ga­ma­sca in cui tra­scor­re­vo da pic­co­la gran par­te del­le vacan­ze esti­ve… E… è rima­sto tal qua­le: 180 ani­me lo popo­la­no… Gli stes­si i allo­ra… Cre­sciu­ti o invec­chia­ti! E sic­co­me, gra­zie al cie­lo, lì cono­sco­no anco­ra bene il signi­fi­ca­to del rap­por­to lavor/ dena­ro… Ho tro­va­to un pic­co­lo male arre­da­to ma puli­to appar­ta­men­to in affit­to… Silen­zio, leg­ge­rez­za, len­tez­za, pas­seg­gia­te, natu­ra e, for­se, anche i tem­po­ra­li sot­to le coper­te! Quan­do ci andrò? :o) mi sono fat­ta una pro­mes­sa: ripren­de­re le redi­ni del coman­do del mio tem­po! Gra­zie Franz!

silvana

vero vero ..ades­so è tut­to sen­za , sapo­re nè odo­re e l,aria è irre­spi­ra­bi­le… :cof­fee: 🙁

Donatilla

Con­di­vi­do.… :bye: :bye: