A ben pensarci… non sappiamo mai davvero nulla di chi ci sta di fronte
Pensiamo di saperlo. Magari lo sappiamo anche. Ma si tratta di un sapere. Sappiamo quello che dice. Sappiamo di cosa parla. Magari sappiamo che gusti ha.
Ma quand’è che conosciamo davvero cosa dimora nel mondo interiore di una persona che sta di fronte a noi? Mai o quasi!
Perchè la mente ci frega. E lo fa facendoci credere di conoscere una persona quando sappiamo molto di lei (anche tutto, per quanto difficile sia sapere tutto di qualcuno).
Ma sapere e conoscere, come detto in altri post, sono due cose completamente diverse quando si parla di cose della vita.
Sapere tutto di una persona può darci l’illusione di conoscerla, ma senza “sperimentarla” non conosceremo una beata favazza di quella persona.
Senza abbracciarla e lasciarci abbracciare, senza un consapevole desiderio di comprensione, di unione (la famosa “fusione”, parola di cui tanti praticanti di yoga amano riempirsi la bocca rimanendo però sempre dei perfetti egoisti), sarà impossibile avere il benchè minimo contatto con chicchessia.
Ci vuole il cuore per conoscere. E ci vuole tanto cuore per andare a toccare davvero il mondo interiore di una persona. Ci vuole tempo. Ci vuole passione. Ma soprattutto ci vuole il desiderio reciproco, perchè invadere il mondo interiore di chi ci sta di fronte senza la sua volontà, senza il suo assenso anche tacito, corrisponde ad una grandissima violenza, quand’anche sia possibile.
Ed è comunque cosa difficile da mettere in pratica perchè, nonostante tutto, la mente è molto forte e continua a farci scambiare il sapere per conoscenza, cosicchè noi ci dimentichiamo in continuazione di cercare un contatto più vero e profondo.
Ma se ci ricordiamo, tutte le volte che siamo di fronte a qualcuno che, nonostante quello che pensiamo, in realtà non lo conosciamo, allora si che, per prendere a prestito una famosa frase di Obi Wan Kenobi, avremo fatto il nostro primo passo in un mondo più vasto.
E lassù, qualcuno potrebbe anche sorridere!
Dunque perchè fermarsi davanti al primo impatto, all’impressione dei primi dieci secondi? Può essere veritiera, ma quando accade i casi sono due: o c’è un sentire inequivocabile o c’è semplicemente l’impatto dell’energia di qualcuno sul nostro vissuto.
Siamo davvero certi che quello che abbiamo percepito sia la manifestazione dell’altro? Non può essere che si tratti di una nostra emozione (che dunque con l’altro ha poco o nulla a che spartire), scattata automaticamente per uno sguardo o un gesto che in noi evocano qualcosa proveniente drittto dritto dal nostro passato, magari neppure così remoto?.
Approfondire… una parola che di questi tempi va sempre meno di moda, bombardati e guidati e spinti sempre più verso la superficie delle cose, sempre più verso la mera apparenza e sempre meno verso l’essenza.
Eppure quanto “approfondire” necessitiamo per poter scalfire anche solo di un millimetro la superficie di chi ci sta di fronte? Senza un’autentica fusione… forse tutta la vita.
Ma cio nonostante… siamo convinti di conoscere, ci permettiamo di giudicare, ci diamo licenza di sancire, quando in realtà non stiamo davvero vedendo chi ci è di fronte, ma solo un riflesso di quello che sono le nostre paure, i nostri dubbi, le nostre convinzioni e idiosinrasie.
Per toccare ci vuole ben altro che il giudizio: ci vuole amore. E manco quello basta, se non è guidato dalla Conoscenza!
Tuttavia possiamo intuire, cogliere, sentire qualcosa. Ci sono aspetti negli altri che riecheggiano in noi, che risuonano in qualche modo con qualcosa che anche noi conteniamo. Vale per il giusto come per l’ingiusto, per la luce come per la tenebra.
Di questi possiamo (e dobbiamo) tenere conto. Ma senza dimenticarci che si tratta, appunto, di aspetti. Aspetti: non essenza. Chi ci sta di fronte ha una personalità, esattamente come noi. Può esserne consapevole in una qualche misura, anche al 100%, esattamente come noi. Ma quello che possiamo intuire non è mai… lui!
Sono le sue azioni, idee, motivazioni, parole, pensieri… ma non sono lui. Con le prime dobbiamo misurarci, discutere, opporci. Non con lui.
E’ la fine del giudizio.E l’alba del domani.
osservare,osservare,e ancora osservare,ma bisognerebbe farlo con mente e cuore aperti,stoppando sul nascere quel cazzo di mente giudicante che scatta come una iena affamata verso la sua preda, così che può “gonfiarsi“come una mongolfiera,e sentirsi superiore. anche mettersi nei “panni“altrui è un umano modo per capire.penso che la sperimentazione della vita,vissuta intensamente e con coerenza,dia degli ottimi “strumenti di comprensione.però credo che l’elemento fondamentale sia la sempre e meravigliosa sensibilità,e quella amico mio o c’è,o non c’è! 8) :swim: