I Sussurri del Lama: la percezione della bellezza

Qua­si qua­ran­t’an­ni fa, accom­pa­gnai il mio ado­ra­to Mae­stro in un viag­gio mol­to lun­go, che lo por­tò a visi­ta­re alcu­ni mona­ste­ri mol­to lon­ta­ni dal nostro. La Sua figu­ra era mol­to ama­ta e con­si­de­ra­va un suo dove­re ine­vi­ta­bi­le quel­lo di visi­ta­re perio­di­ca­men­te quei luoghi.

Ricor­do anco­ra che, il gior­no in cui mi chie­se di accom­pa­gnar­lo in uno di quei viag­gi tre­men­da­men­te fati­co­si, il cuo­re qua­si mi scop­piò per la gio­ia. Può sem­bra­re una con­trad­di­zio­ne in ter­mi­ni, ma l’i­dea di poter gode­re del­la Sua pre­sen­za a così stret­to con­tat­to per un perio­do così lun­go era e sareb­be anco­ra oggi la mas­si­ma aspi­ra­zio­ne cui un gio­va­ne mona­co potreb­be aspi­ra­re (ma anche di uno più anzia­no se è per questo).

Duran­te una del­le tap­pe più lun­ghe, che durò qua­si due set­ti­ma­ne, ci tro­vam­mo ad affron­ta­re le insi­die del mal­tem­po, del­la neve e del­la piog­gia e una sera arri­vam­mo in un pic­co­lis­si­mo vil­lag­gio così spos­sa­ti che qua­si non ci reg­ge­va­mo più in piedi.

Quan­do venim­mo accol­ti in una del­le poche casu­po­le, per quan­to disa­dor­na e spo­glia fos­se, ci sem­brò una reg­gia tan­ta era la stan­chez­za e la pro­stra­zio­ne dei nostri corpi.

Fu una don­na ad acco­glier­ci, offren­do­ci un te’ cal­do come pri­ma cosa, per poi divi­de­re con noi il poco cibo di cui disponeva.

Dopo cena, anche alcu­ni altri, pochi abi­tan­ti del vil­lag­gio, si uni­ro­no a noi e ricor­do anco­ra il gran­de e sem­pli­ce calo­re con cui si sedet­te­ro attor­no. Come era sua con­sue­tu­di­ne, il Mae­stro si immer­se pre­sto nel­la medi­ta­zio­ne. Così feci anch’io e, con mio stu­po­re, anche gli abi­tan­ti del vil­lag­gio, pur non essen­do avvez­zi a quel­la pra­ti­ca, sem­pli­ce­men­te si uni­ro­no a noi nel silenzio.

Dopo qual­che tem­po, richia­ma­to da una sen­sa­zio­ne che anco­ra oggi non saprei defi­ni­re, aprii gli occhi, met­ten­do a fuo­co lo sguar­do diret­ta­men­te di fron­te a me.

Vi era una don­na. Non gio­va­ne ne vec­chia ma di una bel­lez­za che, anco­ra oggi, nel mio ricor­do, rima­ne viva­men­te impres­sa. Ricor­do anche per­fet­ta­men­te che, in quel momen­to, qual­co­sa mi attra­ver­sò. Non sep­pi cosa fos­se, ma guar­dan­do quel vol­to sen­tii sali­re come un dol­ce ven­to dal cuo­re, un ven­to che mi per­cor­se dap­pri­ma il pet­to, nel­la zona cen­tra­le, poi la gola ed infi­ne gli occhi, in cui sem­brò infi­lar­si come mos­so da volon­tà propria.

Fu un atti­mo, e mi ritro­vai con le lacri­me agli occhi. Un’e­mo­zio­ne stra­na, cal­da e impre­ci­sa­bi­le, pre­se pos­ses­so di tut­to il mio esse­re, por­tan­do­mi in una con­di­zio­ne di com­mo­zio­ne che solo poche altre vol­te, nel cor­so degli anni a veni­re, avrei provato.

