Vivere nel passato non aiuta a crescere

E’ una considerazione che, dopo aver visto Midnight in Paris, non può che sorgere spontanea. Il passato ha generato ciò che esiste ora, ovvio, ma è anche vero che ciò che è il nostro presente, oltre che di ciò che è stato, è soprattutto funzione di ciò verso cui ci muoviamo.
Intendo dire con questo che secondo me non è il passato a produrre il presente; semplicemente… lo precede. Intendiamoci: ciò che eravamo ieri fa parte di ciò che siamo oggi ma, grazie a Dio, ciò in cui ci trasformiamo ad ogni secondo che passa non è semplicemente la somma degli eventi passati, ma anche il risultato dell’interazione con ciò che incontriamo sul nostro cammino muovendoci verso il futuro.
Però quasi tutti, noi italiani in particolare, tendiamo a dimenticarcene. Ed ecco che nasce la tradizione (quella becera, nel senso di riproposizione meccanica e di pura affezione) e l’attaccamento a “ciò che siamo stati”. Motivo per cui, ad esempio, lo sviluppo di un’intera città può fermarsi (magari con danno notevole al commercio e all’edilizia) se nello scavare una fondamenta hai la sfiga di inciampare su un’anfora romana. Zac! Arrivano le “belle arti” e bloccano tutto.
E’ un’assurdità! Va bene la storia (che va conosciuta, appunto in quanto progenitrice di una parte del nostro presente), ma bloccare il futuro in nome del passato è una cosa stupida e dannosa.
Il passato è passato. Se cerchi di riproporlo nel presente, i casi sono due: o ci riesci, e allora rimani impantanato in qualcosa che non c’è più, oppure no, e allora rischi di vivere nell’immensa frustrazione per qualcosa che non puoi riproporre.
Continuare a rivangare “i tempi d’oro” è futile. Produce solo sofferenza e, per giunta, ti avelle completamente dal presente: non sei più quello che eri e non sei ancora ciò che sarai. Fattene una ragione e vai avanti!
D’altronde quello che ci fa vivere nel passato è un baco del nostro sistema operativo mentale, un baco di cui tutti soffriamo, chi più chi meno. Quindi è anche qualcosa di completamente connaturato nella natura umana, anche se per sbaglio. Il problema è però che, a non saperlo, finisci per cascarci dentro e a non riconoscere quando un ciclo finisce.
“Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine” è la frase dell’Oracolo a Neo in Matrix. Può sembrare una banalità, ma a tutti gli effetti è una legge bella e buona. Se te ne dimentichi, finisci col pretendere che tutto duri in eterno, mentre, almeno in questo campo materiale, fisico, c’è una legge che impone il cambiamento.
Quindi se vivi nel passato, significa che non riesci o non vuoi cavalcare il cambiamento il quale, però, che tu lo voglia o no, che tu lo capisca oppure no, avviene lo stesso.E mentre lui avviene e il mondo ti cambia intorno, tu finisci con lo scambiare il restare sempre uguali con l’essere stabile, e ti ritrovi “fuori tempo”.
Ma essere davvero fuori dal tempo dovrebbe significare averne la percezione dell’illusorietà, non essere perfettamente infognati in essa. Voglio dire: se realizzi la quarta dimensione, ti ritrovi fuori dal tempo nel senso che arrivi a contenerlo per intero, non parcheggiato fuori mentre ti scorre a fianco, perdendoti da qualche parte.
Se invece “stai nel tempo” ma resti esattamente al pari con esso, allora puoi riconoscere il ciclo di un evento, di un accadimento.
E nel momento in cui una parte della tua vita (o anche la totalità di essa, cosa che accade prima o poi a tutti) come si suol dire “ha fatto il suo tempo”, ecco che te ne liberi all’istante. Con questo non intendo dire che te ne dimentichi: semplicemente che sei in grado di voltare pagina.
Altrimenti succede che rimani al palo, legato a qualcosa che nel frattempo è finito (oppure cambiato in modo sostanziale) e che in quanto tale continuerà ad assorbire le tue energie che così non potranno più essere dedicate a vivere il presente e ad andare verso il cambiamento del futuro. Qualcosa che, quando accade, produce un’immediato attrito in noi e in chi ci circonda e ci ama, provocando danni di ogni tipo in tutti. Per giunta, se rimani nel passato troppo a lungo, poi riconoscere il presente diventa impossibile: ed ecco che ti ritroverai a cambiare in qualcosa che, nell’istante in cui nasce, è già fuori tempo, ancora passato, anche se tu pensi che sia adeguato ai tempi.
Il passato è passato. Farsene una ragione, per quanto non sempre facile, è essenziale.
Altrimenti va a finire che una vita già sognata diventa il sogno di un sogno; e allora buonanotte ai suonatori!