Era come se un’an­ti­ca malin­co­nia aves­se pre­so posto den­tro di me, dol­ce­men­te. Non fu qual­co­sa di vio­len­to o anche solo di for­te. Ma, ugual­men­te, si rifiu­tò di andar­se­ne per parec­chi minu­ti. Rima­si immo­bi­le, fis­san­do quel vol­to stra­no, men­tre quel leg­ge­ro sen­ti­re si acca­sa­va al mio interno.

Poi le per­so­ne intor­no a noi si alza­ro­no silen­zio­sa­men­te, com­pre­sa la don­na e, sem­pre in silen­zio, usci­ro­no dal­la casa, lascian­do­ci soli. La don­na che ci ave­va accol­ti si era sdra­ia­ta sul suo paglie­ric­cio e pare­va pro­fon­da­men­te addormentata.

Il sen­ti­re di poco pri­ma ini­ziò a dile­guar­si len­ta­men­te, fino a sva­ni­re del tut­to poco dopo.

Allo­ra, indub­bia­men­te con­sa­pe­vo­le del­la mia muta doman­da, il mio Mae­stro aprì gli occhi, mi guar­dò e, con un filo di voce, per non sve­glia­re la padro­na di casa, disse:

“Non è ciò che hai visto, ad aver­ti col­pi­to, ma ciò che hai per­ce­pi­to. La bel­lez­za vera non si vede: si per­ce­pi­sce. A vol­te pas­sa dagli occhi, altre da altri sen­si. Ma sem­pre, chi si accor­ge dav­ve­ro di essa è il cuo­re. La vista si può ingan­na­re, ma il cuo­re ben dif­fi­cil­men­te può esse­re indot­to in erro­re. Sare­sti in gra­do di spie­ga­re ciò che hai col­to?

Ci pen­sai su un atti­mo, ma poi scos­si la testa: non vi era­no paro­le di mia cono­scen­za in gra­do di descri­ve­re ciò che ave­vo pro­va­to. Il Mae­stro annuì con un lie­ve sorriso:

“For­se, se pro­vas­si a cer­ca­re cos’­hai ricor­da­to, anzi che cos’­hai visto, ti riu­sci­reb­be più faci­le. Su… prova!”

Aven­do da tem­po smes­so di cer­ca­re di capi­re quel­lo cui quel San­t’Uo­mo mi met­te­va di fron­te, di tan­to in tan­to, non mi feci doman­de ma cer­cai di ricor­da­re, tor­nan­do con la memo­ria al momen­to in cui il mio sguar­do era rima­sto inca­te­na­to a quel volto.

Per un po’ non accad­de nul­la. Poi fu come se nel­la mia men­te qual­co­sa fos­se cadu­to, come una sor­ta di capo­gi­ro. E la sen­sa­zio­ne dol­ce di poco pri­ma ritor­nò impe­rio­sa ad inva­der­mi, que­sta vol­ta con una for­za che mi lasciò qua­si sen­za fia­to, con il cuo­re che bat­te­va furio­sa­men­te nel pet­to, men­tre scop­pia­vo in sin­ghioz­zi silenziosi.

Per­ce­pii più che vede­re, un’e­spres­sio­ne allo stes­so tem­po sor­pre­sa e sod­di­sfat­ta sul vol­to del Mae­stro e, pri­ma che tor­nas­se ad immer­ger­si nel silen­zio, lo sen­tii dire:

“La bel­lez­za vera, sem­pre fa que­st’ef­fet­to, quan­do la si guar­da con il cuore.”

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6 Commenti
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Fede

un vek­kio ada­gio: “la bel­lez­za sal­ve­rà il mondo”

Donatilla

…dol­ce e sor­pren­den­te… grazie

Wfal

Gra­zie Franz.…

Franz
Reply to  Wfal

Gra­zie a te. In effet­ti que­sta vol­ta ci ho mes­so un po’ a tra­dur­re… non era pro­prio faci­le da ren­de­re! :bye:

silvana

la bel­lez­za è la ..bel­lez­za !…c,è poco da fare.…

sandra

un tocoo leggero,forza e semplicità…adoro que­sti sus­sur­ri del lama! gra­zie franz un abbraccio